giovedì 25 ottobre 2012

CAMMINA NON CORRERE

(Walk don't run di Charles Walters, 1966)

Ovvero come costruire una divertente commedia (solo vagamente rosa) su una trama talmente esile da poterla tranquillamente dimenticare per tutta la prima parte del film. Il succo è questo: un ormai non più giovanissimo ma sempre affascinante Cary Grant, nei panni di Sir. William Rutland, arriva a Tokio durante le olimpiadi del 1964 con due giorni d'anticipo rispetto alla data della sua prenotazione alberghiera. Alberghi pieni, impossibile trovare una sistemazione all'ultimo momento. Neanche all'ambasciata inglese di Tokio riescono a trovargli una sistemazione. Solo un annuncio di una camera in affitto a opera della signora Easton (Samantha Eggar), una fanciulla davvero carina, toglierà le castagne dal fuoco al gentiluomo inglese. E sì che la signora voleva affittare la stanza a una donna, particolare omesso sull'annuncio, invece la ragazza si ritrova un quasi invadente Cary Grant in casa.

Oltre al fatto che Sir. Rutland decide di sua iniziativa di subaffittare la sua camera all'atleta americano Steve Davis (Jim Hutton, volto dell'Ellery Queen televisivo) tutta la parte successiva all'incipit del film si regge su gag ed equivoci che non tentano neanche di portare la storia da qualche parte. Il bello è che funziona; le scene domestiche sui turni per l'uso del bagno, quelle sulla preparazione della colazione, la gag dei pantaloni, Grant che fischietta il tema di Sciarada, etc...  divertono come solo la commedia dei bei tempi andati sapeva fare, anche con niente.

Nella seconda parte del film la trama assume contorni da commedia rosa dove il fascino di Cary Grant da protagonista diventa sponsor del più giovane e atletico Hutton, obiettivo quello di scaldare il cuore dell'apparentemente rigida Christine Easton. In questa seconda parte il film funziona e diverte meno pur rimanendo su livelli più che accettabili per una serata spensierata.

La classe degli attori, il garbo nella recitazione, il mestiere nella regia, anche l'artigianale creazione di una Tokio da studio (dubito che la troupe abbia messo piede in Giappone) fanno rimpiangere il modo di fare cinema di una volta. Non che quel cinema sia per forza meglio di quello odierno, questa pellicola non è neanche tra le migliori del genere tra l'altro, però scatena una nostalgia per una sensibilità che non c'è più ma che funzionava davvero bene.

A titolo di cronaca il film è il remake di Molta brigata vita beata del 1943 con Charles Coburn  tra i protagonisti.

5 commenti:

  1. Forse una volta i film non erano i migliori, ma mi piace che ci siano perché danno quella semplicità e spensieratezza che solo il nulla in colori anticati sa dare.
    No, scusa era per fare un po' di poesia da strapazzo. Non lo conosco, ma mi mancano i tempi in cui in seconda o terza serata si trovavano film del genere. Non capisco se è colpa della programmazione, del telecomando digitale, o se sono io che sbaglio lo zapping...

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    1. Credo sia più facile trovare questo tipo di commedie nel primo pomeriggio, specie nel week-end. Ora con i vari canali free del digitale qualche possibilità in più di vederli c'è. Ci vorrebbe una guida programmi affidabile e del tempo da dedicare alla visione :)

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  2. Walk don't run!!! Sacro comandamento

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