(di Francesco Rosi, 1963)
Si dice che i grandi film non risentano del passare del tempo e che in qualche modo riescano a risultare sempre attuali, considerazione questa che senza ombra di dubbio ben si sposa a un film come Le mani sulla città di Francesco Rosi, attualissimo pur essendo uscito nell'ormai remoto 1963. Opera marcatamente politica, pur presentando manovre di partito, abusi e collusioni tra cariche pubbliche e imprenditoria privata mutuate da situazioni proprie di un'epoca ormai lontana, per contenuti Le mani sulla città potrebbe benissimo essere stato girato l'altro ieri tanto le faccende di malaffare riecheggiano e somigliano alle malefatte della classe politica nostra contemporanea. Purtroppo il film di Rosi, il suo perdurare nell'essere così maledettamente contemporaneo, ci sbatte in faccia a distanza di sessant'anni un malessere e un malcostume ancora endemico del nostro Paese, un'abitudine così radicata da sembrare ormai quasi inestirpabile, come se nessun tipo di diserbante avesse le proprietà necessarie per sradicare la gramigna cattiva. Interessante vedere quanto addentro al sistema politico Rosi decida di andare per raccontare e filmare la sua storia, molto parlata, molto dibattuta, un film dove le sedute del Consiglio Comunale diventano protagoniste e le manovre politiche sottobanco il loro naturale e opportunistico controcanto, e già ce li immaginiamo (non che ci voglia chissà quale immaginazione) i nostri governanti adottare pratiche per nulla dissimili a quelle messe in campo dal fittizio Consiglio Comunale della Napoli del boom edilizio presentataci dal regista partenopeo.Edoardo Nottola (Rod Steiger) è un consigliere del Comune di Napoli ma è anche e soprattutto un proprietario terriero imparentato con il titolare di una grossa impresa edilizia partenopea. Negli anni del boom economico e della cementificazione selvaggia Nottola cerca in ogni modo di aggirare il piano regolatore della città per orientare lo sviluppo edilizio nella zona dove sono ubicati i terreni di sua proprietà e potervi quindi edificare palazzi moderni con la scusa del benessere dei cittadini ora costretti a viveri in case vecchie e fatiscenti nel centro di Napoli. A muovere la volontà del consigliere, appartenente a uno dei partiti della destra parlamentare, non è ovviamente l'interesse comune ma il più bieco dei tornaconti personali. Intanto in centro città, in uno dei cantieri dove opera il gruppo di Nottola, crolla un palazzo uccidendo due persone e menomando a vita un ragazzino; l'episodio è la goccia che fa traboccare il vaso e le opposizioni, guidate dal consigliere della sinistra De Vita (Carlo Fermariello, vero politico e sindacalista dell'epoca), pretendono l'istituzione di una commissione d'inchiesta per indagare sulle manovre del consigliere Nottola e dei suoi. Le elezioni sono vicine e bisogna muoversi con i piedi di piombo, gli scontri in sala di consiglio si susseguono ma gli interessi politici, le alleanze dell'ultimo minuto e gli opportunismi personali avranno come sempre la meglio sul benessere e sulla vita dei cittadini.
Francesco Rosi si è distinto per una carriera che ha toccato con classe e maestria il cinema di impegno civile e di denuncia, in questo senso Le mani sulla città è solo uno degli esempi del lavoro di un regista che ha inanellato opere come Cadaveri eccellenti (1976) che richiama gli anni di piombo e i movimenti occulti all'interno di organi di Stato e partiti, Salvatore Giuliano sulla vita del celebre bandito e sulla strage di Portella della Ginestra o Il caso Mattei, film per il quale Rosi affermò di aver ricevuto anche minacce di morte. Per Le mani sulla città Rosi si avvale della presenza di reali esponenti politici, gente addentro al sistema, e ne ritrae vitalità e magagne con piglio documentato e documentaristico senza mai mettere da parte l'idea di offrire un ottimo spettacolo al suo pubblico. Ne è la dimostrazione pratica tutta la parte iniziale del film con riprese aeree introduttive di grande fascino realizzate in un'epoca dove la monotonia del drone era ancora ben lungi dal palesarsi, con la sequenza del crollo della palazzina, semplicemente magistrale, e con le coreografie delle folle e dei soccorsi in scene gestite, tra studio e improvvisazione, in maniera davvero impeccabile, firma di un gran regista. La veridicità delle situazioni, lo studio delle meccaniche, la visione dei personaggi sono tutti elementi ben esemplificati dalla frase apposta in chiusura di film: "I personaggi e i fatti sono immaginari, ma autentica è la realtà che li produce". Nel tratteggiare l'opportunismo e il trasformismo politico così tanto in voga ancora oggi Rosi centra il bersaglio senza esitazione, attraversa le decadi con la leggerezza dell'opera pienamente riuscita e sigla uno dei classici imperdibili del nostro cinema che vive in alcuni episodi (e molto bene) anche oltre il mai dimenticato neorealismo.