(di Jean-Marc Vallée, 2013)
Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée ha avuto il merito di riportare sotto i riflettori la piaga dell'HIV relegata un po' ai margini dall'informazione pubblica; se ne parla ormai poco e con scarsa regolarità, ma dalle ultime statistiche risalenti al 2018 si denunciano ancora circa 770.000 morti nell'arco di un anno, dati fortunatamente in diminuzione grazie alle cure sempre più efficaci che anno dopo anno sono state sviluppate per arginare gli effetti distruttivi del virus. Il film di Vallée è ispirato alla biografia di Ron Woodroof, un texano che contrasse il virus dell'HIV a metà degli anni 80 e qui interpretato in maniera fantastica da Matthew McCounaughey che per questo ruolo ha raccolto ovunque premi a cascata a partire dall'Oscar come miglior protagonista. In quegli anni le cure per l'AIDS erano molto meno efficaci di quelle attuali...Ron Woodroof (Matthew McCounaughey) è un texano rozzo, omofobo, con una discreta dipendenza dalle droghe e dalle donne, appassionato di rodeo e gran scommettitore, tanto da dover ricorrere alla fuga quando cowboys e tori non riescono a confermare le sue previsioni. Siamo negli anni 80, l'abuso di sesso occasionale e non protetto porta Woodroof a contrarre il virus, cosa che in un ambiente molto macho e ignorante come quello che Ron bazzica si traduce in una sola parola: frocio. Ron è purtroppo il primo tra gli omofobi, zotico e ignorante, ma Ron non è stupido. Appreso dal dottor Sevard (Denis O'Hare) e dalla dottoressa Saks (Jennifer Garner) della sua condizione di malato e delle sue prospettive di vita limitate, dopo le prime inevitabili escandescenze, Ron inizia a informarsi. Scopre così che le cure alle quali lo sottoporrebbe l'ospedale si basano sull'assunzione di AZT, un farmaco approvato per la sperimentazione dalla Food and Drug Administration (FDA) senza troppe certezze, e che la sperimentazione prevede gruppi di pazienti in cura effettiva e altri a regime placebo: Ron non può accettare di correre questo rischio sapendo di poter finire nel gruppo di persone destinate ad assumere innocui confetti. Dopo aver fatto di tutto per procurarsi l'AZT Ron è costretto a rivolgersi al Messico per trovare delle vie alternative, qui incontra il Dott. Vass (Griffin Dunne) che gli apre gli occhi sulla tossicità dell'AZT e su una serie di prodotti alternativi che migliorano le condizioni dei sieropositivi ma che non sono approvati dalla FDA e quindi non utilizzabili negli USA. Insieme a Rayon (Jared Leto), un transgender incontrato in ospedale, Ron avvierà un traffico internazionale di farmaci e vitamine non approvate fondando il Dallas Buyers Club, una sorta di ambulatorio clandestino osteggiato dalla FDA e dagli interessi che questa protegge e che diverrà ben presto una speranza per tutti i malati della zona.
Dallas Buyers Club è uno di quei film capaci di istigare la giusta rabbia per un mondo schifoso dove vale sempre il motto "il profitto prima di tutto", anche sulla pelle di persone afflitte da una piaga così grave. Il film poggia in larga parte sull'ottima prova di un McConaughey in stato di grazia che va a oscurare anche gli altri meriti del film come la regia di Vallée che ha qualche bella intuizione (la scena dello strip club ad esempio) e soprattutto la bella prova di Jared Leto che offre un bellissimo volto a Rayon, entrambi gli attori tra l'altro (di McCounaghey è risaputo di Leto lo sospetto) si sono dovuti attenere a un regime di sacrificio per interpretare i rispettivi ruoli che richiedevano fisici parecchio emaciati. La sceneggiatura è diligente, lo sviluppo non stupisce e l'andamento del film ha una cadenza nota, non manca nemmeno il percorso di ravvedimento di Ron che affrontando la malattia diviene più aperto e tollerante, non si può però non entrare in empatia con i protagonisti ma anche con le sfortunate comparse destinate a essere vittime di questo virus all'epoca ancora poco conosciuto, soprattutto non si possono non condannare i comportamenti di un'organizzazione come l'FDA che dovrebbe tutelare la salute dei cittadini e che si preoccupa invece di assecondare i voleri dell'industria farmaceutica. Come gira il mondo purtroppo l'abbiamo imparato da tempo, film come questo sono sempre utili per non farcelo dimenticare.
Ammetto che poco conoscevo all'epoca e mi ha aperto gli occhi questo film, questo bel film con un grande McCounaghey.
RispondiEliminaEssendo nato nei 70 ho ricordi più vividi della tragedia e degli anni in cui l'eroina soprattutto mieteva vittime, questo film è un ottimo promemoria.
EliminaL'ho trovato molto bello e coinvolgente, senza retorica e con uno straordinario McCounaghey. Peccato solo che si appoggi un po' troppo alle teorie di complotto sulle case farmaceutiche, ma in ogni caso riesce a costruire ottimamente il contesto e i personaggi e a trasmettere la loro sofferenza e il percorso verso il superamento dei propri limiti.
RispondiEliminaOttimo film e io non ci ho visto nemmeno queste grandi teorie del complotto, mette in evidenza semplicemente come burocrazia e interessi privati vengano prima di ragionevolezza e interesse pubblico, sono cose che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni purtroppo, senza ricorrere a teorie della cospirazione.
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