(di James Gray, 2008)
Per il suo quarto film James Gray torna ancora una volta nella sua Little Odessa, il quartiere a maggioranza russo-ebraica di Brooklyn che affaccia sulla spiaggia di Brighton Beach, abbandona invece le trame criminose concentrandosi sui legami familiari e affettivi, come già accadeva nei film precedenti, costruendo quello che a tutti gli effetti è un melò dai risvolti problematici e amari, nel farlo si affida per la terza volta a Joaquin Phoenix per il ruolo principale affiancato da una Gwyneth Paltrow inedita alle prese con una prova più interessante rispetto alla media dei ruoli interpretati in passato dall'attrice.Leonard Kraditor (Joaquin Phoenix), uscito da una relazione finita male e per la quale ha molto sofferto, tenta il suicidio per la seconda volta buttandosi nelle acque dell'Hudson; salvatosi dalla tragica fine omette di raccontare l'episodio in famiglia, alla madre Ruth (Isabella Rossellini) e al padre Reuben (Moni Moshonov). I Kraditor gestiscono una lavanderia nel quartiere di Brighton Beach nella quale anche Leonard lavora, hanno in ballo una fusione con l'attività di Michael Coen (Bob Ari) la cui figlia Sandra (Vinessa Shaw) sembra provare una forte simpatia per Leonard, il legame tra i due ragazzi è ben visto dalla famiglia Kraditor, i due genitori sono sinceramente affezionati a questo figlio sofferente, sperano che la compagnia di Sandra possa portare un po' di serenità nella vita del loro unico figlio. Leonard però, proprio nello stesso periodo, fa la conoscenza di Michelle (Gwineth Paltrow), una vicina di casa attraente ma anch'essa invischiata in una relazione molto problematica con un ricco uomo sposato (Elias Koteas), Michelle sarà per Leonard una folgorazione che andrà a creare un triangolo (quadrangolo?) di relazioni che non potrà che complicare l'esistenza già di per sé poco serena di Leonard.
Lo sguardo di Gray è ancora una volta un saggio sul cinema classico proveniente dai 70, il cammino del regista evidenzia, almeno fino a questo momento, una coerenza programmatica da encomio, il legame con i luoghi e con le sue origini ci porta film dopo film in un territorio ormai noto, il passaggio a una narrazione estranea al mondo criminale non snatura per niente lo stile di Gray, anzi, lo riconsegna a un ambito prezioso, capace di unire storie universali e adulte a un modo di fare cinema che rischia di scomparire. I luoghi sono fondamentali, alla spiaggia di Brighton Beach, alla sopraelevata di Brighton Beach Avenue, al cortile del caseggiato popolare dalle cui finestre Leonard e Michelle alimentano la loro peculiare relazione, si alternano panoramiche del centro di New York, dei suoi ristoranti, ancora una volta dei suoi locali (come già in I padroni della notte), un contorno che serve a rendere più viva e credibile una storia di relazioni molto lontana da quelle proposte nelle rom-com di tanto cinema statunitense: protagonisti problematici, delineati, prigionieri di relazioni dolorose, insoddisfacenti per molti versi che non potranno che portare a epiloghi amari dei quali poco è dato sapere allo spettatore che, pur pago di un ottimo film, rimane con il tarlo del dubbio sul più classico degli "e poi?", cosa sarà di quei personaggi, di quegli amori tra cinque anni? Joaquin Phoenix ancora una volta superbo alle prese con un carattere del tutto particolare, a tratti infantile, ferito, ancora relazioni familiari che in qualche modo legano (non solo quelle di Leonard), probabilmente salvifiche per altri versi, certamente complesse. Passaggio non banale per Gray che qui si conferma come uno dei registi da seguire con attenzione e forse, perché no, anche con un pizzico di devozione.
Beh sì, successivamente a questo buon film farà nuovamente bene, a parte l'intermezzo Civiltà perduta ;)
RispondiEliminaQuelli successivi mi mancano, recupererò!
Elimina