venerdì 16 aprile 2021

LA RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO

(di Mario Bava, 1963)

Film anticipatore questo di Bava, forse più importante per il fatto di aver dato il la al filone del giallo all'italiana che non per il suo reale valore intrinseco che, a parte per la sua riuscita sul piano registico e visivo, non lascia particolari emozioni a imprimersi nella memoria dello spettatore. Non è questo l'unico film di Bava ad aver dettato la via ai suoi successori nel canonizzare questo o quell'altro genere italiano, dal gotico al giallo per passare al western più scanzonato e allo slasher, poi sappiamo che mettere punti fermi e datare l'inizio di un dato fenomeno non è sempre così semplice, Bava è considerato però proprio tra i precursori di svariati filoni del cinema di casa nostra, di questo si deve dargli atto, a questa fama ha contribuito in parte anche La ragazza che sapeva troppo, film che ha aiutato altri registi e soprattutto i critici a tracciare un'ideale scaletta per punti delle caratteristiche del genere in questione: il giallo all'italiana (punti che non stiamo ad elencare uno per uno, li si trova facilmente con una breve ricerca in rete). Pensiamo anche che si è nel 1963, sette anni prima che arrivino sugli schermi i ben più noti gialli di Dario Argento.

Il film si apre con una sequenza aerea che mostra l'arrivo in Italia, a Roma per la precisione, di un volo della TWA dal quale scende l'americana Nora Davis (Letícia Román), giovane donna giunta nel Belpaese per passare una vacanza ospite dell'anziana Ethel (Chana Coubert) la quale, malata, è accudita dal suo medico, il Dottor Marcello Bassi (John Saxon) che trova fin da subito la giovane Nora molto attraente. Il viaggio dell'americana in Italia purtroppo non inizia con i migliori auspici, già in aeroporto Nora viene coinvolta nell'arresto di un compagno di volo trafficante di droghe leggere, inoltre durante la sua prima notte a Roma la vecchia Ethel muore in seguito a un malore, durante la successiva sortita in cerca di aiuto Nora viene aggredita da un ladro che le ruba la borsa. Al termine di questa brutta esperienza in una Roma notturna e stranamente deserta (siamo comunque sulla scalinata di Trinità dei Monti), a turbare ancor più la turista arriva l'omicidio; una donna con un pugnale conficcato nella schiena si palesa davanti a Nora, inseguita dal suo assassino, al che la povera ragazza sviene non vista dal brutto ceffo. Al risveglio nemmeno l'ombra del cadavere della donna; sia la polizia che i medici che visiteranno Nora, così come lo stesso Marcello, tenteranno di convincerla che la sua esperienza è stata tutta una fantasia dettata dal trauma per la morte di Ethel e dalla successiva aggressione. Una volta tornata sul luogo del delitto Nora conoscerà Laura Torrani (Valentina Cortese), un'amica di Ethel e proprietaria di una casa prospiciente a Trinità dei Monti, la donna inviterà Nora a stare a casa sua per evitarle il soggiorno nel luogo del decesso di Ethel. Ma il delitto al quale Nora è convinta di aver assistito continuerà a tormentarla, scoprirà che lo stesso ha legami concreti che affondano nel passato...

Si apre sulle note di Furore cantata da Celentano, siamo nei 60 e Roma è una città da cartolina, il contrasto tra lo splendore della capitale e i temi foschi del film ben si amalgamano in un'alternanza luce e buio anche metaforica, le panoramiche sulla città eterna hanno valso al film diversi paragoni con il ben più celebre Vacanze Romane, allo splendore capitolino fanno da contraltare le sequenze notturne ambientate principalmente a Trinità dei Monti o nella casa dove soggiorna la protagonista. Proprio con le luci e con le ombre Bava compie il suo piccolo miracolo di estetica, ultimo film girato in bianco e nero dal regista che riesce a massimizzare i risultati di una fotografia curata da lui stesso in prima persona, esemplari le riprese sugli interni in notturna della centralissima casa della signora Torrani. L'accumulo di tensione, a dire il vero non proprio da far tenere il fiato, è costruita proprio sui giochi d'ombra e di luce e sul bel lavoro fatto sul sonoro, discreto e ben calibrato, si pecca invece in fase di sceneggiatura con alcune dinamiche facilmente intuibili e uno sviluppo non sempre esemplare. Come si diceva un film importante a suo modo per il nostro cinema, non così eccezionale rivisto oggi se non sotto gli aspetti sopra descritti, consigliato solo ai cultori del genere in questione.

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