martedì 23 gennaio 2024

IT FELT LIKE LOVE

(di Eliza Hittman, 2013)

It felt like love è il film del 2013 con il quale la regista di Brooklyn Eliza Hittman inizia a farsi conoscere nei giri che contano, primo suo lungometraggio arrivato dopo una serie di corti con i quali la Hittman aveva raccolto già qualche riconoscimento; con It felt like love l'autrice torna al Sundance Film Festival, manifestazione destinata a portarle fortuna, è infatti qui che vince il premio per la regia con il successivo lungometraggio (Beach rats), poi un po' di serialità in televisione e infine il film che ha fatto conoscere la Hittman anche qui da noi e che le è valso sia l'Orso d'argento che il gran premio della giuria al Festival di Berlino: Mai raramente a volte sempre. Il cinema della Hittman è molto vicino agli adolescenti, al loro mondo e alle loro scoperte, It felt like love fin dal titolo coglie i movimenti interiori e gli slanci verso l'esterno di una giovanissima ragazzina alla ricerca della sua sessualità e di una sua identità in un'età di passaggio già di suo spesso molto complicata e qui resa ancor più difficile dalla mancanza di una delle due figure genitoriali di riferimento. Sono temi sui quali la regista tornerà a più riprese e sui quali la Hittman getta una luce e uno sguardo decisamente interessanti, già ben identificabili in questa riuscita opera prima.

Lila (Gina Piersanti) ha quattordici anni e vive a Brooklyn con suo padre (Kevin Anthony Ryan), la ragazzina è legata alla sua amica Chiara (Giovanna Salimeni), più grande di lei e con la quale frequenta un corso di danza. Lina vede Chiara e i suoi comportamenti come un modello da emulare, l'amica non solo è più grande di lei ma vanta anche un rapporto molto più aperto con la sua sessualità, ha già avuto rapporti con dei ragazzi e frequenta ora il giovane Patrick (Jesse Cordasco), con i due Lina esce spesso trovandosi terzo incomodo nei momenti in cui Chiara e Patrick si lasciano andare a effusioni amorose. Lina così, un po' per desiderio, un po' per sentirsi e farsi vedere più grande e più matura di quel che è in realtà, mente, racconta storie su sue presunte esperienze, cerca di mostrarsi più emancipata di quel che la sua giovane età richiede e consente, un comportamento che potrebbe portare anche a qualche rischio e a un approccio sbagliato con l'altro sesso. Quando sulla spiaggia Lila conosce Sammy (Ronen Rubinstein), anch'egli più grande di lei, tenta di attirare le sue attenzioni andandolo spesso a trovare nella sala giochi dove lavora e frequentando feste e serate con gli amici del ragazzo. I desideri e l'approccio all'altro sesso tra maschi e femmine (non si può ancora parlare di uomini e donne) sono però parecchio differenti.

Eliza Hittman trova in Gina Piersanti una bellissima protagonista, un volto intenso e profondo che non può far altro che raccontare innocenza, anche quando le sue labbra narrano qualcosa di diverso. È un cinema interiore quello della Hittman che affronta di petto la sessualità femminile andando un poco a ribaltare gli stereotipi a cui siamo da tempo abituati ma confermando anche alcuni aspetti che, c'è poco da star lì a discutere, vivono pari pari nella nostra realtà quotidiana. Il desiderio di conoscenza di Lisa, la voglia di bruciare le tappe nei rapporti con i ragazzi, è forse dato dalla perdita di un legame fondamentale come quello con la madre, la percezione che l'approccio all'altro sesso da parte di Lisa sia un poco forzato quanto prematuro aleggia per tutto il film, la Hittman lascia aperti all'interpretazione diversi passaggi, sottolinea molto bene i momenti nei quali la protagonista sembra forzare sé stessa e alcune situazioni (i discorsi con il piccolo Nate) e presenta un universo femminile in caccia ma che in fin dei conti rischia ancora una volta di incarnare il ruolo di preda di fronte a un universo maschile poco sensibile e rispettoso. La camera della regista stringe tantissimo sui corpi, si avvicina alla pelle scoperta, ai volti giovani, soprattutto quello della protagonista, non si cela dietro a falsi pudori e imbarazzi pur senza mai scadere nella volgarità. Ci sono già molto stile, scelte consapevoli e un'andamento da film indipendente non necessariamente accostabile a tanto indie già visto. Essenziale nella forma ma molto ben studiato, non definitivo nella costruzione dei protagonisti (come conviene alla loro età), It felt like love è la voce, magari ancora in divenire, di un discorso che promette di potersi fare parecchio interessante.

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