mercoledì 3 agosto 2022

ESTATE ROMANA

(di Matteo Garrone, 2000)

Garrone prima di Garrone. Oggi uno dei maggiori registi italiani, il successo di Matteo Garrone esplode con l'uscita di Gomorra, siamo nel 2008, annata trionfale per il cinema dello stivale che vede nelle sale anche Il divo di Paolo Sorrentino, momento memorabile per la produzione nostrana. Garrone in realtà aveva suscitato gli interessi della critica già in precedenza con L'imbalsamatore, il regista all'epoca aveva già alle spalle ben tre lungometraggi meno noti al grande pubblico dei quali questo Estate romana è proprio il terzo. Se pensiamo ai lavori più recenti del regista romano, cose come appunto Gomorra, Dogman, Il racconto dei racconti o Reality, il più datato Estate romana sembra distante anni luce per stile e costruzione da questi esiti più moderni. Più libero, immediato, meno studiato, fuori fuoco, il film si presenta come un lavoro meno calibrato ma allo stesso tempo vivace e vitale, capace di inquadrare per bene, anche se in maniera (volutamente) disordinata, esistenze disorganizzate, spontanee, genuine e imperfette in una Roma altrettanto caotica e priva dei soliti riferimenti riconoscibili dal pubblico, i luoghi, come le vite dei protagonisti, prive di appigli certi e universalmente noti.

Siamo nella Roma impalcata pre giubileo, quello del 2000: lavori, caos (più di quello sempre presente nella città eterna), edifici coperti dai teli, cantieri, ponteggi, il solito traffico per una città dal volto diverso. In questo scenario più che movimentato torna a Roma dopo una lunga assenza l'ex attrice teatrale Rossella (Rossella Or), legata alla scena dei palchi d'avanguardia in voga nella capitale negli ormai lontani anni 70. Una volta a Roma Rossella cerca di riprendere i vecchi contatti, torna nell'appartamento di sua proprietà dove ora abita l'amico Salvatore (Salvatore Sansone), un ex avvocato napoletano convertitosi alla vita artistica. Aspirante scenografo per produzioni teatrali indipendenti, in realtà Salvatore è un creativo pigro e molto spesso inconcludente, un po' indolente e indeciso anche sulle svolte sentimentali da dare alla propria vita: invaghito della sua amica e collaboratrice Monica (Monica Nappo) non riesce a dichiararlesi soffrendo anche di qualche malcelato attacco di gelosia infantile. Monica dal canto suo cerca di guadagnarsi la giornata in una situazione difficile, una bambina piccola da mantenere da sola, lavori precari, di giorno a realizzare il mappamondo gigante che Salvatore dovrebbe vendere a un regista di spettacoli teatrali, la sera barista con figlia al seguito, osteggiata anche dalla suocera (Ester Astrologo) che vorrebbe farle togliere la bambina. Altri personaggi minori girano intorno ai protagonisti tutti inseriti nella scenografia di una Roma in rifacimento.

Film molto spontaneo, tanta camera a mano per Garrone che non si preoccupa di infilare inquadrature parziali, strette, con movimenti all'apparenza poco studiati, piani ravvicinati sui volti o su parti di essi, disordine, sonoro in presa diretta, a tratti anche difficile da comprendere su alcuni passaggi dei dialoghi; è tutto girato come se il regista fosse lì con i protagonisti, noi non lo vediamo ma in qualche modo lo percepiamo. Sia questo tipo di approccio nella realizzazione, sia la storia in sé, che non ha uno sviluppo di trama così forte, lasciano passare l'idea di un film molto libero, con una sua certa energia vitale ma anche incompiuto, aperto, fotografia di un momento e di protagonisti in movimento come la città, anch'essi incompiuti, ingabbiati in progetti che anche loro non sanno bene se andranno a frutto e compimento, in bilico tra totale spaesamento e inadeguatezza (Rossella), indolenza e mancanza di direzione (Salvatore) e difficoltà oggettive (Monica). Bravi gli attori, interessante il personaggio di Salvatore che non si scompone mai, nemmeno davanti a un lavoro non pagato, ma che patisce il fatto di non saper gestire il rapporto con Monica e il fastidio di vederla potenzialmente con qualcun altro. Estate romana sembra un laboratorio, un lavoro di elaborazione di un regista ancora immaturo che, come i suoi personaggi, sta ancora cercando il suo posto nel mondo. A posteriori ora sappiamo che quel posto l'ha trovato, chissà però che fine hanno fatto Salvatore, Monica e Rossella.

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