(La fameuse invasion des ours en Sicile di Lorenzo Mattotti, 2019)
Una bellissima trasposizione della fiaba omonima di Dino Buzzati a opera di uno dei più importanti fumettisti e illustratori italiani: Lorenzo Mattotti. In realtà La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Buzzati è catalogato come romanzo, un romanzo che della fiaba per ogni età ha tutto il sapore, lo stesso che emana da ogni singolo fotogramma dell'opera di Mattotti che per lo scritto del suo collega (Buzzati era anche pittore) nutre profondo rispetto e con il quale costruisce una continuità filologica che ne testimonia il chiaro apprezzamento e il fortissimo debito artistico, un legame forte che per Mattotti non è mai una costrizione ma piuttosto un'occasione per esaltarne il lavoro in una continuità tra testo/illustrazioni di Buzzati e animazione finale portata avanti con grande coerenza. Dispiace constatare come un'opera di assoluto valore come questa sia stata in sala un mezzo disastro, anzi, si può dire un disastro completo visto che la casa di produzione francese Prima Linea, a causa di questo flop commerciale, chiuse addirittura i battenti. Si era a un passo dall'esplosione della paura da contagio, vuoi anche che ormai l'animazione di stampo più tradizionale muove meno appeal in gran parte del pubblico, mettiamoci anche il fatto che da anni per le famiglie spendere è diventato sempre più complicato, alla fine della fiera le cose per Mattotti e soci, solo dal punto di vista degli incassi, ed è un solo purtroppo grande quanto una casa, sono andate piuttosto male.Causa il cattivo tempo il cantastorie Gideone e la piccola Almerina trovano riparo in una grotta buia; la ragazzina teme che qualche orso lì sia padrone di casa, Gideone la rassicura dicendole che di orsi in Sicilia non ce ne sono più. L'orso ovviamente c'è e immantinente si palesa: è un'orso enorme e anziano quello che i due intrusi cercano di rabbonire principiando a raccontare una storia, quella della famosa invasione degli orsi in Sicilia. Molto tempo prima Leonzio era re degli orsi; in una giornata di piacevole relax il re perde un attimo di vista il suo unico cucciolo, Tonio, senza più riuscire a ritrovarlo. La sparizione di Tonio fa cadere Leonzio in un'immutabile immobilismo che nemmeno l'arrivo dell'inverno riesce a scuotere. Solo quando alcuni orsi suoi sudditi, provati ormai dalla fame, fanno notare al re che Tonio potrebbe trovarsi tra gli umani, che notoriamente molto amano gli orsetti, Leonzio si scuote e porta la sua tribù verso gli insediamenti umani all'epoca governati dal belligerante Granduca. Le buone intenzioni degli orsi vengono travisate e grazie all'invasato condottiero, fiancheggiato dal mago De Ambrosiis destinato a cambiare schieramento, inizia tra uomini e animali una battaglia campale di vaste proporzioni. Solo col tempo gli orsi riusciranno ad arrivare in città e a sostenere un rapporto pacifico con gli umani, ma questi due mondi sono destinati a non essere troppo compatibili.
Prima esperienza da regista per Mattotti che come illustratore al cinema aveva già dato i suoi contributi; progetto lungo da portare a termine e baciato da poca fortuna, La famosa invasione degli orsi in Sicilia rimane in ogni caso un gioiello dell'animazione degli ultimi anni. Le geometrie morbide del disegnatore bresciano confermano lo stile proprio dell'autore, riscontrabile già in diverse sue opere su carta, ma riescono in modo naturale ad abbracciare anche il lavoro fatto da Buzzati all'epoca della pubblicazione del libro. Effettuando una ricerca in rete e paragonando alcuni dei disegni dello scrittore con le sequenze animate costruite da Mattotti e dal suo staff si può vedere come la "matita" di Mattotti rimanga fedele a quella di Buzzati senza mai tradire l'arte di nessuno dei due maestri, ne viene fuori un connubio di rara eleganza e dolcezza per un film d'animazione molto adatto agli spettatori più giovani ma che riesce a incantare con la sua bellezza e la sua apparente semplicità anche gli adulti. Per la versione italiana del film (quella originale è francese) si è fatta un'ottima scelta sul versante doppiaggio, tre dei protagonisti principali reggono sulle corde vocali di Toni Servillo (Leonzio), Antonio Albanese (Gedeone) e addirittura su quelle del grande Andrea Camilleri (il vecchio orso), l'immagine più viva della Sicilia. Molto interessante la struttura dove nel finale è proprio lo spettatore, il vecchio orso, a riaprire e rinarrare la vicenda di Leonzio e Tonio, in un'inversione con Gedeone e Almerina tra pubblico e cantastorie. Poco da dire, gemma dell'animazione di questi anni, peccato per gli scarsi riscontri in termini economici.
Non sapevo fosse stato un flop così grande, mi spiace. Spero che Mattotti ne faccia altri, di film così (con più visibilità, ovviamente), perché è un vero e proprio gioiellino. Io l'ho visto in tv, mi sembra grazie a un festival che metteva gratisi online alcuni film, ai tempi duri della pandemia mi pare.
RispondiEliminaUn vero gioiello, ora è disponibile su Raiplay se vuoi rivederlo 😉
EliminaVisto (o meglio intravisto) in televisione qualche tempo fa, rimasi un po' stupito del fatto che a conti fatti è un prodotto destinato all'infanzia, con le parti drammatiche (vedi morte apparente del protagonista) opportunamente smussate. Però le immagini erano molto belle e lo stile di Mattotti ha reso benissimo anche animato.
RispondiEliminaCome Alligatore non sapevo che fosse stato un flop di tale portata, le recensioni che avevo letto erano spesso entusiastiche. A dimostrazione del fatto che le recensioni valgono quello che valgono.
Si, anche le recensioni che ho letto io erano tutte positive (giustamente a mio avviso), le recensioni però non bastano a cambiare gli esiti di un'uscita, questa ne è la dimostrazione, ormai i film vivono più sulle piattaforme che non in sala, andrebbe trovato un modo per far raccogliere qualcosa alle produzioni anche da lì.
EliminaChe poi, forse a causa della lunga lavorazione, pensavo fosse uscito chissà quanti anni fa, invece è solo del 2019.
EliminaSi, si, è abbastanza recente.
EliminaPiaciuto tanto, peccato sia passato sottotraccia, meritava di più.
RispondiEliminaSi Pietro, avrebbe meritato maggior risalto questo lavoro.
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