(di Max Ophüls, 1934)
Ophüls, tedesco di nascita ma con una carriera cinematografica itinerante con predisposizione austriaca, viene considerato il re del melodramma e a guardare La signora di tutti non è poi così difficile intuirne le ragioni. Tra le varie trasferte lavorative il regista sigla un film anche per il nostro paese, produzione della Novella Film (proprietà del futuro gruppo Rizzoli) e attori in prevalenza italiani con un posto d'onore per l'allora emergente Isa Miranda. Sono i primi anni del cinema sonoro, l'uso impeccabile proprio dei suoni e la regia sempre fluida, dinamica e fin troppo mobile per i tempi di Ophüls contribuiscono a determinare il riconoscimento che ancor oggi viene tributato alla pellicola, importante episodio della carriera del regista ma anche tassello fondamentale del cinema nostrano di quegli anni. Il dramma è servito, su questo non c'è dubbio, si inizia con un tentato suicidio e si va a finire poco distante, nel mezzo una serie di accadimenti tragici e amori tormentati, illeciti, incompiuti e impossibili come nel più classico repertorio del melò, per l'epoca i temi e la descrizione delle situazioni e dei personaggi risultano parecchio liberi, la protagonista un'ammaliatrice involontaria (?) di uomini e in qualche modo anche di donne, anch'esse non indifferenti al suo fascino.
Gabriella Murge (Isa Miranda) con il nome di Gaby Doriot è divenuta una star di primo piano del cinema, in seguito a un tentativo di suicidio viviamo con lei un lungo flashback sulla sua vita recente scatenato dal torpore dell'anestesia operatoria. Gabriella è una bella ragazza, a scuola è ammirata da un suo maestro che finisce per togliersi la vita, si dice, a causa di questo amore impossibile da realizzare, siamo negli anni 30, le relazioni maestro/allieva erano probabilmente malviste ben più di oggi. Benché la giovane non abbia mai fatto nulla per incoraggiare l'uomo, la notizia lascia cadere sulla ragazza una cattiva nomea, cosa che fa infuriare il padre di Gabriella (Lamberto Picasso) che rinchiuderà la figlia in casa negandole la scuola e facendola iniziare a lavorare con lui nel suo vivaio. Gabriella trova comprensione in un'anziana zia e soprattutto nella sorella Anna (Nelly Corradi) che ben conosce il carattere di Gaby. Quando le due sorelle ricevono l'invito per recarsi a una festa in casa del Conte Nanni (Memo Benassi), per intercessione della zia e per cortesia verso il Conte, il padre acconsente che anche Gabriella vi si possa recare, qui la giovane conoscerà il figlio del Conte, Roberto Nanni (Federico Benfer), che immantinente si innamorerà di Gabriella, ma anche la di lui madre, la Contessa Alma (Tatiana Pavlova) che prenderà da subito a ben volere la giovane tanto da volerla come dama di compagnia. La donna, inferma, passerà sempre più tempo con Gabriella, un giorno però a casa fa ritorno il Conte dai suoi continui viaggi di lavoro e scopre così la presenza di questa bella ragazza... gli elementi per il dramma ci sono più o meno tutti.
Film godibile ancor oggi nonostante gli anni sul groppone, ovviamente con un occhio puntato sull'importanza storica, l'altro sulla realizzazione, si apprezza una fotografia molto nitida che supera la prova del tempo, della regia abbiamo già accennato al dinamismo di Ophüls, noto proprio per i suoi movimenti di camera nel seguire i personaggi anche da fermi, stupisce il sonoro che arte ancora giovane non lascia spazio a critiche, un poco sopra le righe la recitazione soprattutto da parte dei caratteristi in ruoli secondari, la vicenda poi si lascia apprezzare, cinema d'altri tempi che non si risparmia situazioni scomode e per l'epoca inconfessabili. Isa Miranda alla sua prima parte importante ha già l'impronta della diva ricordando in alcuni passaggi le divine internazionali di maggior fama. Ancora una volta la sezione Fuori Orario di Raiplay offre un ottimo servizio mettendo a disposizione un film che magari non interesserà tutti ma che è ora per gli appassionati raggiungibile con pochi clic, vivamente consigliata una passeggiata esplorativa sul sito.
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