giovedì 29 dicembre 2022

FIRMA AWARDS 2022 - FILM

Giungiamo infine alla sezione più corposa dei Firma Awards 2022 con la categoria FILM nella quale trovano posto tutti quei film usciti negli ultimi vent'anni e visionati da queste parti durante i dodici mesi appena trascorsi. Devo ammettere per quest'anno di aver preparato il post con un po' d'anticipo rispetto a quanto fatto l'anno scorso, nel 2011 infatti il post per questa categoria era stato studiato man mano che lo stesso veniva costruito, in tempo reale, creandomi così dei mal di testa non da poco. Quest'anno i mal di testa me li son fatti venire prima, ora devo "solo" costruire fisicamente il post, scrivere trenta piccole presentazioni e inserire le immagini (già trovate in precedenza per fortuna). La difficoltà maggiore è stata quella di dare un ordine credibile ai trenta titoli selezionati, la scaletta non è una compilazione blindata, nulla di strano che a qualcuno di voi possa piacere più, che so, la posizione ventiquattro che non la diciassette (buttate lì a caso a titolo di esempio, al momento non ho sotto mano i film che inserirò alle suddette posizioni), in più mi sono costretto a redigere la classifica di cuore (e di pancia), senza curarmi troppo dei voti affibbiati ai vari film nelle recensioni scritte per Loudd, basandomi invece sulle impressioni rimaste, ora che le varie opere sono state assimilate, digerite e valutate più a freddo. Dentro c'è finito un po' di tutto: generi diversi, gusti personali mediati con una certa ricerca di obiettività (quasi impossibile da trovare, non siamo nei confini di una scienza esatta per fortuna), un poco di partigianeria e tanta passione. Spero che la compilazione possa far piacere a qualcuno e offrire magari qualche buono spunto di visione. Via che si va...


Trentesimo classificato:
Voglio mangiare il tuo pancreas di Shinichiro Ushijima (2018)
Struttura parecchio sfruttata nelle narrazioni rivolte agli adolescenti, due giovani alle prese con una nuova (e forzata) amicizia, rapporto in evoluzione nel quale subentra la malattia; pur se non sviluppato a dovere in tutti i suoi aspetti, senza abusare di soluzioni scontate Voglio mangiare il tuo pancreas raggiunge il cuore, tocca le corde giuste e affronta il dolore con una costruzione per lo più vivace e mai deprimente. Consigliato.



Ventinovesimo classificato:
The myth of american sleepover di David Robert Mitchell (2010)
Il mito del pigiama party americano: David Robert Mitchell tratteggia un momento di passaggio di un nutrito gruppo di adolescenti che si avviano verso l'età (non ancora) adulta dandone una visione delicata, lontana dagli eccessi di molti film a tema, che ben tratteggia insicurezze, aspettative, timori. Scenario noto visto con un'ottica poco abusata.



Ventottesimo classificato:
Don't look up di Adam McKay (2021)
L'idiozia umana di fronte alla catastrofe, McKay mette tanta carne al fuoco (forse troppa) e non risparmia nessuno e noi, in attesa del disastro, sempre in balia di potenti, guru della finanza e politicanti che in mente hanno sempre e solo soldi e opinione pubblica. Si ride di quanto siamo imbecilli e autolesionisti.



Ventisettesimo classificato:
Funny games di Michael Haneke (2007)
Pur non riuscendo ad amarlo, non posso negare che le opere di Haneke abbiano un valore intellettuale da sfruttare a posteriori, a visione ultimata. Funny games ci fa riflettere sulla violenza, sul suo ruolo nella società dell'intrattenimento e sul nostro ruolo di fronte a essa. Film di testa, da valutare a freddo.



Ventiseiesimo classificato:
First cow di Kelly Reichardt (2019)
Oregon, agli albori di quella che sarebbe stata l'epoca (e l'epica) del western, in una zona dove ancora non ci sono i mandriani perché le vacche sono ancora lì da venire. Uno sguardo femminile su ciò che l'America avrebbe potuto essere se non si fosse abbeverata fin da subito nella violenza, in nuce il marciume del sistema del capitale.



Venticinquesimo classificato:
Ghostbusters: Legacy di Jason Reitman (2021)
Un blockbuster che si rivela presto come una vera e profonda questione d'amore, di un regista per il lavoro del padre, di un uomo per la scomparsa di un amico di famiglia, il ricordo di Harold Ramis pervade l'intero film, la questione dell'eredità (legacy appunto) è presente dietro e davanti lo schermo. I giovani ragazzi e il film funzionano molto bene. If there's something strange in your neighborhood, who you gonna call?



Ventiquattresimo classificato:
Aloners di Hong Sun-eun (2021)
Seguendo le giornate della protagonista Jina la regista Hong Sun-eun ci racconta il fenomeno degli honjok molto diffuso in Corea del Sud, giovani con una tendenza sempre più accentuata alla solitudine, propensi ad approcciare anche attività solitamente svolte in compagnia in totale assenza di contatti umani. Assenza di emozioni e anaffettività con aperture grottesche.



Ventitreesimo classificato:
La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Lorenzo Mattotti (2019)
Da Dino Buzzati una trasposizione di una bella fiaba da parte di Mattotti, uno dei più importanti fumettisti nostrani, l'arte di Buzzati e lo stile di Mattotti trovano un incontro molto felice che si compie in questa "famosa invasione" colorata e visionaria.



Ventiduesimo classificato:
L'arte della felicità di Alessandro Rak (2013)
Ancora animazione italiana, non una fiaba questa volta ma un viaggio nel dolore di una lontananza, da un fratello e dall'arte, una lontananza che ha costretto Sergio in un autoesilio all'interno di un taxi sporco in movimento costante in una Napoli apocalittica. Rivelazione.



Ventunesimo classificato:
L'onda di Dennis Gansel (2008)
Film non perfetto, alcune scelte un po' facili, eppure L'onda è uno di quei film che andrebbe fatto vedere in tutte le scuole per riflettere sui sistemi totalitari e sulla loro capacità di influenzare le masse. Film doveroso, necessario pur con tutte le sue imperfezioni.



Ventesimo classificato:
Shiva baby di Emma Seligman (2020)
Commedia imbevuta di cultura ebraica, molto divertente e che affronta l'argomento delle sugar babies, giovani ragazze che concedono favori sessuali a uomini adulti in cambio di contributi economici; quando la ragazza in questione e il suo sugar daddy si incontrano a uno shiva, una cerimonia funebre ebraica, con tanto di famiglie al seguito, i momenti imbarazzanti sono inevitabili.



Diciannovesimo classificato:
Malcolm & Marie di Sam Levinson (2021)
Elegantissimo kammerspiel al massacro tra un lui e una lei che si amano ma che comunque si vomitano addosso di tutto esplorando le pieghe di un rapporto che nella claustrofobia degli interni (magnifici) elabora le sue verità. Fotografia splendida.



Diciottesimo classificato:
Apollo 10 e mezzo di Richard Linklater (2022)
Viaggio sul viale dei ricordi per Richard Linklater, un viaggio che non è nello spazio ma è nel tempo, nella nostalgia per la sua infanzia, per quell'America carica di promesse che guardava alla Luna ma che avrebbe trovato il Vietnam. Un giro nella memoria che è del suo autore ma che facilmente diventa di tutti.



Diciassettesimo classificato:
The assassin di Hou Hsiao-hsien (2015)
Opera di una bellezza formale accecante, ogni immagine, ogni sequenza, ogni movimento è un piccolo gioiello d'arte cinematografica, una protagonista splendida (Shu Qi) per "un'epica del dolore narrata con classe innata" (cit. Jean Jacques di Recensioni Ribelli).



Sedicesimo classificato:
Argo di Ben Affleck (2012)
Affleck si conferma meglio come regista che come attore, cinema che guarda al classico e che ricostruisce un episodio storico un po' dimenticato con un occhio alla ricostruzione e uno allo spettacolo, ottima forma, struttura solida, uno stile da preservare.



Quindicesimo classificato:
Frank di Lenny Abrahamson (2014)
La malattia mentale affrontata con tenerezza e delicatezza in puro stile Abrahamson, una commedia musicale con protagonista un musicista che non esce mai dalla sua maschera gigantesca in cartone, è Frank, uno dei personaggi da ricordare nel cinema di questi anni.



Quattordicesimo classificato:
Il sale della terra di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado (2014)
La vita e l'opera del fotografo Sebastiao Salgado vista con gli occhi di Wim Wenders, un connubio perfetto tra cinema e fotografia, immagini che si fondono l'una nell'altra per un racconto che si fa arte esso stesso, un viaggio tra sociale e privato lungo una vita.



Tredicesimo classificato:
24 city di Jia Zhangke (2008)
Anche nella forma del documentario ibrido, tra testimonianze reali e altre scritte e recitate, Jia Zahngke continua a narrare i cambiamenti della sua Cina in un periodo di transizione tra tradizione e progresso, nella fattispecie tra la chiusura della fabbrica 420 e la nascita di città 24.



Dodicesimo classificato:
In Jackson Heights di Frederick Wiseman (2015)
A rendere imperdibili i documentari di Wiseman è proprio la sua mano invisibile, la scelta di intervenire il meno possibile mentre i protagonisti, gli abitanti del quartiere newyorkese di Jackson Heights in questo caso, si raccontano e raccontano la materia. J.H. è una delle comunità più multiculturali al mondo e per circa tre ore anche noi diventiamo abitanti del quartiere.



Undicesimo classificato
Estate '85 di Francois Ozon (2020)
Si segnala lo splendido Estate '85 ma in realtà nemmeno Una nuova amica meriterebbe di rimanere fuori da questa classifica. In questi due film Ozon lavora sulle identità dei protagonisti, sui sentimenti e sulle passioni. È un cinema elegante quello del regista francese, una meravigliosa sorpresa.



Decimo classificato:
Selfie di Agostino Ferrente (2019)
Mosso da un tragico fatto di cronaca Ferrente decide di raccontare il Rione Traiano di Napoli, uno dei quartieri difficili della città partenopea, per farlo si affida ad Alessandro e Pietro, due amici, due ragazzi puliti che raccontano le speranze e i momenti di gioia di una giovinezza comunque difficile; con il cellulare di Ferrente sono loro a girare e costruire il film al quale il regista ha dato forma compiuta in sede di montaggio. Per una Napoli un poco diversa.



Nono classificato:
This is England di Shane Meadows (2006)
Shane Meadows ci trasporta nell'Inghilterra dei "favolosi" anni 80, ci mostra il contesto della sua giovinezza, quella del proletariato inglese, sempre più messo da parte ai tempi della Tatcher e della guerra nelle Falklands, la cultura skinhead, fenomeno di costume che quando incontra la politica... bellissimo spaccato di un'epoca e ottima ricostruzione d'ambiente.



Ottavo classificato:
Pleasure di Ninja Thyberg (2021)
Lo sguardo femminile della Thyberg sull'industria del porno mette in evidenza sopraffazioni, dinamiche malate e sfruttamento di genere che possono facilmente essere traslate in altri ambienti di lavoro, nel mondo del porno tutto è portato all'estremo; film parecchio duro se rapportato a quanto siamo abituati a vedere nel cinema mainstream, un'opera che in alcuni passaggi potrebbe infastidire gli animi più sensibili.



Settimo classificato:
Il profeta di Jacques Audiard (2009)
Audiard è un grande regista, capace di cambiare genere e direzione a ogni film mantenendo una qualità costante molto alta, Il profeta è forse il suo film simbolo, un dramma carcerario, un lento processo di formazione, non alla vita ma al crimine e alla sopravvivenza.



Sesto classificato:
The tender bar di George Clooney (2021)
Nel complesso un film meno significativo di altri segnalati nelle posizioni precedenti, The tender bar è però uno di quei film capaci di riappacificare lo spettatore con tutto, un feel good movie realizzato con la solita attenzione da parte di Clooney, ogni cosa è al posto giusto e tutto è pervaso da una sincerità e da un amore per i personaggi davvero preziosi.



Quinto classificato:
Ariaferma di Leonardo Di Costanzo (2021)
In una situazione di sospensione (temporale, spaziale) due gruppi di uomini posti ai due lati della barricata del sistema carcerario sono costretti al confronto. Alla fine un uomo è un uomo, che sia da questo o da quell'altro lato della grata di ferro. Cast strepitoso per un film che scava ben oltre la fine della visione.



Quarto classificato:
Freaks out di Gabriele Mainetti (2021)
Mainetti ce lo dobbiamo tenere stretto, registi capaci di andare fuori dai sentieri (noiosissimi) della già codificata commedia nostrana sono un piccolo patrimonio. Con Freaks out si conferma la visione ad ampio raggio di Mainetti che, senza perdere una fortissima connotazione che ci appartiene, riesce a guardare al cinema in maniera ambiziosa e senza confini. Che belli i nostri super, così vivi e veri.



Terzo classificato:
Drive my car di Ryusuke Hamaguchi (2021)
L'elaborazione di un lutto attraverso piccoli gesti, movimenti minimi, contatti con l'altro, condivisioni del dolore e attraverso l'appropriazioni di tempi e ritmi che solo gli orientali sembrano padroneggiare con tale maestria. A volte la cura è un semplice silenzio condiviso.



Secondo classificato:
È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino:
Altro lutto, altro dolore. Il film di Sorrentino e quello di Hamaguchi erano entrambi in lizza per l'Oscar come miglior film straniero (vinto dal giapponese), entrambi guardano all'arte ma con protagonisti che vanno in direzioni diverse. Film (ovviamente) sentito, Sorrentino abbandona un poco i suoi virtuosismi di stile e ci trascina in un vortice emozionale nel quale si ride e si piange, un ritorno a casa per la via del cuore. Film magnifico.



Primo classificato:
What do we see when we look at the sky? di Alexandre Koberidze (2021)
È una sensibilità tutta nuova quella che Koberidze ci propone nel fare e nel guardare il cinema. Un racconto surreale e delicato dove l'importanza dello sguardo, del riconoscimento, è fondamentale, una narrazione che riesce in qualche modo a far diventare i luoghi protagonisti, l'intera città di Kutaisi in Georgia, luogo mai sentito nominare prima, ti entra dentro e dopo un poco sembra di stare a casa. Una piccola rivoluzione, un piccolo capolavoro, da guardare a maggior ragione ora che l'Argentina ha vinto il Mondiale.



E così anche per quest'anno è tutto, qui trovate i film più vecchiotti, qui libri e serie tv.

13 commenti:

  1. Il film di Sorrentino è piaicuto un sacco anche a me. Quando a L'onda, l'ho recuperato in dvd, e non mi è parso un granché. Concordo con te, ha molti difetti, e anche dal punto di vista filosofico abbastanza carente e banale, ormai superato da questi balordi anni pandemici, dove sono cadute molte maschere ideologiche...

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    1. L'onda ha difetti evidenti, eppure secondo me è ancora un film da fare vedere ai ragazzi per riflettere sui sistemi totalitari (o semplicemente su scelte anti democratiche) ma soprattutto sulla manipolazione delle masse, piaga oggi all'ordine del giorno.

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  2. Mi piace sempre la tua classifica, perché posso dire di aver visto più della metà dei film, cosa che non succede con altri ;)

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    1. Si, pescando molta roba vecchia qui può succedere più facilmente che altrove :)

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  3. La mia menzione speciale va a un film che volutamente non ho messo in lista, non ha una posizione adeguata
    - IL MALE NON ESISTE di Mohammad Rasoulof. Il film parla della pena di morte in Iran. Il regista attualmente è in carcere.

    Come avrai notato il film che ti consigliai di Fuori Orario è finito immediatamente nella mia lista. Tirai mattina quella notte e vidi anche 'NOSTALGHIA' di Tarkovskij. Se non avessi chiuso la mia precedente lista 'vintage', questo sarebbe finito al n.1. Film che mi ha ipnotizzato.

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    1. Di Tarkovskij ho visto Stalker che finì al primo posto della mia classifica sui film più vecchiotti, un vero viaggio in un altro mondo.

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  4. Ciao Lory, intanto buon anno, incrociamo le dita e speriamo sia davvero buono per tutti.
    Tralasciando ciò di cui abbiamo già parlato, per tutto ciò che è su piattaforma posso dirti che ora Mubi (dove ho visto molti film d'autore) ha l'offerta un euro per tre mesi, però forse tu mi dicevi che non hai proprio modo di utilizzarle, giusto? Comunque se ti interessa e se ne hai i mezzi tecnici questa offerta è da cogliere al volo (First cow è lì ad esempio e anche il n° 1 della mia classifica). Quello di Linklater merita il recupero ma essendo una produzione Netflix temo sia visibile solo lì. Argo è stato molto spinto in effetti, a me è piaciuto molto perché mi ricorda il cinema classico americano, quello dei 70 che era un periodo molto interessante e al quale ci sono pochi autori che guardano, il tocco "classico" se ben gestito secondo me ha pochi eguali, penso ai film di Clint, ad alcune cose di Clooney (The tender bar ad esempio), anche a qualcosa di Howard o di James Gray, insomma è uno stile che a me piace molto. Frank a me è piaciuto parecchio, devo recuperare altro di Abrahamson, secondo me ne vale la pena. Il sale della Terra è anch'esso su Mubi mi sa. Il film di Clooney ha un posto così alto perché è uno di quelli che riesce a farti sentire appagato e in pace con te stesso a fine visione, magari meno significativo di altri ma qualche bella emozione ogni tanto ci sta proprio bene. Sorrentino stesso discorso di Linklater, è una produzione Netflix. Il primo per me ha un modo totalmente nuovo di vedere il cinema, molto, molto bello, me ne sono proprio innamorato, anche lui su Mubi.

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  5. Della tua devo ammettere che mi manca ancora quasi tutto, molti sono in lista, alcuni li ho visti e mi sono piaciuti tantissimo, Nomadland era sesto nella classifica dello scorso anno, Io, Daniel Blake era quarto l'anno prima, La notte dei girasoli avrebbe potuto benissimo stare in classifica quest'anno ma ho lasciato fuori tanta roba meritevole, è un film molto bello, quasi tutti quelli che hai messo sono da recuperare (ma come si può fare?).

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  6. Si, ricordavi bene, attualmente nessuna possibilità per le piattaforme, i tuoi titoli sono assolutamente interessanti, al momento per me fuori portata. Come vedi però il cinema non mi manca e ti dirò, ho avuto più soddisfazioni dal cinema del passato che dalla sala. Col tempo ci penserò....
    Infatti un recupero, ti capisco, diventa difficile anche per te che hai le piattaforme, ma ovviamente il tempo è quello che è. Ho giusto messo 10 film in meno perché già 20 li consideravo sufficienti sapendo che hai già una tua lista. Chiunque passi a leggere può spulciare tra le nostre, restano nel tempo.
    Io poi le liste, classifiche, le amo, non per dare un voto che diventa davvero impossibile a volte, ma per conoscere altri titoli, a volte un titolo ti si presenta anche in tv.
    Nostalghia è stata una sorpresa, nonostante avessi programmato di restare alzata per il Naso....mi sono successivamente ascoltata l'intervista al regista che mi ha colpito molto, poi è partito il film di Tarkovskij ed è stato un viaggio, stupendo!
    Evviva il cinema, ciao!

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  7. Si, anche io trovo cose più interessanti su piattaforma o nei vecchi recuperi rispetto a ciò che vedo in sala, anche perché al cinema essendo in tre non andiamo così spesso e quando andiamo prediligiamo cose che possano andar bene a tutti, ora andremo a vedere Avatar 2 che a me non interessa molto se non per la parte tecnica. Le liste sono una buona occasione per ampliare le proprie conoscenze, poi riuscire a vedere quello che nelle liste ci finisce è tutto un altro discorso.

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  8. E anche qua è sparito il mio lungo commento....

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  9. È sparito il mio primo commento, tutta la la mia classifica 🙄
    Credo solo quello, beh....mi spiace davvero.

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