giovedì 11 giugno 2020

SUSPIRIA

(di Dario Argento, 1977)

Chi frequenta con un minimo di costanza questi lidi sa come l'horror non sia il mio genere d'elezione pur godendone di tanto in tanto quando ho voglia di togliermi qualche curiosità. Ammetto di aver scelto di guardare Suspiria perché attratto dal remake (se così lo si può definire visto quel che si legge in giro) di Luca Guadagnino, opera che però non volevo affrontare senza aver guardato prima l'originale di Dario Argento. Film indiscutibilmente visionario ma ancor più visivo, che trova l'apice del suo interesse nella costruzione della sequenza, nello sperimentalismo della fotografia, nell'insistenza cromatica, nella gestione degli spazi, nel riguardo al décor e anche, ma in misura minore, nella creazione della tensione e in un certo gusto per lo splatter (ma splatter qui è un parolone e la cosa non necessariamente ha un'accezione negativa). La messa in scena dimostra un talento, uno stile peculiare nel seguire una direzione caratterizzante per l'intero film, Suspiria è sovrabbondante in tutto: nei colori, nei suoni, nell'onnipresente musica dei Goblin, nella ricercatezza dello stile che tra location Liberty e Art déco incornicia in maniera a tratti più elegante a tratti più pacchiana l'intera vicenda. Vicenda che è un po' il punto debole del film, lo sviluppo non ha reali punti di interesse, si segue il saliscendi della tensione in una trama abbastanza prevedibile che, ormai indicata come primo episodio della Trilogia delle Madri, sappiamo dove andrà a parare, probabilmente visto ai tempi e contestualizzato sul finire dei 70 anche questo aspetto contribuì al successo del film al quale però alcune critiche sulla costruzione non furono risparmiate (critiche obiettivamente condivisibili).


Susy Benner (Jessica Harper) è una giovane ragazza americana che si trasferisce a Friburgo per frequentare la prestigiosa Accademia di danza della città. Arriva in aeroporto in una buia notte funestata da una tempesta assordante, raggiunge zuppa d'acqua la scuola dove assiste all'inquietante fuga di una donna terrorizzata (Eva Axén) e dove viene lei stessa rifiutata per quello che il giorno dopo sembrerà un banale equivoco. Stabilitasi forzatamente nella scuola Susy inizia fin da subito a percepire un'alone di teso malessere all'interno dell'istituto nonostante le rassicurazioni della direttrice (Joan Bennett). Dopo uno strano incontro la giovane inizia a sentirsi male, la direttrice, insieme alla sua assistente Miss Tanner (Alida Valli) e al Dottor Verdegast (Renato Scarpa), si prenderà cura della ragazza che inizierà a legare sempre di più con la compagna di corso Sarah (Stefania Casini) la quale inizierà a instillare dei dubbi nella mente di Susy sulla reale salubrità del luogo in cui risiedono.


È un film sensoriale Suspiria, da ammirare per le scelte estetiche e per l'innovativo per l'epoca uso dei colori gestiti dal direttore della fotografia applicando tessuti colorati sulla camera, così oltre che per il sangue Suspiria ha continue virate cromatiche in prevalenza rosse ma che non lesinano sui toni del blu, del giallo e così via. Molto importante il rapporto con l'architettura, sia in interno con gli ambienti della scuola stessa, sia in esterno per la fuga della Axén e per la sequenza girata nella Konigsplatz di Monaco. Stesso discorso vale per l'impianto sonoro, ricco e riempito in maniera continua dalle musiche dei Goblin capaci di creare tensione ancor più delle immagini di Argento. Nel mezzo c'è anche una storia che finirà per avere un sentore ancestrale, onestamente non troppo spaventosa e neanche così interessante. Il film a ogni modo vale la visione, non fosse altro che per l'impianto visivo e per l'alto valore storico, per l'horror e per il Cinema di genere nostrano, apprezzato all'epoca più all'estero che da noi. Avremo modo di tornarci a seguito della visione del Suspiria di Guadagnino.

10 commenti:

  1. La capacità di Argento di dirigere favole nerissime, anche con colori super accesi come in questo caso, in questo film tocca il suo massimo storico, insieme a "Phenomena" (altra favola oscura) il suo film che preferisco. Cheers!

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    1. Ammetto di non essere un grande fan e che sono passati anni dalle ultime visioni, però preferivo il thriller di Profondo rosso.

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  2. Anch'io non volevo affrontare il remake senza aver ri-guardato prima l'originale, ti anticipo che lo farò presto ;)

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  3. Suspiria è il mio film di Argento preferito. Tolto che mi mette un'ansia incredibile, è proprio bellissimo visivamente e ha dei colori splendidi, impossibili da dimenticare.
    comunque a me è piaciuto molto anche quello di Guadagnino, anche se sono due opere totalmente diverse.

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    1. Quello di Guadagnino devo ancora guardarlo ma mi incuriosisce molto, questo bello a livello visivo ma tutta questa angoscia devo dire che non me l'ha messa addosso.

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  4. Hai ragione su tutto, riguardo alle critiche che possono essere mosse.
    Però penso che il film VOLEVA essere quel che abbiamo visto: sensoriale, cromatico. Penso sia questa, la sua unica natura.

    Moz-

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    1. Sotto quell'aspetto infatti è molto riuscito, nel complesso però devo dire che non mi ha tolto il fiato.

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  5. Anch’io l’ho rivisto per prepararmi al film di Guadagnino (che mi ha molto deluso). La suggestiva ambientazione mitteleuropea e la fotografia colorata ed espressionistica sono dei punti di forza, ma personalmente amo più l’Argento dei “gialli” che quello degli horror soprannaturali. Comunque notevole e, a suo modo, memorabile!

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