martedì 10 settembre 2019

IL SEME DELLA DISCORDIA

(di Pappi Corsicato, 2006)

Pappi Corsicato per mettere in scena Il seme della discordia sceglie Napoli, la sua città natale, rendendola per una volta internazionale, svincolata dai luoghi comuni associati al territorio, adoperando come set le architetture moderne del Centro Direzionale il regista dona alla vicenda un tocco universale grazie al quale la storia narrata potrebbe essere trasportata e rivissuta ovunque. Anche la recitazione degli attori segue questa direttiva, nulla nelle azioni e soprattutto nella vulgata dei protagonisti riconduce a Napoli gli avvenimenti che si susseguono in video. Il tutto è tratto molto, molto liberamente dal romanzo La marchesa di O... scritto nel 1808 da Heinrich Von Kleist.

Fin dalle prime sequenze il film di Corsicato assume i toni dell'ode alla donna, alla bellezza femminile, in particolare ogni inquadratura magnifica la deliziosa presenza di Caterina Murino, una musa discreta e generosa allo stesso tempo, interprete capace, questo è fuor di dubbio, ma di una bellezza talmente accecante e sottolineata da mettere un poco in ombra tutto il resto. In maniera diversa, a quest'ode piena d'amore contribuiscono anche Martina Stella, Isabella Ferrari ed Eleonora Pedron (e non solo loro), le spettatrici si consoleranno con la presenza di Alessandro Gassmann. Ciò che più funziona nel film di Corsicato è proprio l'impianto visivo, un misto di immagini che spostano l'attenzione dello spettatore dalla realtà della vicenda, anche gretta in alcuni passaggi, a una dimensione più onirica, quasi fiabesca. La scelta dei costumi richiama molto lo stile in voga negli anni 60 (ma la vicenda è ambientata ai giorni nostri), le prime scene con un fiorire di gambe femminili, tacchi e gonne svolazzanti portano alla memoria un Cinema d'altri tempi (qualcuno dice Truffaut), la costruzione degli ambienti è studiata per colpire l'occhio, i passaggi più surreali mettono in moto la fantasia, ma sopra a tutto ci sono queste donne bellissime, una Murino magnifica che calamita ogni attenzione.


Vera (Caterina Murino) gestisce una boutique d'abbigliamento insieme alla madre (Valeria Fabrizi), ne sta per aprire un'altra, il marito (Alessandro Gassmann) è un venditore di fertilizzanti sempre fuori per lavoro, il loro rapporto si trascina stanco tra le pressioni della madre/suocera che non vede l'ora di avere un nipotino che sembra non arrivare mai. Vera è bellissima e fedele al marito, ammirata da tutti, soprattutto da Gabriele (Michele Venitucci), una sorta di poliziotto di quartiere del Centro Direzionale. Cedendo alle insistenze della madre di Vera la coppia acconsente a sottoporsi ai test di fertilità; mentre Mario (il marito) si scopre sterile, Vera si ritrova incinta senza aver avuto rapporti estranei al matrimonio.

Diciamocelo subito e fuori dai denti, il film non offre grandi motivi per farsi ricordare nonostante un velo di mistero cresca pian piano mentre ci si avvicina al finale della storia, un mistero che con un pelo d'attenzione qualsiasi spettatore può dipanare in pochi secondi. Resta una storia piacevole messa in scena da un bel cast, i pregi sono tutti estetici, Il seme della discordia riempie gli occhi ma lascerà poco segno in testa, cuore e pancia. Poco male, ogni film può trovare un suo scopo, quale che esso sia, evitando il becero e la banalità (e qui fortunatamente non troviamo né l'uno né l'altro) basta saper scegliere e cogliere il momento giusto per apprezzare ciò che ogni opera ci offre.

6 commenti:

  1. Ho un gran bel ricordo di quel film, ne scrissi sul mio blog appena uscito in sala, e, cosa strana, per anni è stato tra le cose più cercate ... mi piace molto il cinema di Pappo Corsicato, che purtroppo fa pochi film, il nostro piccolo grande Almodovar.

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    1. Poco prolifico, io credo di aver visto solo questo di suo, ti dirò più avanti se sembra anche a me vicino ad Almodovar, l'ho visto con piacere ma a livello di contenuti non mi ha colpito molto.

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    2. Pappi Corsicato è uno dei miei registi preferiti, ma questo non è il suo film più riuscito, secondo me. Piacevole, certo, ma non scoppiettante come Libera e I Buchi Neri, e nemmeno quell'altro con Laura Chiatti che è associabile a questo per una maggiore palatabilità al grande pubblico.
      Almodovar italiano? Ma no... non del tutto, almeno: a volerli trovare ci sono vari influssi nel suo cinema, anche se secondo me rimane molto personale e difficilmente paragonabile a qualcun altro. Tutt'al più si possono trovare delle costanti musicali e di storia dell'Arte.
      Peccato che faccia pochi film, ma i verdetti del botteghino sono (quasi) inappellabili, per me è già un miracolo che ne abbia fatti così tanti! :D

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    3. Dai, allora cerco di recuperare anche gli altri, questo non l'ho trovato così significativo però è piacevole da guardare, mi cercherò le sue cose migliori allora...

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  2. Sarà per quello che dici alla fine che ricordo poco di questo film..

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