martedì 29 agosto 2023

TRASH HUMPERS

(di Harmony Korine, 2009)

Primo approccio per chi scrive al cinema di Harmony Korine e la speranza che il corpo d'opera del Nostro sia di qualità decisamente migliore rispetto a questa pellicola già cerca di farsi strada a gomitate nel mezzo dello sconforto. Korine, di cui un ampio pubblico conosce almeno il più noto Spring breakers, viene considerato un nome di riferimento per il cinema indipendente americano e un cantore del degrado morale e materiale in cui versano parte del Paese e della sua popolazione, un narratore della mancanza di prospettive e di morale, di etica e di ideali, ma anche un regista capace di cogliere stralci di fascino (bellezza?) anche in queste situazioni ai limiti, come lui stesso ha dichiarato parlando proprio di questo Trash humpers. Purtroppo il film, oltre a corteggiare la noia senza scrupolo alcuno (Korine è qui estremo anche in questo), ha tanto il sapore di un qualcosa in ritardo di, chessò, tipo mezzo secolo o giù di lì? Già nel 1972 il Pink Flamingos di John Waters, qui accostamento facile e già fatto da altri, nello stesso campo di grottesco degrado, riusciva davvero a disgustare, scandalizzare e colpire il pubblico con qualcosa di più significativo, certo, anche in relazione ai tempi. Cosa cercare allora in questo Trash humpers se non v'è novità, se il tentativo di navigare nell'estremo fallisce, se l'idea di scandalo potrebbe balenare nella mente giusto di una monaca di clausura ignara del mondo all'esterno al suo convento (e forse nemmeno)? L'unica via potrebbe essere quella di leggere il tutto usando come chiave l'intenzione di Korine, la sua spinta, la sua idea...

Alcuni strani figuri tra cui una donna (Rachel Korine) si aggirano nella periferie di una città americana, probabilmente Nashville, con delle maschere da anziani grinzosi, vestiti con gusto discutibile e inanellando (rari) discorsi senza capo né coda. Una delle loro attività ricorrenti è quella di simulare atti sessuali con l'ausilio di oggetti inanimati: rapporti con cassonetti dell'immondizia, masturbazione di estremità vegetali e via di questo passo. Il gruppo di (finti nella volontà del regista?) anziani si lascia andare a diversi e ripetuti atti di vandalismo, distruzioni che avvengono in parcheggi poco battuti, in tristissime aree di raccordo, sotto la fredda luce di lampioni isolati; tutte queste azioni provocano spesso eccessi di ilarità demente da parte di alcuni di loro. Nel loro errare senza meta i protagonisti incontrano altra umanità non meno grottesca, sbandata e priva di scopo. Nei rapporti con questi altri figuri, con i quali i nostri condividono una visione simile della vita, sprezzante delle regole e delle imposizioni della società (il discorso in auto), c'è un certo senso di attiguità malsana e malata che contribuisce a creare uno strato di presenza fuori dagli schemi, uomini laterali, come marginalia ai bordi della società. Alcune sequenze smuovono il reiterarsi dell'insensato agire di questi orridi personaggi.

Da ciò che Harmony Korine ha dichiarato durante alcune interviste in merito al film, sembra che l'idea sulla (non) storia di questi personaggi nasca dai ricordi dello stesso regista, quando in un passato in quel di Nashville a Korine capitò di vedere all'opera strani figuri nelle periferie della città; a questo punto di partenza il regista unisce la volontà di andare un po' in controtendenza alla perfezione e alla pulizia delle moderne immagini digitali, sporcando il suo film con una resa analogica con tanto di grana (o effetto sgranato) a creare quella specie di nebbia a suo dire tanto affascinante e perturbante propria dei filmini amatoriali di una volta. Purtroppo in Trash humpers sembra che non ci sia neppure un singolo elemento di interesse, a fine del primo decennio del nuovo millennio queste immagini non stupiscono, non disturbano, non emozionano, non sembrano avere una valenza sociale e rispecchiano, e forse in questo il film è riuscito, il vuoto assoluto dei suoi protagonisti. L'idea di registrare su vecchie VHS usate, oltre a non essere né rivoluzionaria né innovativa, non aggiunge nulla a un film la cui colpa maggiore è quella di non avere un vero motivo di essere, non c'è narrazione, cosa che può anche andar bene, ma non c'è nemmeno null'altro. Un film fuori fuoco (letteralmente e metaforicamente), fuori tempo massimo, fuori dagli schemi ma anche fuori dal concetto di fruibilità (che non necessariamente vuol dire difficile o ostico, qui significa solo noioso), un'ora e venti di nulla che non si vede l'ora giunga al termine, nonostante l'esigua durata del materiale girato.

4 commenti:

  1. Mai sopportato Harmony Korine, non ho visto questo film ma mi sembra la summa del suo cinema: tanta scena (con alto tasso di pruriginositá, che almeno qui non c'è) e nessuna sostanza.
    Se non sbaglio fu Larry Clark a lanciarlo (gli scrisse Kids) dopo averlo conosciuto mentre andava in skateboard! Certa gente ha tutte le fortune. Se non sbaglio fece pure un film Dogma!

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    1. Si, esatto, Korine scrisse la sceneggiatura di Kids, il film che realizzò seguendo i dettami del Dogma (nell'elenco ufficiale come Dogma #6) è invece Julien Donkey-boy. Al momento, e per me è presto per giudicare, concordo con te: nessuna sostanza etanta scena, e in realtà neanche poi tanta pure di questa.

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  2. Di Korine guarda Gummo e Mr Lonely. Il primo è seminale per il cinema -degrado, il secondo invece è semplicemente magnifico.
    Tutto il resto va buttato nell'umido...

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