martedì 8 settembre 2020

CORALINE

 (di Neil Gaiman, 2002)

La firma di Neil Gaiman è una più che discreta garanzia sulla qualità dell'opera che si sta andando a leggere, sia che questa si trovi apposta su un libro per bambini piccini (I lupi nei muri) sia che si tratti di un romanzo breve per ragazzi come questo Coraline, sia che ci si avvicini a un'opera per un pubblico più adulto come potrebbe essere il romanzo American Gods o la splendida serie a fumetti Sandman. Se poi le parole di Neil Gaiman sono supportate, come spesso è accaduto, dai disegni di Dave McKean il risultato finale supererà senz'ombra di dubbio la somma delle parti. Anche per Coraline si conferma l'accoppiata vincente, McKean impreziosisce il romanzo fin dalla copertina con la sua particolare interpretazione della protagonista, all'interno bellissimi disegni in bianco e nero scandiscono in maniera a volte inquietante il passaggio da un capitolo all'altro.

Ci sono diversi aneddoti legati alla stesura del romanzo da parte di Neil Gaiman, episodi che lo stesso scrittore non manca di raccontarci nell'introduzione alla sua storia; Gaiman ci svela ad esempio come la casa dove è ambientato il romanzo abbia qualcosa in comune con la casa dove egli stesso risiede, come il nome della protagonista nasca da un semplice errore di battitura (doveva essere Caroline, vedi a volte il destino...), ma l'aneddoto che ancor più mi ha invogliato alla lettura del libro (oltre al principale motivo che era quello di far contenta mia figlia) è quello legato alle due righe presenti sotto il titolo - L'ho iniziato per Holly. L'ho terminato per Maddy - che con semplicità testimoniano la lunga gestazione di Coraline schiacciata tra impegni più pressanti, Gaiman così inizia a scrivere una favola gotica per la sua figlia più grande, Holly, ma a stesura terminata ormai era l'ora di leggere il romanzo alla figlia più piccola, Maddy. Con le bimbe e con i bimbi si sa, il tempo corre.

Quindi prima del bel film Coraline e la porta magica di Henry Selick c'era semplicemente Coraline. Ancora prima c'era Caroline, piccolo fraintendimento sul quale lo stesso Gaiman gioca all'interno del racconto dove la protagonista, trasferitasi da poco con i genitori nella nuova casa, viene spesso chiamata in modo erroneo dai nuovi vicini. Nella nuova casa Coraline si annoia, i genitori pur volendole bene sono troppo presi dal lavoro, la bambina non ha amici, i coinquilini della casa non hanno bambini, c'è solo un vecchio pazzo che ammaestra topolini in vista di un fantomatico spettacolo e le anziane Miss Forcible e Miss Spink, due ex attrici di teatro che continuano a vivere sul viale dei ricordi. Un tè dalle due anziane signore è quanto di più eccitante Coraline si possa aspettare dalla nuova compagnia (però del tè le due vecchiette leggono i fondi). Così Coraline esplora: la casa, il giardino, gli anfratti, gli angoli e le porte murate che murate non lo sono poi sempre. Un passaggio si apre dietro una di queste che porta Coraline in una casa speculare alla sua, da un altro padre simile al suo, da un'altra madre più gentile e disponibile della sua, quasi identica se non fosse per quei due bottoni cuciti al posto degli occhi. Quell'altra casa, all'inizio così affascinante, diverrà presto per Coraline una sorta di prigione dalla quale organizzare una fuga per ritornare dai suoi veri genitori.

Gaiman crea questa storia per ragazzi imbevendola di un bel tocco di nera inquietudine, alcune atmosfere, soprattutto quelle riportate nella trasposizione cinematografica, potrebbero colpire i più piccoli, di contro Gaiman tratteggia una protagonista molto determinata che ci insegna che le difficoltà si possono affrontare, le paure vincere e nel farlo si può sempre cercare di prendere la decisione più giusta e allo stesso tempo aiutare le persone che hanno più bisogno di noi. Un racconto edificante per i più giovani, una lettura avvincente e un buon passatempo anche per gli adulti (il libro si legge in pochissimo tempo), Gaiman con Coraline va a segno su tutti i fronti.

13 commenti:

  1. l'ho letta nella versione a fumetti di Craig Russell, niente male.

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    1. Quella versione ci manca, potrebbe essere interessante...

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    2. come la versione a fumetti di American Gods è piuttosto "letterale" ma godibile.

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  2. Ho visto solo il film, quel bel film, ma se dovessi scegliere di leggere il libro preferirei la versione a fumetti ;)

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    1. Anche quella versione potrebbe essere interessante in effetti...

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  3. Sembra interessante. Sapevo dell'aneddoto su Coraline/Caroline che ricorda The Naked Lust/ Lunch, ma non ho ancora letto il libro sebbene mi sia già capitato di prendere un romanzo solo per le illustaz di McK. e non era nemmeno di Gaiman che mi pare, da autore, di prendere cose dal Gaimanverse e metterle anche altrove : le due sorelle evocano due personaggi di Casa di Bambola in Sandman e naturalmente hanno qualcosa delle Eumenidi ( che sono tre of course). Se ho capito bene è una Alice 2.0. Craig Russell è bravo ( Killraven , Sandman n. 50 ), ma avrei apprezzato anche un fumetto di Dave McKean o in stile manga da Jill Thompson ( che in japan style ha tradotto alcuni personaggi della saga di Morfeo ). Pazienza. Ciao ciao

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    1. Si, Gaiman ha elementi e temi che ricorrono, in fondo si dice che ogni grande autore racconti sempre la stessa storia in modi diversi. Jill Thompson non sarebbe stata affatto male su Coraline, il lavoro di Russell invece non ho avuto modo di vederlo su Coraline, ma anche lui non deve aver fatto un cattivo lavoro.

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  4. Per me è un piccolo capolavoro.
    Proprio in questi giorni ho riletto Il figlio del cimitero e l'ho adorato come la prima volta.
    Gaiman è uno dei miei scrittori preferiti.

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    1. Anche Il figlio del cimitero era nelle nostre mire, quindi ce lo consigli...

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    2. L'inizio è un po' horror, ma è comunque un libro per ragazzi, io lo adoro.

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  5. è un libro che mi è piaciuto molto, ha molte riflessioni interessanti e la trama scorre via con piacere.

    Sopratutto la riflessione sui bottoni, visto a mio giudizio come una sorta di cecità di fronte a una realtà che non ci piace o che non vogliamo comprendere.

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    1. A quest'ultima riflessione non ci avevo pensato, è un bello spunto, grazie...

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