giovedì 6 giugno 2013

L'INVENTORE DI SOGNI

(The daydreamer di Ian McEwan, 1994)

Carino.

Lo so, lo so, quando si parla di libri come di film o dischi la parola carino solitamente non viene presa bene da chi legge o da chi ascolta un parere sull'opera in questione. E' un po' come quando chiedi ad un amico come sia una tal ragazza e lui ti risponde: "Maaaa... è simpatica".

E sappiamo tutti 90 su 100 cosa vuol dire.

Detto questo non posso far a meno di affermare di aver trovato questo L'inventore di sogni un libro carino. Voi poi prendetela pure un po' come preferite. McEwan è uno scrittore parecchio quotato che gode di buona considerazione nell'ambiente letterario. Taaaaaaanti anni fa lessi il suo Lettera a Berlino, romanzo di cui conservo un'impressione davvero molto buona.

Questa volta la forma scelta da McEwan per fermare i suoi pensieri su carta è quella del romanzo per ragazzi, una raccolta di sette brevi racconti e un'introduzione ad altezza di ragazzino e, perché no, alla portata anche di alcuni adulti.

E' carino, che vi posso dire? Non è uno di quei libri per cui impazzisci o che entrano nella classifica dei tuoi scritti preferiti, passa e va'. Però è uno di quei libri che leggerei molto volentieri a mia figlia e probabilmente lo farò. E' anche uno di quei libri per chi ha ancora l'animo del fanciullino, sognante e capace di enorme meraviglia. Probabilmente con il tempo io mi sono un po' inaridito e così l'ho trovato solo carino.

Insomma, Peter è il figlio maschio di una coppia inglese, fratello maggiore della sorellina Kate e proprietario del gatto William. Una bella famiglia dove tutto sembra filare liscio. Di tanto in tanto, diciamo anche molto spesso, Peter passa dalla realtà al sogno ad occhi aperti, così, con una facilità sconcertante. Non ci sono quindi limiti alle avventure che il ragazzino potrà vivere, tra cambi di prospettiva (l'espediente narrativo più usato), confronti con bulli e topi d'appartamento e incursioni nel fantastico.

Una lettura velocissima, poco più di un centinaio di pagine che offrono un intrattenimento lieve, qualche spunto di riflessione sul punto di vista dei più giovani e sui loro bisogni e un'innegabile confidenza dell'autore con la parola scritta.

Carino.

4 commenti:

  1. Io oltre a Lettera a Berlino ho letto anche Espiazione (dopo aver visto il film, che naturalmente è semplificato) che è bellissimo, anche lì il confine tra realtà e fantasia è labile (e con conseguenze tragiche). Quindi in questo non muore nessuno?
    Bah, io lo leggerei..

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    1. Beh, no, il tono è più lieve anche se qualche sequenza che per i bimbi potrà sembrare un pelino più oscura c'è. Non si respira di certo aria di tragedia, se ti piace McEwan poi una letta puoi dargliela tranquillamente, tanto non ti porterà via molto tempo.

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  2. Simpatica recensione! Comunque ti capisco, a volte i libri possono essere anche semplicemente "carini"! Non ho letto nulla di questo scrittore e mi hai incuriosito. Per fortuna il mio animo fanciullesco è ancora intatto! :-)

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    1. E' un buon libro per ragazzi, sicuramente lo consiglierei a chi ha voglia di leggere qualcosa di questo tipo e, appunto, ai ragazzi :)

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