venerdì 20 novembre 2020

SUBMERGENCE

(di Wim Wenders, 2017)

Per un'opera di Wim Wenders si può usare il termine pretenzioso? È così che appare Submergence, a oggi ultima fatica del regista tedesco nel campo della finzione. Sembra inutile in questo caso spolverare il discorso sull'immagine e sullo sguardo che spesso viene tirato in ballo in merito alle opere del regista, la profondità che si è voluta attribuire al film, almeno da parte di qualcuno, e forse inseguita metaforicamente anche dal regista con le riprese sui fondali marini, semplicemente non c'è, a meno che non ci si voglia arrampicare sugli specchi cercando significati nascosti che, fossero anche presenti, mancano di colpire il bersaglio in maniera evidente. Qualcosa di più si può concedere al film a riguardo di un discorso esistenziale portato avanti dai due protagonisti ed espresso in termini di fede, non convenzionale, in particolare dal personaggio di James McAvoy. Ma il fulcro di Submergence non è altro che un risaputo melò, moderno, circoscritto in un arco di tempo molto breve, anche sentito e che avrebbe funzionato di certo meglio se non fosse stato letteralmente affogato in un filosofeggiare appunto pretenzioso e, cosa ancor più grave, per lo più noioso.

Danielle Flinders (Alicia Vikander) è una studiosa che applica la matematica ai sistemi biologici, in particolare quelli legati alla vita marina nella profondità degli oceani. Durante un breve soggiorno a Dieppe in Francia, in attesa di immergersi per una missione di studio che presenta qualche fattore di rischio, Danielle incontra l'affascinante James More (James McAvoy), un tecnico che si occupa di progettare pozzi e impianti idrici in Africa, entrambi apparentemente legati all'acqua e al preservare la vita, in realtà James è un agente inglese sotto copertura che sta per partire per il Continente Nero al fine di scovare dei terroristi che stanno pianificando attentati in Europa. Dopo alcuni giorni di reciproca conoscenza tra i due scoppia un'attrazione che entrambi si porteranno dentro al momento del distacco. Se l'avventura in procinto di cominciare, quella della spedizione sottomarina, sembra portare Danielle verso qualche tipo di pericolo, sarà invece James a trovarsi nei guai senza poter più comunicare con il suo recente amore. Mentre James dal ricordo di Danielle trarrà la forza per cercare di resistere in una situazione estrema, Danielle perderà concentrazione a causa del pensiero fisso al giovane amante che sembra essere sparito nel nulla senza apparente motivo.

Seppur lineare nello sviluppo Submergence riesce a risultare paradossalmente pasticciato, tra la storia d'amore, i discorsi filosofici dei due protagonisti, gli accenni alla fede e quelli all'impegno personale verso fini più grandi, la jihad e il terrorismo islamico e la serie di moti interiori che accompagnano i due protagonisti, il film si sfilaccia perdendo coesione e riservando diversi momenti di stanca. Peccato, perché la coppia McAvoy/Vikander si rivela interessante e ben assortita, dal punto di vista della direzione degli attori Wenders fa un buon lavoro, si avvale inoltre di una buona fotografia in alcune location molto affascinanti. Purtroppo il segmento più virato al thriller (chiamiamolo così per convenzione) con McAvoy in Africa, a parte un paio di scene, è di scarso interesse, nonostante qualche bello spunto Submergence si inabissa nel tedio. Ciò che gli si può concedere è l'approccio sulla mancanza, sull'assenza logorante dell'altro, indubbiamente il tema più interessante del film che avrebbe dato miglior risultato in una narrazione forse più banale, focalizzata sull'intensa e breve storia d'amore, ma che probabilmente sarebbe risultata maggiormente centrata.

2 commenti:

  1. Sono d'accordo, tanto che manco l'ho visto, evitato infatti..

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    1. Su questo non mi sento di consigliare la visione, c'è sicuramente di meglio con cui impiegare il tempo.

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