domenica 16 gennaio 2022

DON'T LOOK UP

(di Adam McKay, 2021)

Università del Michigan, dipartimento di astrofisica. La dottoranda Kate Dibiaski (Jennifer Lawrence) scopre durante le sue osservazioni una nuova cometa; dopo l'iniziale entusiasmo, sottoposta la scoperta al professor Randall Mindy (Leonardo Di Caprio), i due scienziati calcolano la rotta della cometa, una, due, tre volte, la Dibiaski la calcolerà per tutta la notte e niente... la cometa, del diametro approssimativo di una decina di km, impatterà contro la Terra nel giro di sei mesi, la futura catastrofe è di livello estinzione. Contattato il dottor Clayton Oglethorpe (Rob Morgan), referente alla NASA per minacce di questo genere, i due scienziati vengono accompagnati alla Casa Bianca per informare il Presidente Orlean (Maryl Streep) e il suo capo di gabinetto, suo figlio Jason (Jonah Hill), della minaccia incombente, spiegare la gravità della situazione e studiare un protocollo di contromisure da adottare. Peccato che i due siano un perfetto paio di imbecilli autoriferiti e che non riescano a guardare più in là del consenso dell'elettorato, viste anche le elezioni in arrivo il Presidente degli Stati Uniti decide che è meglio temporeggiare per non turbare l'opinione pubblica, Jason Orlean addirittura dileggia i due scienziati ai quali verrà intimato l'assoluto riserbo sulla faccenda. Inviperiti e sconcertati per non essere stati presi sul serio e soprattutto preoccupati dal fatto che la coppia di idioti al potere non si preoccupi minimamente della prossima estinzione del genere umano, Mindy e Dibiaski decidono di disobbedire e dare pubblica evidenza della minaccia attraverso i media, lo faranno ospiti del programma di grande popolarità condotto dall'avvenente Brie Evantee (Cate Blanchett) e da Jack Bremmer (Tyler Perry). Infilati in programmazione dopo il dramma della separazione della pop star Riley Bina (Ariana Grande) dal fidanzato DJ Chello (Scott Mescudi), i due scienziati sganciano la bomba che in mano ai due conduttori si sgonfia e diventa poco più di una barzelletta, Kate si lascia così andare a una crisi isterica in diretta che da subito diventa un meme virale sul web, Randall suo malgrado acquista lo status di scienziato sexy. Tra il disinteresse generale e l'idiozia dilagante intanto la cometa continua minacciosa il suo avvicinamento, ma ecco spuntare la multinazionale della tecnologia smart pronta a salvare la situazione e, ovviamente, a trarre profitto dall'evento.

Concentrato delle idiozie umane dalle quali non si salva proprio nessuno, dalla politica all'informazione (infotainment ormai...), dall'industria al pubblico dei social, ce n'è per tutti, anche per quelli che dovrebbero essere i protagonisti in positivo dell'intera vicenda e che non si rivelano esenti da difetti e slanci di vanità. Adam McKay non approfondisce troppo nessuno di questi temi, lancia bombe su tutti, nessuno escluso, andando a creare una sequela di situazioni tanto dementi quanto purtroppo riconducibili alla realtà, lo fa accumulando una serie di episodi molto, molto spesso divertenti, che arrivano dritti allo spettatore ma che nel cumulo creano anche un effetto stordimento, proprio come accade con il cumulo di stronzate alle quali siamo sottoposti tutti i giorni, il film sembra a causa di ciò perdere un po' di fuoco ed equilibrio, resta da vedere se l'intenzione di McKay non fosse proprio quella (oggi come oggi è sempre più necessario dubitare di tutto) al fine di rendere tutto più credibile nonostante la sua apparente incredibilità. Pur rimanendo leggero il film mio avviso centra bene il punto, la politica è diventata solo facciata, comunicazione vuota con obiettivi rivolti solo a sé stessa, in questo è aiutata da un'informazione becera, senza contenuto alcuno, fatta da bei volti (quello della Blanchett, inchino) e superficialità, chi cerca di far capire la realtà dei fatti diventa un meme sul web, viene deriso come fosse un povero cretino nonostante le sue competenze, ben presente l'asservimento della politica al capitale, alle multinazionali del profitto capeggiate da idioti sapienti che noi, nella realtà e non solo nel film, veneriamo come grandi uomini invece come la vera piaga che novantanove su cento delle volte si rivelano essere. Don't look up, slogan della classe politica che ha a cuore il fatto che ci si continui a guardare l'ombelico, è parecchio divertente, ci fa ridere dove da ridere non ci sarebbe proprio un bel niente, ridiamo mentre aspettiamo la cometa a braccia aperte, metafora più dell'indifferenza dei grandi poteri ai disastri annunciati e dovuti al cambiamento climatico che non come detto da molti alla situazione Covid di cui comunque, riguardo ai media, i paralleli sono vivissimi. Ridiamo grazie anche a un gran bel cast, Jonah Hill vince la palma d'oro del più imbecille e lo fa con grande stile, McKay schiera oltre ai nomi già citati sopra anche Mark Rylance, l'ormai onnipresente Timothée Chalamet (che a onor del vero a me piace parecchio), il roccioso Ron Perlman, Melanie Lynskey (la Rose di Due uomini e mezzo), Michael Chiklis (The Shield) e Himesh Patel (Yesterday). Applausi per la Streep che con coraggio mostra in tutto il suo splendore un lato b che, in maniera coerente con l'età, di splendido ha ormai davvero poco, in barba alla continua ricerca della perfezione estetica ostentata da altre star di caratura anche inferiore.

Non è perfetto Don't look up, non è un grande film ma potremmo vederlo proprio come un ottimo monito, perché nel caso che la cometa dovesse arrivare, noi purtroppo non siamo così dissimili da quelli là, occhi aperti quindi...

4 commenti:

  1. Non dico che mi ha deluso ma mi aspettavo qualcosa di meglio. C'è troppa carne al fuoco e mi è venuto il sospetto che in origine fosse più lungo (Michael Chiklis non si vede quasi, eppure ha un ruolo abbastanza ben evidenziato nei titoli di testa e di coda). Non sono piaciuti nemmeno a me [copio/incollo da un commento su un altro blog, NdA] gli stacchi repentini appena qualcuno ha finito di dire una battuta, presenti soprattutto nella prima parte. E tante cose succedono di colpo e/o troppo in fretta, senza alcun approfondimento.
    Una grandissima Meryl Streep, comunque.

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  2. È vero, c'è tanta carne al fuoco, è lo stesso difetto che riconosco anche io al film, troppo cumulo, resta da vedere se la cosa è voluta, anche se io in fondo credo di no, probabilmente a McKay sono saltati un po' alcuni equilibri, nel complesso il mio giudizio però è positivo.

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    1. Ma sì, poi anche l'introduzione del personaggio dell'attore che ha fatto Dune mi è sembrata estemporanea, una cosa quasi buttata lì tanto per.
      Torno or ora dalla visione di America Latina: ecco, non c'entra niente ma questo mi ha convinto assai di più!

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    2. Vabbè, ma ormai Chalamet ha un contratto per comparire in ogni film che viene prodotto in America, erano obbligati a mettercelo :) :) I D'Innocenzo sono molto interessanti, America Latina cercherò di vederlo.

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