mercoledì 17 febbraio 2021

A SUN

(Yángguāng pǔzhào di Chung Mong-hong, 2019)

Film enorme, in tutti i sensi. In genere cerco di non usare il termine capolavoro parlando di film appena visti, questa volta devo ammettere di essere stato molto tentato. Non lo userò nemmeno oggi rimanendo fedele alla linea, ma sappiate che ne rimango comunque molto tentato. Film enorme si diceva, per contenuti, durata (due ore e mezzo), temi, struttura. Chung Mong-hong parte da un episodio di estrema violenza per allargare il discorso a temi più ampi, profondi e universali: la famiglia, i legami, la perdita, la redenzione, il rifiuto, l'amore nascosto e quello negato e ancora la violenza, quasi a chiudere un cerchio, quello della vita, che vede convergere e convivere bene e male, atti sconsiderati e momenti di poesia, in un dualismo a volte più netto e didascalico, spesso più sfumato e dai confini incerti; Chung Mong-hong è capace di colpire e di commuovere, di scrivere protagonisti bellissimi anche in tutti i loro più grandi momenti di debolezza, ti sorprende con i detour della trama che sono quelli dell'esistenza portandoti per mano verso un finale struggente nella sua perfezione. Sul piano emotivo si affastellano momenti e situazioni in maniera quasi stordente eppure controllata in modo sapiente da regia e sceneggiatura, non si arriva mai al troppo ma ci si sente spesso vicini al colmo, in senso positivo, quasi doloroso, appagante vedere come nonostante gli errori, alcuni irreparabili, la tragedia e il dolore, la speranza riesca sempre a farsi un po' di posto, grazie alla strenua tenacia, a nuova vita, alla rinascita di amore dato ormai per morto o definitivamente disperso; a raccoglierlo e riportarlo in vita ci pensano i morti,  i legami di sangue, a volte i vuoti motti come "cogli l'attimo, segui la tua strada" che campeggia per l'intera durata di A Sun, un sole, la cosa migliore che ci sia, perché il Sole è democratico, capace di illuminare tutto indistintamente e in egual misura.

In seguito a un atto criminale il giovane Chen Jian-ho (Wu Chien-ho) detto A-ho viene arrestato insieme al suo compare Radish (Liu Kuan-ting) e mandato in riformatorio dove sconterà una pena di un anno e mezzo. Questo episodio provocherà un trauma in Wen (Chen Yi-wen), il padre del ragazzo, che disconoscerà il figlio ignorandone l'esistenza, dovendo inoltre tenere a bada i famigliari di Radish che chiederanno con insistenza aiuti economici per risarcire la famiglia della vittima dell'atto criminoso. A tentare di tenere in piedi la famiglia lo stoicismo della madre Qin (Samantha Ko) che potrà contare sull'aiuto dell'altro suo figlio, il mite e avveduto Hao (Greg Hsu). Ma le disgrazie non vengono mai sole, mentre si prepara un altro brutto colpo per la famiglia, alla porta di casa Chen si presenta la giovane Xiao-Yu (Apple Wu), accompagnata dalla zia, che asserisce di essere incinta di A-ho. Tra le vicende in riformatorio che vedono protagonista A-ho e quelle fuori legate ai membri della sua famiglia i sentieri della vita si sviluppano seguendo destini non semplici, dolorosi e in costante mutamento.

La ridda di emozioni di A sun è veicolata da una regia vivace, varia, ferma nell'alternare ampie vedute sulla città di Taiwan e i suoi dintorni a scorci più intimi e raccolti, cieli mobili a tratti urbani, sostenuta da una fotografia meravigliosa che dalle luci al neon ai vicoli di periferia riesce a illuminare il film con una mano dotata di vera grazia, Chung Mong-hong dosa immagine e ritmo riuscendo a far filare le due ore e mezzo di durata in un attimo, tale è il coinvolgimento creato nello spettatore, i momenti intensi sono diversi, i passaggi in cui il regista riesce a spiazzarci più d'uno, la delicatezza dell'amore emerge in misura minore ma quando arriva si fa sentire. È un film pieno A sun, uno di quelli che ti lasciano realmente qualcosa e che vanno a prendersi un posto speciale in quel magazzino di emozioni che il cinema è capace di trasmettere, a poca distanza da Parasite c'è un altro film asiatico a ricordarci che ci sono tante strade alla narrazione, quella del far east è ora forse una delle più vive.

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