giovedì 5 novembre 2020

NOTTE SULLA CITTA'

(Un flic di Jean-Pierre Melville, 1972)

Ultimo film girato da Jean-Pierre Melville prima della sua scomparsa che avverrà l'anno successivo; Notte sulla città non ha la compiutezza di altre opere fondamentali del polar come I senza nome o Frank Costello faccia d'angelo, gli altri due film del regista che vedono protagonista Alain Delon, rimane comunque un'ottimo tassello del noir francese, un film con un piglio crepuscolare e, come spesso viene definito il Cinema di Melville, decisamente malinconico. La prima bellissima sequenza è emblematica dei toni scelti anche nell'ambientazione: un'auto lentamente percorre una strada deserta di una cittadina sul mare, una località in espansione che d'inverno vive la sua fase di stanca, grandi palazzine moderne che hanno l'aria dell'abbandono, in questa solitudine spettrale una filiale aperta della BNP che sembra messa lì apposta per essere rapinata. Sull'auto quattro uomini, il vento si alza, inizia a piovere a dirotto, il mare con onde altissime si frange sugli edifici prospicenti la costa, il sonoro è battente, caratteristica che tornerà in altre sequenze come quella meticolosa del colpo sul treno. Uno alla volta tre dei quattro uomini entrano in banca, l'epilogo del colpo si bagnerà di sangue.

In parallelo il Commissario Coleman (Alain Delon) pattuglia le strade di Parigi, soprattutto di notte, a bordo della volante numero otto risponde alle chiamate della centrale, raccoglie le soffiate del travestito Gaby (Valérie Wilson) apertamente invaghito di questo tenebroso flic (come da titolo originale). Coleman invece ha una relazione con la bellissima Cathy (Catherine Deneuve), una relazione apparentemente clandestina in quanto la donna è impegnata con Simon (Richard Crenna), il proprietario di un night club che accidentalmente è anche l'ideatore del colpo alla banca, operazione questa che servirà solo per finanziarne una ancora più grossa dove entrerà in gioco il traffico di droga e il più classico (ma non nelle dinamiche) assalto al treno.

Bisogna ammettere che il film presenta qualche sbavatura e diversi passaggi che mettono a dura prova la credibilità degli eventi, uno su tutti l'ormai noto colpo sul treno che avviene con dinamiche che in un blockbuster americano avrebbero dato il via a una sequenza altamente spettacolare e che Melville invece gira con una pazienza e una precisione scrupolosa che si lascia ammirare per il dettaglio, pur se questo va a intaccare un poco il ritmo del film già di per sé non serratissimo, come in molti film d'oltralpe, la sequenza della calata sul treno, della svestizione di Simon con il soffermarsi sui dettagli, sui gesti, in qualche modo non manca di incantare, e proprio il gesto (l'accendere la sigaretta, lo scambio degli sguardi, il riporre con ordine gli oggetti) sembra essere preludio di un finale inevitabilmente amaro, come lo sono alcuni personaggi, come l'ex banchiere Weber (Riccardo Cucciolla), ormai senza impiego, una moglie a carico e, almeno all'apparenza, rapinatore suo malgrado. Gran lavoro sul sonoro, a tratti frastornante: le onde del mare, le pale dell'elicottero, l'avanzare del treno, il ticchettio delle macchine da scrivere in commissariato, quasi a riempire tutti gli spazi. Finale inevitabilmente nero.

Non il migliore di Melville ma nel genere noir, polar, poliziesco, giallo, chiamatelo come volete, la scuola francese ha tanto da offrire e insegnare e indubbiamente il regista parigino ne è uno dei maggiori esponenti.

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