lunedì 27 gennaio 2025

THE GREAT WHEN - IL GRANDE QUANDO

(The great when di Alan Moore, 2024)

Alan Moore torna al romanzo dopo un intervallo di tempo relativamente breve se consideriamo che tra l'uscita de La voce del fuoco, sua prima opera letteraria (una raccolta di racconti), e il successivo "romanzo monstre" che va sotto il titolo di Jerusalem passarono esattamente dieci anni; lo iato successivo all'interno della produzione letteraria del bardo di Northampton si ridusse ai sei anni di attesa, questo il tempo che ci volle per dare alle stampe la successiva antologia di racconti Illuminations con la pubblicazione della quale arriviamo all'anno del Signore 2022. Dopo l'uscita di Illuminations iniziarono a rincorrersi le voci che davano Alan Moore in procinto di editare non solo un romanzo prossimo venturo ma addirittura una pentalogia di scritti aventi come protagonista una versione alternativa e ovviamente magica e ovviamente storica di Londra, spostando così l'attenzione dalla natia Northampton alla capitale dell'Inghilterra e del Regno Unito. Con un'attesa di soli due anni i fan di Alan Moore hanno così avuto la possibilità di mettere le mani sul primo capitolo di questa nuova saga, The great when - Il grande quando, racconto che probabilmente presenterà punti di contatto con le opere prossime a venire che Moore scriverà ma che resta leggibilissimo a sé stante senza lasciare appeso il lettore con l'ansia dell'uscita del capitolo successivo per vedere "come va a finire la storia". A questa accelerazione della produzione romanzesca di Moore è probabile che abbia contribuito non poco la recente disaffezione verso il media del fumetto da parte dell'autore inglese, media che lo ha consacrato e gli ha permesso di dedicarsi a ciò che ora meglio lo soddisfa; l'allontanamento dell'autore dal mondo dei comics è attribuibile a una disillusione dettata da delusione nei confronti dell'industria del fumetto e della malagestione da parte della stessa dei rapporti con i creativi e con gli autori, una delusione che si unisce anche all'insofferenza per un'idolatria immatura nei confronti degli stessi autori da parte di un fandom che lo scrittore, in tempi recenti, addita spesso come composto da adulti non del tutto cresciuti, una presa di posizione spinta anche da un'amarezza di fondo che, come spiegò anche sua figlia Leah in occasione di diverse interviste, ha smorzato l'entusiasmo di cotanto padre nei confronti di una forma d'arte che Moore ha amato e apprezzato per tantissimi anni della sua vita (alcuni dei massimi capolavori del fumetto britannico e statunitense sono suoi). Così è probabile che nei prossimi anni vedremo meno fumetti (o nessuno) firmati Alan Moore ma avremo una sua produzione letteraria in crescita costante.

Siamo nella Londra devastata e cosparsa di macerie del secondo dopoguerra; gli abitanti della capitale inglese arrivano da anni di terrore e bombardamenti, da un lungo periodo di stenti e distruzione a seguito del quale fanno fatica a rialzare la testa e risollevarsi dalla miseria più nera. Tra loro c'è il giovane Dennis Knuckleyard, appena diciottenne e più o meno solo al mondo, senza casa e senza famiglia il giovane ha trovato alloggio all'interno della vecchia libreria di Ada "Cicca" Benson nella zona di Shoreditch. La donna non è proprio quella che possa definirsi un'anima pia, consente al ragazzo di stazionare in una modestissima stanza provvedendo al minimo indispensabile per la sua sopravvivenza in cambio del lavoro di Dennis in libreria e di tutta una serie di piccole commissioni da espletare in giro per Londra. Dal canto suo Dennis, pur non esaltato dalla sua attuale condizione, perlomeno trova a sua disposizione i libri della Lowell's Books & Magazines e può contare sulla presenza di un tetto sulla sua testa. Dennis riesce almeno a svagarsi con la compagnia di un paio di amici con i quali di tanto in tanto si trova in qualche pub: il giornalista John "si tira avanti" McAllister e il giovane e spiritoso avvocato Clive Amery. In una delle sortite di Dennis per conto di Ada il giovane si reca da un libraio di nome Harrison per acquistare, tirando sul prezzo se possibile, dei libri di un certo Arthur Machen ai quali Ada è interessata per la sua libreria. Nel lotto di libri che Dennis riesce a recuperare c'è anche un titolo, citato in uno dei libri di Machen, di uno scrittore misterioso. Il libro si intitola Una passeggiata per Londra ed è firmato Thomas Hampole, un libro che parla di un'altra Londra, un libro che non dovrebbe esistere e che di sicuro non sarebbe dovuto capitare nelle mani inesperte e inconsapevoli di Dennis Knuckleyard il quale, dal momento in cui ne viene in possesso, si troverà scaraventato in una serie di avventure occulte e misteriose che metterebbero a dura prova la salute mentale di chicchessia.

Alan Moore torna ai suoi temi preferiti e alle sue passioni di sempre alcune delle quali sono indubbiamente le realtà magiche, i mondi alternativi e mistici e la storia delle città, delle loro zone periferiche, il volto nascosto delle stesse. Come già accadeva in Jerusalem con il vecchio quartiere del Boroughs di Northampton, anche ne Il grande quando emerge forte l'importanza della toponomastica e dell'adesione al tessuto cittadino da parte di Moore, un tessuto che qui viene definito come un riflesso, un'ombra di quella che è la vera Londra, la Long London, un regno, una città nascosta i cui accessi sono celati tra le vie della Londra della nostra realtà e conosciuti solo da pochi adepti. L'idea di una città doppia, alternativa a quella vista come "reale" dai non iniziati, non è certamente nuova; rimanendo sulla stessa capitale inglese potremmo citale il Nessun dove di Neil Gaiman ad esempio che, in maniera sicuramente diversa, tratteggia anch'egli una Londra nascosta e accessibile non certo a tutti. Lo stesso Moore in Jerusalem aveva descritto piani d'esistenza alternativi e magici con quella meraviglia che era il Mansoul. Come per i riferimenti toponomastici che si rifanno a quelli della Londra reale anche molti dei personaggi presenti ne Il grande quando, anche i più bislacchi e all'apparenza improbabili, hanno avuto una corrispondenza nella nostra realtà, corrispondenze ben documentate nell'agevole appendice presente in coda al romanzo dove sono contestualizzati protagonisti, fatti ed episodi con il loro parallelo reale (in fondo un libro cos'è se non un'altra realtà, magari specchio della nostra?). Come abbiamo detto sopra Moore sembra aver abbandonato il fumetto in favore della letteratura, in qualità di mago e sciamano inserisce nel suo romanzo un libro magico che è viatico per una realtà alternativa dove si rischia di perdere la ragione, dove l'essenza delle cose è mobile e mutevole, incomprensibile a un primo impatto, soggettiva e interpretabile dai sensi di ognuno in maniera diversa, una Londra dove Arcani e Archetipi percorrono maestosamente strade impossibili, personificazioni di entità e concetti come il Crimine, la Sommossa (La Bellezza dei Tumulti) e via di questo passo troneggiano su una realtà altra profondamente terrificante. È più che certo che anche questa volta, nonostante il bel lavoro di traduzione da parte di Tessa Bernardi, qualche gioco di parole, qualche riferimento, qualche arguzia di uno scrittore fine e incontenibile come Moore vada persa nel passaggio dall'inglese all'italiano; ciò nonostante, oltre a una storia forse più abbordabile rispetto ad altre narrazioni del Nostro, non si può fare a meno di apprezzare uno stile di scrittura tanto elegante quanto colto nei riferimenti, magari non sempre semplice e scorrevole, ma comunque intrigante e stimolante. Di per sé Il grande quando presenta una sorta di chiusura che sappiamo si rivelerà essere solo un tassello di una narrazione più ampia ma che per ora, in attesa del prossimo volume, può anche bastare a sé stessa, nell'augurio che i tempi di uscita dell'annunciato prossimo capitolo siano ragionevolmente brevi.

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