lunedì 6 giugno 2011

MUSIC BOX 8

Ho sempre avuto un'approccio alla musica istintivo, emotivo, viscerale, se così vogliamo definirlo. La maggior parte dei miei ascolti si orientano, a parte qualche rara eccezione, verso gruppi/autori/cantanti di lingua estera. Quasi sempre l'emozione, qualsiasi essa sia, suscitata in me da un brano musicale prescinde dal testo del brano stesso.
Ho sempre reputato questa la grande magia della musica, il fatto di riuscire ad entrare in sintonia con un pezzo, magari sentendoci dentro tutt'altro da quello che l'autore voleva trasmettere, senza bisogno di conoscerne il significato dei versi (spesso deludenti tra l'altro).
Non dico di non aver mai studiato alcuni tra i miei pezzi preferiti, album interi in diversi casi. Purtroppo è un'attività legata a periodi in cui la quantità di tempo libero a mia disposizione era decisamente superiore, le modalità di fruizione della musica sicuramente migliori.

In ogni caso ci sono testi che mi hanno colpito e hanno esercitato quella funzione di valore aggiunto che mi ha fatto apprezzare il brano in misura ancor maggiore.

Uno di questi è il testo di Time dei Pink Floyd.
Testo semplice eppure evocativo, denso anche di quella malinconia dal forte sapore inglese che da sempre apprezzo.

Non è solo il tempo che passa messo in relazione all'età anagrafica. Non sono i capelli che ingrigiscono, la stanchezza, le notti insonni. Non è questo. Non solo.

E' più che altro la sensazione terribilmente irritante che il tempo scivoli via inesorabile tra le dita, sempre più. Che gli attimi non si concretizzino in qualcosa di produttivo. La sensazione che spesso questo tempo (o il suo impiego) non ti porti da nessuna parte.
Il dubbio che avresti potuto spenderlo meglio o più intensamente.

E poi un giorno realizzi che dieci anni sono passati,
nessuno ti ha detto quando iniziare a correre e tu ti sei perso il segnale di via...


Il tempo passa, i sogni accantonati, i progetti non realizzati... un passaggio insieme amaro e bellissimo

Ogni anno diventa più breve, sembra non ci sia mai tempo, progetti che si risolvono in nulla o in una mezza pagina di righe scribacchiate, aspettando in preda a una quieta disperazione, è lo stile inglese, il tempo è andato, la canzone finita, pensavo avrei avuto qualcosa in più da dire.

Shorter of breath and one day closer to death



Ticking away the moments that make up a dull day
Fritter and waste the hours in an offhand way
Kicking around on a piece of ground in your home town
Waiting for someone or something to show you the way

Tired of lying in the sunshine staying home to watch the rain
And you are young and life is long and there is time to kill today
And then one day you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun

And you run and you run to catch up with the sun, but it's sinking
Racing around to come up behind you again
The sun is the same in a relative way, but you're older
Shorter of breath and one day closer to death

Every year is getting shorter, never seem to find the time
Plans that either come to naught or half a page of scribbled lines
Hanging on quiet desperation is the English way
The time is gone, the song is over, thought I'd something more to say

4 commenti:

  1. Come non intervenire?...Ciao Firma, è un pò che non ci troviamo su queste pagine, ma sai il Tempo è quello che è...anzi, di tempo ce n'è, ma a volte, proprio perchè passato in attività poco produttive o realizzanti, tipo un lavoro alienante che fa sentire tutta la sua inutilità ogni giorno di più, ti porta a quella "quieta disperazione" che è tutt'altro che appannaggio inglese. Il Tempo è spesso sinonimo di vuotezza e assenza, concetti che Waters e soci svilupperanno in maniera più viscerale nell'album successivo a Dark Side of the Moon, da cui è tratta Time; il disco è ovviamente Wish You Were Here.
    Time è sicuramente uno dei pezzi cardine di DSOTM, uno dei momenti più ispirati della poetica watersiana e che racchiude in sè uno dei più bei soli di Gilmour, soprattutto in questa versione tratta da P.U.L.S.E., in cui (leggano da cui in avanti solo i chitarristi) l'Uni-Vibe e le Doppolas smorzano l'effetto graffiante del Big Muff, rendendolo più precario, insicuro e malinconico in un vortice di deley ridondante che gioca con il senso di ripetitività del tempo, tutti concetti già espressi dalle liriche. Come vedi il mio approccio all'ascolto di un pezzo è ancora imprescindibile dall'analisi testuale e laddove lo meriti anche da quella tecnico-compositiva. Gilmour, su tutti gli altri chitarristi, è famoso per far "parlare" la sua Fender e in questo brano ne dà ampia dimostrazione, fuori da ogni infondata retorica. Quindi hai ragione anche tu, quando dici che la magia della musica può trasmettere le emozioni che normalmente vengono veicolate dal testo e questo permette anche, in alcuni casi, di prendersi il lusso di non comprendere il testo, ma ben altra cosa è associare le suggestioni proposte dalla musica a quelle delle liriche che, nel caso dei Pink Floyd, vale quasi sempre la pena conoscere.
    Non vorrei annoiare, perchè su pezzi come questo potrei parlare delle ore, ma approfondirò ulteriormente l'importanza della comprensione di un testo nel prossimo post di RN che ho in cantiere, sempre che il troppo tempo e il guardar la pioggia dalla finestra non lo trasformino in una mezza pagina di righe scarabocchiate...

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  2. Aspetto il tuo post con curiosità. Sapevo che questo post avrebbe avuto buone possibilità di stanarti e riportarti da queste parti.

    Ora vado a informarmi sulle parti tecniche per me fuori portata :)

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  3. Direttamente dalla terra dei Pink..I leave you a message, my friends! Qui e' fantastico..uffa voglio stare un'altra settimanaaaaaaa!!!
    Presto vedrete le foto di questa ridente cittadina (Worcester)
    Baci a tutti
    Ci si vede lunedi'! :((((
    Laura

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  4. Figo! Un commento d'oltremanica.

    Divertiti!

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