(Gezora, Ganime, Kameba: Kessen! Nankai no daikaijû di Ishirō Honda, 1970)
Ogni tanto, anche nel passare qualche brutto momento a causa di influenze dai risvolti pesantucci, si riesce a trovare qualcosa di (relativamente) positivo. Se nella vita di un uomo vicino ai cinquanta le cose girano più o meno nella normalità, cosa che già è una fortuna visti i tempi che corrono, il sopra citato uomo dovrebbe trascorrere le sue giornate a lavoro: ufficio, colleghi, rotture di palle, pausa caffè, schermo del computer e via di questo passo. Salvo congiunzioni astrali molto fortunate però, in media, almeno una volta l'anno capita di buscarsi qualcosa e di dover usufruire febbricitanti di un paio di giorni di mutua, a chi non è mai capitato? Ora, questo cosa comporta? Comporta di trovarsi a casa al mattino in piena settimana e in un periodo non festivo, situazione spesso anomala per un lavoratore, impossibilitato a uscire, cotto a puntino e frantumato sul letto (sappiamo tutti quanto qualche linea di febbre possa distruggere un uomo!). Probabilmente, luogo comune ma non così lontano dal vero, una donna ne approfitterebbe per fare qualcosa di utile, forze permettendo (l'organismo femminile ne tira sempre fuori in misura maggiore), un uomo però può comunque adoperarsi per allungarsi, raggiungere il telecomando e iniziare a fare zapping. E qui si apre un mondo, un mondo fatto di canali privati di terza, quarta e quinta categoria (prima e seconda nemmeno sono contemplate), spazi pieni di televendite inconcepibili, pubblicità locali che fanno rimpiangere amaramente slogan come quello che diceva: "se tuo figlio spilungone non ci sta tutto nel letto non cercare di accorciarlo, piuttosto pensa a... segue marca di materassi che non ricordo", repliche di telefilm ormai dimenticati e perduti nel tempo come lacrime nella pioggia e riproposti in maratone concepite con rigoroso ordine casuale e, a volte, se siete fortunati, da qualche bel ritorno all'infanzia. Sesta Rete (o SuperSix, vedi mai si sintonizzasse qualche ammalato britannico); il mio peregrinare pallido (molto) e assorto (molto meno) si imbatte nei primissimi istanti di un kaiju eiga, da bimbo li adoravo, ce n'è qualcuno di cui non conosco nemmeno il titolo che vorrei tanto rivedere (1), facendo qualche ricerca su Google mentre guardo il film scopro trattarsi di Atom, Il mostro della galassia (i titoli di testa erano già passati, SuperSix non offre informazioni, ma il web...), febbre a 38 o più, mi preparo alla sublime visione...L'umanità si prepara a festeggiare la conquista di Giove, la sonda spaziale Helios-7 viaggia verso il pianeta gigante; durante il viaggio la sonda terrestre viene però invasa e dirottata da quella che all'apparenza sembra essere una sostanza gassosa blu, dopodiché Helios-7 compie una sorta di dietrofront per atterrare nuovamente sulla Terra, vicino un'isola abitata da una tribù di indigeni con tanto di santone e da una popolazione di giapponesi in loco sin dai tempi della guerra in qualità di colonizzatori. Una volta ammarata l'Helios-7, l'entità aliena (Atom) prende possesso di una seppia modificandone la struttura fisica (Gezora) ingigantendola e rendendola molto, molto aggressiva. Dopo i primi avvistamenti e la scomparsa delle prime vittime, un gruppo formato da alcuni indigeni, tra i quali c'è il giovane Rico, (Noritake Saito) e da alcuni giapponesi come il fotografo Taro Kudo (Akira Kubo), tenta di opporre resistenza e fermare la creatura. Atom però non si limiterà a possedere la seppia ormai gigante, trasformando e alterando anche una granchio (Ganime) e un'iguana (Kamoebas). La lotta sarà impari e senza quartiere, non mancheranno scontri tra gli stessi mostri e un finale in cui l'ingegno dell'uomo e le forze della natura troveranno il modo per rimettere a posto le cose.
I Kaiju Eiga (strana bestia letteralmente) sono i classici film di mostri giapponesi, pellicole che vedono protagoniste creature di norma giganti, devote alla distruzione, dall'effetto sullo schermo spesso incline al "ridicolo" grazie al loro aspetto da giocattoloni di gomma realizzati in economia (almeno i classici). Dietro l'apparente facciata scanzonata è però necessario andare a leggere tra le righe cercando di capire come dietro alcuni elementi di questo tipo di film, esploso in maniera definitiva nel 1954 con l'uscita di Godzilla (sempre di Ishirō Honda, vero maestro del genere), si nascondano paure e traumi del Giappone del secondo dopoguerra, un Paese che porta ancora fresco nella memoria il ricordo delle tragedie immani di Hiroshima e Nagasaki, della distruzione, del pericolo nucleare (il cui provocare deformità è insito nella natura di questi mostri) e della devastazione delle città, altro elemento che spesso ricorre in questo tipo di film e, non dimentichiamo, telefilm (pensiamo a Megaloman, Ultraman, etc...). Detto che le origini che stanno dietro la nascita di queste mostruosità e di questi film poggino su basi più che serie e rispettabili, nella fattispecie Atom, il mostro della galassia, tra gli ultimi film di Honda, si lascia ricordare per la singolarità della scelta del mostro principale, una seppia gigante che, nonostante l'aspetto un poco ridicolo, viene animata in maniera egregia dal direttore degli effetti speciali Teruyoshi Katano, arrivato in sostituzione del maestro Eiji Tsuburaya da poco scomparso (da poco all'epoca del film si intende), grazie al movimento dei tentacoli della bestia molto credibile e dinamico. Per il resto il film va preso un po' così, come ritorno a un altro tempo (del cinema, della nostra vita); di per sé la trama è un mero pretesto per inscenare lo scontro tra l'ingegno dell'uomo e la forza primordiale di queste bestie mutate, tra qualche ingenuità e diversi passaggi ben realizzati ne esce un film perfetto da guardare sotto effetto di antipiretici, ci si gode i momenti con questi mostri giganti, i loro suoni inarticolati e l'arte molto materica dell'arrangiarsi con gli effetti speciali. Nostalgico.
1. Per chi volesse aiutarmi a recuperare il titolo di un film di cui serbo solo un vago ricordo ma che ho la ferma impressione da piccolo mi piacesse parecchio (all'epoca li replicavano spesso), lo spunto è il seguente: ricordo una statuetta recapitata a qualcuno in una scatola, la statuetta in qualche modo poi si animava cambiando dimensioni e diventando una sorta di guerriero che poi (forse) avrebbe combattuto i mostri. Il ricordo però potrebbe anche essere fallace, se qualcuno avesse informazioni a riguardo sentitamente ringrazio.