martedì 4 gennaio 2022

E JONES CREÒ IL MONDO

(The world Jones made di Philip K. Dick, 1956)

E Jones creò il mondo è uno dei primissimi romanzi di Philip K. Dick, pubblicato nel 1956 il libro dà l'impressione di essere meno centrato del predecessore Lotteria dello spazio, esordio dello scrittore di Chicago nella forma romanzo. Sono davvero molti gli spunti e gli elementi narrativi che Dick infila in questo romanzo, lo sviluppo della trama risulta nel complesso un poco confuso, dispersivo e poco legato nonostante molte delle idee inserite dallo scrittore nella narrazione siano di per sé anche interessanti. L'impressione che ha il lettore, cosa che non accadeva leggendo il romanzo precedente, è quella di trovarsi di fronte a un libro in qualche modo sperimentale in maniera involontaria, un po' come se l'autore non avesse un'idea chiarissima di dove andare e in che direzione dirigersi sotto il punto di vista letterario. Questa impressione che si coglie in maniera forte e chiara durante la lettura viene in effetti avallata anche dagli esperti di Dick che giustificano la cosa essenzialmente con due motivazioni: la prima sta nell'inesperienza dell'autore con la narrazione lunga, osservazione condivisibile, in fondo parliamo di un Dick che muoveva i primi passi all'interno di una produzione che sarà poi molto ricca anche di romanzi e non solo di racconti, la seconda è ascrivibile al desiderio che Dick nutriva di affrancarsi dalla letteratura di genere per andare verso una forma romanzo lontana dalla fantascienza, dove altri sarebbero stati gli elementi fondanti della narrazione e ben altra la considerazione che all'epoca avrebbe lo scrittore ottenuto essendo allora la fantascienza considerata come materia per scribacchini e imbrattacarte o poco più, per ogni approfondimento si consiglia la bella biografia Io sono vivo voi siete morti a firma di Emmanuel Carrère. Con questo non si vuole dire che il romanzo rimanga in bilico tra più mondi, siamo saldamente all'interno del genere fantascientifico, ma il corpo del romanzo non sembra mai completamente a fuoco, come se l'autore non ne avesse la completa padronanza.

Nel 2002 gli Stati Uniti si sono lasciati alle spalle una devastante Terza Guerra Mondiale, l'attuale forma di governo è basata su un sistema denominato "Relativismo di Hoff", è un sistema tutto sommato permissivo, dove ognuno può credere in quel che gli pare senza subire pressione alcuna da parte del Govfed, l'istituzione di governo, a patto che nessuno si metta a far propaganda o predichi in pubblico su cose non oggettivamente dimostrabili. Tutto ciò crea individualismo e insoddisfazione in una parte di popolazione, altri sembrano invece vivere incuranti di tutto ciò e all'apparenza disinteressati a un sistema che tutto sommato, se si conduce una vita tranquilla, non sembra così oppressivo. Il protagonista, Doug Cussick, è un agente del Govfed incaricato di controllare che non si verifichino infrazioni pericolose per il sistema di governo. Proprio in una delle sue prime uscite di servizio Cussick si imbatte in Jones, una sorta di mutante con poteri predittivi che gli consentono di vedere nel futuro fino a un anno di distanza, sarà lui a preconizzare una futura invasione aliena della Terra. Passato del tempo Cussick si trova a dover gestire insieme al dottor Lafferty una piccola crisi scatenatasi in una bolla protetta dove vivono degli esseri creati geneticamente e allevati per vivere in un ambiente ostile con caratteristiche diverse da quelle terrestri, una specie di miniuomini, Cussick dovrà gestire proprio i seguaci di Jones il quale nel corso degli anni ha fondato un vero e proprio movimento con seguaci pronti a sovvertire l'ordine precostituito. Anche Nina, la giovane moglie di Cussick simpatizza con Jones, intanto gli alieni arrivano sulla Terra...

Tra i vari elementi creati da Dick per questo romanzo il più convincente è la figura di Jones, uomo imperfetto anche nelle sue doti particolari, incapace di vedere più in là di un anno, parte con un grosso vantaggio sul resto dell'umanità ma è incapace di prevedere il finale e le conseguenze a lungo termine delle sue previsioni/scelte, non c'è nemmeno da dirlo, farà danni. Inoltre Jones è imbrigliato in una vita fatta d'angoscia, costretto a riviverla sempre due volte, proiettato un anno avanti nella sua testa, rivissuta un anno dopo nei fatti, impossibilitato a cambiare alcunché, perché ciò che vede si realizzerà, che lui lo voglia o meno. Mentre Jones lancia una campagna d'odio contro l'alieno invasore di prossimo arrivo, che poi si rivelerà meno ostile e pericoloso di quanto si potesse pensare, ottima riflessione sulle campagne d'odio e discriminatorie, il protagonista Cussick si rivela anche lui impotente nel far svoltare gli eventi, ciò che più interessa del suo personaggio a conti fatti è la relazione con la moglie traditrice Nina nei passaggi più estranei alla fantascienza. I sistemi di governo non funzionano in Dick, le alternative sono a volte fin peggiori e allora si tollera una democrazia di facciata affatto accomodante (sempre attuale Dick) destinata, sembra, a cadere. Poi ci sono i mutanti, i geneticamente mutati, la corsa allo spazio, tante derive tra le quali lo scrittore un po' si perde lasciando che il romanzo manchi della giusta coesione. Lettura veloce, piacevole nonostante i diversi difetti presenti anche nello stile che in Dick tutto sommato proprio sopraffino non sarà mai.

2 commenti:

  1. Adoro Dick e ho letto molto di lui, compreso questo... che nonostante le buone idee e le ottime intenzioni mi lasciò con un senso di dubbio - non volontario, mi sa.
    Un Dick in erba (non quella che assumeva il più delle volte, però 😅) che può essere veramente godibile.
    "Follia per sette clan" per me era gestito molto peggio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma forse era proprio in erba 🌿 😂 Follia per sette clan mi manca, ti farò sapere in caso di lettura, ora sono su Christine, la macchina infernale di King.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...