giovedì 24 marzo 2011

IL MISTERO DEL CADAVERE SCOMPARSO

(Dead men don’t wear plaid, di Carl Reiner, 1982)

Con questo Il mistero del cadavere scomparso Carl Reiner mette in scena un divertito omaggio al cinema degli anni 40 e alle pellicole e alla narrativa di stampo Hard Boiled. Una commedia demenziale, dove la trama non ha un’importanza fondamentale, dove l’indagine del detective privato Rigby Reardon prosegue sul filo di intuizioni del tutto inverosimili e grottesche, dove anche la scoperta finale naviga volutamente nell’assurdo.

Un noto scienziato appassionato di formaggi scompare a seguito di un sospetto incidente d’auto. Alla porta dell’occhio privato interpretato dal simpatico Steve Martin bussa la figlia dello scienziato che, seguendo le regole del miglior Hard Boiled dettate da gente come Chandler o Spillane, risulta essere un’avvenente ed elegante fanciulla, Juliet Forrest, interpretata da Rachel Ward, vista anni fa in Uccelli di rovo.

La ragazza è convinta che dietro l’incidente d’auto ci sia del dolo, tesi avvalorata dallo strano comportamento tenuto dal padre nel periodo precedente la scomparsa. Da qui parte l’indagine di Rigby che inanella una serie di stereotipi da scuola dei duri, sforna le classiche battute da uomo fatto e finito che sono divertenti già in bocca ai protagonisti del noir classico, figuriamoci in questa parodia. Lungo il dipanarsi decisamente sconnesso della matassa, Rigby farà parecchi incontri e proprio qui sta la trovata del film. I vari personaggi che il detective incontra sono stelle del cinema passato, scene di film celebri e meno celebri sono state inglobate dal regista nella trama in maniera coerente (per quanto possa considerarsi coerente tutta questa storia). Assisteremo quindi a camei di Humprey Bogart, che lavora per Rigby, ma anche a comparsate di Cary Grant, Lana Turner, Burt Lancaster, Bette Davis, James Cagney, Veronica Lake e molti altri in scene tratte da pellicole quali Notorius, Il postino suona sempre due volte, etc, etc.

Il bello del film è principalmente questo, la citazione. E’ divertente cercare di riconoscere i film dai quali sono tratti gli spezzoni, i vari attori e la parodia del detective alla Marlowe è decisamente riuscita. Steve Martin poi è sempre in palla.

Non mancano alcuni difetti: il plot è solo un pretesto, la trama non è avvincente, non c’è un vero caso da seguire. Ci si diverte con moderazione e il finale è parecchio strampalato. E’ un divertissement che ha dalla sua anche l’esigua durata, in meno di un’ora e trenta minuti non è così facile annoiarsi anche se, in questo caso, non impossibile.


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