(Stranger than fiction di Marc Forster, 2006)
Harold (Will Ferrell) è un timido impiegato dell'I.R.S., l’agenzia fiscale statunitense. Ogni mattina si sveglia al suono del suo orologio da polso e comincia la sua giornata seguendo una sorta di rigoroso e maniacale programma mentale. Si lava i denti e conta quante volte li spazzola dall'alto in basso e quante dal basso verso l’alto, si annoda la cravatta sempre nello stesso modo, nel tragitto verso la fermata dell’autobus conta i passi e vi arriva ogni giorno sempre alla stessa identica ora. In ufficio risolve mentalmente operazioni complicate in un solo secondo, tutti i giorni si prende gli stessi minuti di pausa e compie ripetutamente le stesse azioni. E si va avanti così giorno dopo giorno.
Per lo spettatore tutto questo viene sottolineato da una grafica che mette in evidenza sullo schermo tutti i vari numeri che scandiscono l’esistenza di Harold.
Una voce narrante ce ne descrive ripetutamente le azioni.
Un mattino di un giorno qualunque l’orologio suona, Harold si alza e va a lavarsi i denti, conta le spazzolate e la voce narrante ci descrive le sue azioni.
Ma Harold a un certo punto si ferma, comincia ad essere smarrito. Smarrito perché anche lui, protagonista di questo film, comincia a sentire la voce narrante. La voce che descrive la sua vita, che la descrive con totale precisione.
Da questo momento la vita di Harold comincia a subire qualche scossone. Harold è stranito e vuole capirci qualcosa. Di chi è questa voce? Controlla la sua vita? Questa vita è vera o è finzione?
Tutto diventa ancora ingarbugliato quando la voce narrante rivela che Harold è destinato a morire.
Arriva il momento quindi di vederci chiaro e così Harold si rivolge a un universitario esperto di narrazione, un divertentissimo Dustin Hoffman nella surreale parte del Professor Jules Hilbert che aiuterà Harold a scoprire se di personaggio di fantasia si tratti o di persona vera. Tra stralunati consigli, un esilarante test narrativo e incontri imprevisti, come quello con la fornaia Ana (Maggie Gyllenhaal) della quale Harold l’impacciato si innamora, la vita del nostro protagonista prende una svolta.
Ma se Harold è in bilico tra realtà e finzione chi c’è dietro la voce narrante? Una fantasia del protagonista o una persona vera che tira i fili del suo burattino?
Vero come la finzione è una bella commedia ben interpretata da tutti gli attori coinvolti con un Dustin Hoffman decisamente azzeccato.
Verità? Finzione? Metalinguaggio? In fondo anche la narrazione, la finzione, entrano insieme a tante altre piccole cose, nella nostra vita vera per aiutarci a viverla in maniera più spensierata e più gioiosa. Sicuramente questo film si rivela un divertente e sfizioso intrattenimento, assolve al suo compito. Quindi, verità, finzione, che ci importa. Consigliato a tutti.
Non l'ho visto.
RispondiEliminaMa non posso dire che tu non mi abbia
incuriosito. Lo cercherò senz'altro.
Il film, a mio parere, è davvero bellissimo! Comunque, cara la mia Firma, approfittando dello spazio sul blog, volevo consigliarti un altro film che penso potrebbe piacerti molto; l'opera in questione è il magnifico American Splendor (io lo vidi qualche anno fa al Torino Film Festival in lingua originale sottotitolato e non penso esista una versione italiana), che narra la vita del fumettista americano Harvey Pekar in maniera al tempo stesso divertente e commovente...
RispondiEliminaVoglio vederlo!
RispondiEliminaUrz, aggiungi alla lista!
Urz, qua scrivi, su RN ti devo pregare...
Urz, i contest li vinci solo tu.
Urz, ti odio!
ps: a proprosito di "Verità", nuovo post sull'argomento in arrivo su RN, stay tuned!
American Splendor. Me lo segno, grazie per la segnalazione.
RispondiEliminaCome si fa ad odiare uno come Urz che è già in odore di santità. E noi sappiamo perchè...
Molto molto carino!
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