(The cabin in the woods di Drew Goddard, 2011)
C'era una volta l'horror con una valenza sociale, quello che rifletteva sulla condizione (dis)umana, sulle sue storture, ci spaventava con il gore, con personaggi terrificanti, anche con un onesto jump scare magari, ma soprattutto con l'acume delle sue metafore, con le riflessioni sulle pieghe peggiori della nostra società, con previsioni di un futuro incline al disastro (sociale). Ora c'è molto horror che riflette sull'horror, sui suoi schemi, sulle sue strutture, sulla sua storia e sul suo passato, in un'impeto che può sembrare esclusivamente autoriferito e autoreferenziale ma che in qualche caso, come questo, è capace di trasformarsi in un gioco, in un piacere ludico che non spaventa (ma qualche jump scare riuscito comunque permane), sicuramente non terrorizza, non regala grossi contenuti se non quelli metalinguistici del genere a cui appartiene ma si dimostra sfizioso e parecchio divertente, aggettivo che non è detto non possa essere associato con efficacia a un horror, un horror che non avrà le finalità di molti famosi predecessori che hanno fatto grande il genere e che (in parte) lo hanno regolamentato, schematizzato e poi sviluppato e ritorto ma che ha come scopo l'omaggio a sé stesso, il divertimento, la festa del riconoscimento di una cultura comune e la mission di offrire non troppo di più di un intrattenimento, magari non profondo, ma costruito con estrema intelligenza, non soltanto formale. Quella casa nel bosco di Drew Goddard rientra a pieno titolo in quest'ultima categoria.Un gruppo di giovani ragazzi sta programmando un weekend di divertimento: trasferimento in camper e soggiorno in una casa isolata nel bosco di proprietà del cugino di uno di loro. Del gruppo fanno parte l'atletico Curt (Chris Hemsworth) che ha tutte le intenzioni di passare qualche giorno amoreggiando con la sua bella ragazza, la bionda e molto disponibile Jules (Anna Hutchinson), un amica di Jules, la (quasi) virginale Dana (Kristen Connolly) e un amico di Curt, il serio e studioso, nonché belloccio, Holden (Jesse Williams). L'ultimo componente del gruppo è lo strambo Marty (Fran Kranz), un tipo simpatico, sempre strafatto ma con alcune convinzioni paranoiche che sfociano a tratti in una visione più lucida di quella dei suoi compagni di viaggio. Sulla strada per arrivare alla sperduta dimora il gruppo si ferma a fare rifornimento presso una pompa di benzina gestita da un individuo parecchio strano e inquietante, le stranezze si moltiplicheranno anche durante la sistemazione in casa fino alla scoperta di una cantina piena di oggetti particolari, alcuni dei quali richiamo diversi filoni classici dell'horror. La cosa più inquietante, della quale i nostri non sono a conoscenza, è che tutta questa situazione è sorvegliata da quelli che sembrano due tecnici di laboratorio, Gary (Richard Jenkins) e Steve (Bradley Whitford), che di tutto quel che sta accadendo sembrano saperne molto più di quei (poveri) ragazzi.
È un grande giocattolo Quella casa nel bosco e in quest'ottica va visto, Goddard dichiara le sue intenzioni fin da subito con l'introduzione dei due tecnici e del complesso che supervisiona l'intera avventura dei cinque ragazzi, una situazione che, a quel che dicono i due (e come potrà vedere lo spettatore), si ripropone con costanza in tutto il mondo, dalla Germania al Giappone e via discorrendo. È un film a tema su temi che già tutti conosciamo: il principale è la metanarrazione dello schema classico di tanto horror, dove nel gruppo le ragazze sessualmente vivaci muoiono per prime, è data per scontata la presenza di un bel fisicato, la vergine diventa la final girl che sopravvive (o quanto meno crepa per ultima) e via dicendo. A questo si unisce il gioco della citazione, nella scelta degli oggetti nella sequenza in cantina ad esempio oppure nel pre-finale collettivo che include una sacco di creature/personaggi, dove si possono distinguere chiari riferimenti a un mondo di horror del quale i fan si sono beati nel corso dei decenni. Il film è ben scritto e ben girato, qualche passaggio assesta anche qualche saltino sulla sedia che non guasta, certo se si cercano paura e tensione qui non se ne troveranno molte ma se si avesse voglia di giocare, di divertirsi un po' con l'horror, Quella casa nel bosco assolve bene il suo compito. In fondo un Chris Hemsworth in un horror davvero serio quanto sarebbe stato credibile?
Un film che rivedrei volentieri, un po' diverso dal solito e con un un finale a sorpresa. Di questo film ricordo il salto con la moto che mi aveva lasciata di sasso....
RispondiEliminaUn film cialtrone come "Dead end - quella strada nel bosco", 2003 di Fabrice Canepa e Jean-Baptiste Andrea, non smetterò mai di consigliarlo, nel suo viaggio surreale mi fece ridere di gusto.
Ottobre è un ottimo mese per rispolverare gli horror 😉
Allora mi segno Dead end che non ho ancora visto. Grazie! 😁
EliminaVisto in tv con tutti i limiti del caso (lo fanno con una certa frequenza su Italia2), l'idea mi piacque molto anche se la metafora era più raffinata in quell'altro film in cui si ricostruiva la storia dell'attore del Nosferatu di Murnau.
RispondiEliminaDa cinefilo avrei dovuto apprezzarlo di più, ma alla fine mi sembrò un po' troppo schematico e didascalico...
Va preso come un gioco secondo me, con questo spirito io mi ci sono divertito parecchio.
EliminaSì, sicuramente è così. Io ci ho visto degli intenti intellettuali che non aveva, non del tutto almeno.
EliminaNon è un film proprio intellettuale ma è costruito comunque con intelligenza a mio avviso, è un divertissement non troppo banale.
EliminaUn gradito divertissement che prende un po' in giro svariati cliché dei film horror - americani e giapponesi - con un bel ribaltamento di prospettiva a un certo punto.
RispondiEliminaSono d'accordo, un divertissement ben costruito.
EliminaPer me, divertentissimo e intelligente. Per fortuna ha guadagnato col tempo.
RispondiEliminaAnche secondo me costruito bene, con intelligenza e molto divertente.
Elimina