lunedì 21 settembre 2020

I MISTERI DI LISBONA

 (Mistérios de Lisboa di Raúl Ruiz, 2010)

Opera in bilico tra un film fiume (la durata è di 272 minuti) e una miniserie tv o, ancor meglio, uno sceneggiato televisivo, come si soleva dire una volta. I misteri di Lisbona, terminato quando il regista cileno Raúl Ruiz aveva sessantanove anni, è tratto dal romanzo omonimo del 1854 di Camilo Castelo Branco. Del romanzo dell'Ottocento il film mantiene vivo l'incedere, una delle caratteristiche che più si apprezza di questa opera dal corpo imponente è proprio la capacità di restituire la piacevole sensazione del confronto con un classico della letteratura del XIX° secolo, lo spettatore in qualche modo sembra venire catapultato tra le pagine di un libro fatto di intrighi, relazioni osteggiate, parentele insospettate e una ridda di eventi pronti a convergere verso uno o più centri. Viene in mente il classico feuilleton, la narrativa popolare d'altri tempi spruzzata di moderno da una regia capace di regalare diversi guizzi innovativi all'interno di una narrazione classica senza mai snaturarne il senso d'insieme, sia narrativo che formale ed estetico. I misteri di Lisbona non ha trovato in Italia una distribuzione in sala, visibile grazie al solito interessamento dell'organico di Fuori Orario è stato presentato agli spettatori suddiviso in sei capitoli, il frazionamento in parti non inficia la visione dell'opera che ha già in maniera naturale al suo interno una sorta di cadenza in capitoli, ognuno dei quali si sofferma su personaggi ed eventi diversi destinati a confluire ed intersecarsi in qualche modo con quelli degli altri protagonisti del film.

Siamo nella prima metà del 1800, in una struttura religiosa retta da padre Dinis (Adriano Luz) vive il giovane Joao, un ragazzino orfano di cui padre Dinis si prende cura, Joao è completamente all'oscuro delle sue origini fino a quando il prete gli presenta una bella signora che svela al ragazzo di essere sua madre. La donna, Angela de Lima Contessa di Santa Barbara (Maria Joao Bastos), vive vessata dal marito e reclusa in una vecchia dimora nobiliare ormai decaduta, il Conte di Santa Barbara però non è il padre del ragazzo, questi infatti venne ucciso da un sicario quando Joao era in fasce per ordine del suo stesso nonno, il Marchese di Montezelos che non voleva permettere alla figlia Angela di sposare il suo amato Pedro da Silva in quanto secondogenito della sua famiglia e quindi, per le usanze dell'epoca, destinato alla povertà. Il cuore di Angela ne esce distrutto, la donna incapace di aprire il suo cuore ad altri uomini accetta una vita di infelicità e la lontananza da un figlio che solo grazie all'intervento di padre Dinis riuscirà a ritrovare. Da questo fatto iniziale si dipaneranno le vicende di numerosi personaggi legati a vario titolo alle figure di Joao, di Angela e di padre Dinis, ognuno dei protagonisti porta con sé uno o più misteri che nel corso del film verranno uno a uno disvelati componendo un affresco corale ambientato tra l'aristocrazia dell'epoca, a volte decaduta, a volte nel suo splendore, con puntate al di fuori del Portogallo verso Francia e Italia. Personaggi ambigui e affascinanti come Alberto de Magalhaes (Ricardo Pereira), Elisa de Montfort (Clotilde Hesme), Blanche de Montfort (Léa Seydoux) arricchiscono la narrazione collettiva che incastra frammenti di vite tra presente, passato e sprazzi di futuro rispetto all'infanzia dello sfortunato Joao.

Formalmente molto studiato e ricco, nonostante le tantissime inquadrature frontali, piccoli pianisequenza che seguono il susseguirsi delle scene in interno camera dopo camera, I misteri di Lisbona non si risparmia qualche artificio visivo per tenere desta l'attenzione dello spettatore e creare legami, raccordi tra situazioni (l'uso del piccolo teatrino di Joao), così come non si limita a una regia piatta l'esperto Ruiz che infila diverse trovate interessanti dentro un impianto che all'occhio disattento non può che apparire più che classico. Anche dal punto di vista della sceneggiatura, oltre alle piccole e grandi sorprese che il passato dei vari personaggi non manca di riservare, vi sono chiavi di lettura sulle quali lo spettatore è chiamato a riflettere con la possibilità di reinterpretare in maniera differente il contenuto dell'intera opera. L'ambientazione è pervasa da una sobria eleganza, il Portogallo non è la Francia, eppure le stesse dinamiche da romanzo d'appendice accomunano gli amori impediti, le tragedie, le convenzioni emergono anche qui più forti dei sentimenti. Una narrazione piena che non mancherà di alimentare il desiderio di chi ha amato romanzi come Il Conte di Montecristo e altri grandi classici di andare a recuperare anche lo scritto da cui quest'opera è tratta.

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