domenica 20 dicembre 2020

WELCOME TO COLLINWOOD

(di Anthony e Joe Russo, 2002)

Per noi italiani, almeno per quelli un minimo legati alla storia del nostro Cinema, può risultare più difficile che per altri dare un giudizio obiettivo su questo Welcome to Collinwood, remake di uno dei capi d'opera del grande Mario Monicelli: I soliti ignoti. Tra i due film, lasciando da parte i giustificati campanilismi, c'è uno scarto non indifferente. Quella di Monicelli è una commedia molto divertente graziata dalle prestazioni straordinarie di un gruppo d'attori indimenticabili, ma è anche e soprattutto un ritratto d'epoca spesso indicato come ideale nascita della commedia all'italiana, ne I soliti ignoti, oltre alla storia di un gruppo di criminali da quattro soldi, viene mostrata in maniera credibile e realistica, forse come mai fatto prima in una commedia, la situazione di miseria in cui versava il popolo delle borgate romane, in ripresa dalla fine della Guerra Mondiale eppure ancora estraneo ai benefici economici dell'industrializzazione nascente e dell'arrivo incombente della società dei consumi, qui emerge forte la condizione di disagio di famiglie povere segnate da uomini senza lavoro e dediti a piccoli crimini per tirare avanti, in una scena emblematica (e divertentissima) del film quella sagoma di Capannelle (Carlo Pisacane), cercando un altro dei protagonisti in una borgata di periferia, chiede a un ragazzino che gioca per strada se conoscesse un certo Mario. "Qua di Mario ce ne stanno cento" risponde il ragazzino, Capannelle allora lascia intendere al piccolo che il Mario che cerca lui fa il ladro, e il ragazzino con grande naturalezza gli risponde: "e sempre cento so' ". Questa dimensione, importantissima nell'originale, si perde completamente in Welcome to Collinwood che si concentra sull'aspetto più comico della vicenda, quello dell'impresa della banda del buco. Preso da questo punto di vista, accantonata quindi la valenza sociale del capostipite, Welcome to Collinwood è una commedia simpatica che inanella alcuni momenti di comicità ben riusciti, recitata da un bel gruppo di attori e che senza lungaggini chiude la vicenda nel giro di un'oretta e mezza scarsa garantendo allo spettatore una visione piacevole e senza pensieri.

Siamo a Collinwood, quartiere operaio di Cleveland, non di certo la zona più ricca della città, storicamente abitata da minoranze: italiani, est europei, afroamericani. Cosimo (Luis Guzmán) ha un bel colpo per le mani, quello che in gergo si chiama Bellini, il colpo che può cambiarti la vita, peccato che al momento non sia in grado di portarlo a termine in quanto ospite delle patrie galere. Nel tentativo di trovare un capro espiatorio per uscire di galera, l'italiano incarica la sua compagna Rosalind (Patricia Clarkson) di muoversi all'esterno del carcere, così facendo purtroppo per Cosimo la storia del Bellini si diffonde e raggiunge diverse paia di orecchie, in particolare quelle di Pero (Sam Rockwell) un perdente dal piglio intraprendente che si approprierà del piano per svaligiare la cassaforte di una gioielleria usando il classico espediente del buco; con lui lo scalcagnato Toto (Michael Jeter), il padre di famiglia Riley (William H. Macy) con poppante al seguito e il giovane Basil (Andy Davoli) che si innamorerà della sorella di Leon (Isaia Washington), cosa che scombinerà un po' i piani di tutta la banda. A complicare ulteriormente le cose la bella Carmela (Jennifer Esposito) che da lasciapassare inconsapevole per la realizzazione del piano diventa un chiodo fisso per il sentimentale Pero.

La trama della costruzione e della realizzazione del colpo ricalca molto fedelmente il plot de I soliti ignoti di cui, a parte le differenze sopra descritte, Welcome to Collinwood è un rifacimento parecchio rispettoso. Anche i personaggi ricalcano pedissequamente gli originali, si segnala la partecipazione di un George Clooney in sedia a rotelle nella parte che fu di Totò a insegnare al gruppo come scassinare una cassaforte, su un tetto, tra i panni stesi, proprio come accadeva nel film di Monicelli. Il ruolo principale che fu di Gassmann qui sta a un sempre bravo Sam Rockwell, ma anche tutti gli altri protagonisti attingono fedelmente ai corrispettivi italiani. Il film è veloce, ha un buon ritmo, gode di alcuni momenti esilaranti che attingono anche alla slapstick comedy, il cast è di tutto rispetto, basterebbe già il trio Clooney, Rockwell, Macy a garantire la buona riuscita di un film che va preso per quel che è, un omaggio divertito a un classico inarrivabile, in questo Welcome to Collinwood funziona a dovere e non delude, bisogna sforzarsi di non fare paragoni che per il film dei fratelli Russo non potrebbero che rivelarsi ingloriosi, non si deve pensare a Gassmann, Mastroianni, Totò, Murgia, Carotenuto e compagnia bella né al contesto sociale, tenendo presente quanto appena detto, allora si può guardare Welcome to Collinwood e passare un'ora e mezza senza pensieri.

4 commenti:

  1. Risposte
    1. Sì, non si devono fare paragoni e alla fine ci si diverte!

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  2. Paragoni assolutamente no, anche perché culture diverse, comunque un film piacevole sì ;)

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