(Crimen ferpecto di Álex de la Iglesia, 2004)
Non è la prima volta che il regista spagnolo Álex de la Iglesia, classe 1965, si dedica con il suo cinema a una commedia grottesca dai toni a tratti allucinati volta a mettere in ridicolo (forse più che a criticare) la società moderna in cui ci troviamo a vivere e i suoi prodotti, non tanto intesi come prodotti materiali quanto piuttosto come derive umane viziate e deragliate a causa dei deliri consumistici, di immagine e di possesso/successo imposti da una capitalismo sempre più invadente e idiota. Già in passato de la Iglesia aveva tratteggiato diversi tipi umani in preda alle voglie suscitate dalla fame di denaro e ricchezza in commedie come La comunidad - Intrigo all'ultimo piano per esempio, in qualche modo Crimen perfecto (che in originale in realtà è ferpecto per un gioco di parole che si coglierà solo guardando il film) ne è una sorta di prosecuzione del discorso, film caratterizzati da una vicinanza di temi e dalla stessa voglia di colpire il pubblico con del sano divertimento, esagerato, a tratti demente, provocatorio e quasi surreale. Per mettere in scena questa deriva dei costumi molto occidentale il regista di Bilbao sceglie di affidarsi ad attori non di primissimo piano come fatto in passato (ne La comunidad protagonista era Carmen Maura) ma non di meno indovina un cast capace di calcare la mano quando serve con il giusto trasporto per donare al film un'andatura ritmata e parecchio divertente.Rafael (Guillermo Toledo) è un uomo ancora giovane con delle mire in mente ben precise: donne, vestiti eleganti, una bella automobile, soldi, un posto di prestigio nel suo micromondo lavorativo, una casa lussuosa e via di questo passo. Per ottenere questi risultati Rafael si dà da fare nel grande magazzino di Madrid in cui lavora, Yoyo, un qualcosa di simile alla nostra Rinascente, e sgomita per ottenere il posto di "responsabile del piano", posizione che si dovrà contendere con l'esperto don Antonio (Luis Varela), una vera istituzione del mestiere, un signore in odore di omosessualità e dallo stampo un poco antico. Rafael intrattiene o ha intrattenuto relazioni con tutte le commesse più belle del suo reparto, si cimenta in reiterati amplessi nei camerini con la disinibita Roxanne (Kira Miró) e scatena le invidie e i malumori della bruttina Lourdes (Mónica Cervera) che Rafael, uomo di gusto, non ha mai tenuto in nessuna considerazione. Quando arriva il momento della resa dei conti e la direzione preferirà don Antonio a Rafael questi inizia a rosicare e penare, maltrattato dallo stesso don Antonio che ora è il suo nuovo capo, durante un alterco Rafael accidentalmente uccide l'uomo. Da qui nascerà l'esigenza di far sparire il cadavere e l'unico aiuto per Rafael arriverà proprio da quella Lourdes che lui ha finora sempre ignorato. Ma, come la società del capitale insegna, nulla è senza prezzo e il costo di un aiuto simile potrà rivelarsi molto alto da pagare.
Commedia nera che sottolinea in maniera divertente vizi e malcostumi odierni esasperati dalla società dell'immagine e del benessere materiale, de la Iglesia gestisce il tutto con una buona dose di cattiveria e altrettanto umorismo compiendo un'ottimo lavoro sulla direzione degli attori sempre vibranti e capaci di mantenere il ritmo serrato per l'intera durata della pellicola (103 minuti). Il film è vivace tra voci fuori campo, attori che parlano in macchina, trovate surreali (il ritornante don Antonio) e quant'altro, i personaggi sono dei veri stronzi, Rafael manipola le clienti per raggiungere i suoi scopi, Lourdes mostra una dose di cattiveria da competizione, don Antonio non si fa scrupolo nel vessare il suo collega rivale non appena ne ha la possibilità e così via, alcune sequenze sono spassose senza riserve come quella della cena con la famiglia di Lourdes (che ha una sorellina più insopportabile di lei), si gioca con le citazioni a partire dal titolo "hitchcockiano" (ma anche Bunuel e altro) mettendo in scena la "rivincita delle brutte", l'annebbiamento da capitale, le idiosincrasie per la coppia chiusa e tutta una serie di brutture non così lontane da alcune reali dinamiche del mondo del lavoro. Magari Crimen perfecto (o meglio ferpecto) non sarà la commedia del secolo però diverte, ha gusto e cattiveria sufficienti a spingere lo spettatore alla ricerca di altre opere del regista spagnolo.
Lo vidi quando uscì, e sinceramente non lo ricordo con grande piacere ora, diciamo che conoscevo ancora poco De La Iglesia, poi scoperto e piaciuto ma con film migliori di questo ;)
RispondiEliminaIo lo conobbi con "La comunidad", ora però il ricordo di quel film è un po' sbiadito, è passato del tempo, dovrei rivederlo.
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