(L'été derniere di Catherine Breillat, 2023)
Anne (Léa Drucker) e Pierre (Olivier Rabourdin) sono una coppia benestante dell'alta borghesia francese, vivono fuori città in una bella casa immersa nel verde. Anne è un avvocato affermato specializzato nella difesa di minori abusati o molestati, una donna molto decisa nel suo lavoro e a suo modo premurosa nei confronti delle sue giovani assistite. Pierre, al secondo matrimonio, è un dirigente d'azienda che vorrebbe recuperare il rapporto un poco sfilacciato con suo figlio Théo (Samuel Kircher), ragazzo adolescente e problematico avuto con la sua prima moglie. Per far questo Pierre invita il figlio a passare del tempo a casa sua in compagnia di Anne e delle sue piccole e adorabili sorellastre (Serena Hu e Angela Chen), due bambine asiatiche che Pierre e Anne hanno adottato, la donna infatti non può avere figli a causa di un aborto avuto in gioventù. L'inserimento di Théo nella nuova realtà non sembra di primo acchito troppo semplice, il ragazzo è scostante, a volte poco rispettoso e ancor meno attento agli altri, sembra invece provare una naturale simpatia e trovarsi molto bene con le due piccole sorelline che lo adorano e con le quali il ragazzo gioca molto volentieri, tornando un poco a quell'infanzia che, come spesso richiede l'età, Théo sta cercando di lasciarsi alle spalle. Nonostante non ci siano problemi esteriori di grande portata il rapporto tra Pierre e Anne sembra un poco consunto; dopo un primo periodo di assestamento conflittuale Anne e Théo iniziano a provare il piacere di una reciproca compagnia che poco a poco cresce d'intensità fino a diventare per entrambi un qualcosa di più e di diverso, vissuto dai due secondo le necessità delle proprie età, per Anne il ragazzo sembra essere portatore di quella fiamma che nel suo matrimonio pare ormai spenta.La regista e scrittrice d'oltralpe, ormai settantaseienne, Catherine Breillat torna al cinema dopo uno iato durato dieci anni esatti, il suo ultimo film, Abus de faiblesse, uscì infatti nelle sale francesi nel 2013. Regista controversa la Breillat è stata fonte di discussione in patria e all'estero fin dai suoi esordi, sia al cinema sia in letteratura. L'opera filmica della Breillat, dovutasi interrompere per diversi periodi visti i problemi di salute della regista, è stata più volte censurata a causa di argomenti e scene sessualmente troppo esplicite e considerate adatte a un pubblico di soli adulti; un paio di opere provenienti dal suo passato, Romance (1999) e Pornocrazia (2003), vedono tra i loro protagonisti anche il nostrano Rocco Siffredi, presenza che può aiutare a delineare i contorni non troppo pudichi dei due film in questione. I rapporti dei suoi protagonisti con il sesso sono stati a più riprese argomento portante dell'opera della Breillat, così come è stato già in passato esplorato il rapporto tra amanti di età molto diverse tra loro, storie sentimentali nelle quali una delle due parti in causa è molto giovane o minorenne; è questo il perno che sostiene Ancora un'estate, film che rimane in tema ma privo di situazioni troppo esplicite, l'atto sessuale è qui esplorato, anche con insistenza, senza però mai sfociare nell'eccesso o nella pornografia, ci si trova di fatto di fronte a un dramma a tutti gli effetti nel quale il sesso è elemento fondamentale.
Per il suo ritorno sulle scene Catherine Breillat sceglie di girare un remake di un film danese (Dronningen, 2019) che per temi è vicino a quelli che da sempre sono gli interessi della regista di Bressuire. Se nel film sotto i riflettori c'è il rapporto sentimentale ed erotico tra una donna matura, ricca e affermata, e un ragazzo adolescente che è anche il suo figlioccio, con tutto ciò che una relazione come questa possa comportare, il fulcro di Ancora un'estate sembra essere però la figura contraddittoria e a tutto tondo di Anne che grazie (o per colpa) di questa relazione mostra lati passionali e vitali ma anche segni di incoerenza e di contraddittorio molto forti, esasperati dalle sue reazioni una volta che, inevitabilmente, i nodi di questa relazione adulterina vengono al pettine. Anne è in fondo un avvocato che difende i minori da abusi a sfondo sessuale, emblematica in questo la sequenza di apertura del film. Assodato questo aspetto del personaggio, come si può collocare nella mente della stessa un rapporto sessuale con il figlio di suo marito, un ragazzo minorenne, già ribelle e non ancora definito (come è normale che sia vista la sua giovane età), che trova una donna matura attratta da lui, che gli si concede, che poi dovrà negarglisi, come potrebbe questa scelta influire sulla psiche del giovane e come potrebbe venir considerata agli occhi del padre o ancor più della legge? Eppure al cuor e all'ormon non si comanda, così Anne, nonostante tutto, si lascia andare, ritrova una spinta sopita che in qualche modo vuole forse appianare dolori di gioventù dei quali è meglio non parlare, ricordi dolorosi che la sua agiata vita borghese non è ancora riuscita a cancellare. La Breillat, grazie anche a una prova superba della Drucker, costruisce un personaggio femminile molto strutturato, appassionato ma anche meschino e opportunista quando se ne presenta l'occasione, una figura al femminile con risvolti negativi non così abituale nel cinema di questi giorni; ancora una volta Breillat mostra un certo coraggio. Samuel Kircher è un altro bel volto giovane del cinema francese che si affianca a quello, già più maturo e convincente, del fratello Paul, ottimo protagonista di Winter boy - Le lyceén.
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