(Over the Moon di Glen Keane, 2020)
Over the Moon è uno dei cinque titoli in corsa per aggiudicarsi la statuetta come miglior film d'animazione nella serata di premiazione degli Oscar 2021. Probabilmente manca ancora qualcosa per poter sperare di stare alla pari con il colosso Pixar che quest'anno è candidato con ben due produzioni: Onward e soprattutto l'ottimo Soul, ciò nonostante il film diretto da Glen Keane lascia trasparire diverse buone qualità, in particolar modo nella prima parte del racconto, qualità che fanno ben sperare per il futuro della casa di produzione del film. Il Pearl Studio nasce come costola asiatica con sede a Shangai della Dreamworks Animation, tanto da essere conosciuto in origine con il nome di Oriental Dreamworks, in principio si occupa di distribuzione sul mercato asiatico di alcuni prodotti cinematografici per passare poi a vere e proprie co-produzioni con la Dreamworks di film di successo come Dragon Trainer 2, Kung Fu Panda 3, Home e I Pinguini di Madagascar. Dal 2019 lo studio realizza le sue prime produzioni originali delle quali questo Over the Moon è la seconda uscita, preceduta dal film Il piccolo Yeti, vero e proprio esordio del Pearl Studio che conta almeno altri tre progetti in cantiere per il prossimo futuro.
Over the Moon prende spunto da una leggenda cinese con protagonista la dea della Luna Chang'e, la leggenda originale viene qui rielaborata in modo da adattarla alle esigenze del copione, in questo passaggio sta uno dei difetti del film in quanto la vicenda della dea e il lavoro fatto sul carattere del personaggio e sul suo comportamento non sono chiarissimi, assilli questi che comunque poco interesseranno al pubblico più giovane. I genitori della piccola Fei Fei raccontano spesso alla loro bambina la storia di Chang'e, una leggenda che narra l'amore eterno di quella che è diventata la dea della Luna per il suo amato arciere Hou Yi dal quale è stata costretta a separarsi da tempo e del quale Chang'e rimane eternamente in attesa (in realtà è un po' più complicata di così, ma tant'è...). Quando a causa di una malattia Fei Fei perde la mamma, la ragazzina dovrà abituarsi con il tempo a ritrovare una sua serenità, lo farà legandosi ancor di più al papà e alle tradizioni di famiglia come quella della preparazione dei biscotti della Luna, pezzo forte dell'attività di famiglia, un piccolo negozio con cucina annessa. L'equilibrio di Fei Fei si spezza nuovamente quando il padre le presenta una nuova amica, la signora Zhong, e il suo figlio pestifero Chin, nei quali la ragazzina vede un nuovo potenziale assetto familiare che non gradisce per nulla e che interpreta come una sorta di tradimento nei confronti della madre, così Fei Fei si adopererà per trovare il modo di arrivare sulla Luna, così da dimostrare al padre come sia Chang'e sia l'amore eterno, anche in assenza, esistano davvero e siano realmente possibili.
La prima parte del film è a mio avviso la meglio riuscita, presenta un'animazione molto buona con un'attenzione particolare alle affascinanti location cinesi che poco ha da invidiare ai prodotti di più blasonati concorrenti, la presentazione dei personaggi e l'avvio della narrazione funzionano molto bene, un bel lavoro viene fatto nella caratterizzazione visiva dei protagonisti asiatici, l'impressione di immergersi in un'altra cultura appare naturale e gestita al meglio. Ci sono anche (pochi) sprazzi di ottima animazione più classicheggiante legati alla leggenda di Chang'e, viene rispettata la tradizione canterina di molto cinema d'animazione. Nel mondo lunare della dea invece l'impatto estetico cambia di colpo, tutto è coloratissimo e luminescente con toni accesi, fluorescenti, una marea di piccole creaturine che richiamano i biscotti della tradizione (e un sacco di altre cose) offrono una paletta cromatica arcobaleno di accecante intensità, aspetto questo meno interessante ma che potrà piacere ai più piccoli che potranno identificarsi non solo con la protagonista ma anche con il piccolo e simpatico Chin, uno che si è messo in testa di poter attraversare gli oggetti e d'essere un campionissimo di ping pong. Non eccezionale la gestione fatta con il personaggio di Chang'e caratterizzata in maniera un poco scostante. Non manca la morale sull'accettazione dell'amore, sempre, che questo arrivi o meno dai nostri consanguinei o da un modello di famiglia allargata; nulla di nuovo sotto il sole ma i mezzi per osare di più ci sono, il tempo per il Pearl Studio per diventare più ficcante anche, per quest'anno le speranze per l'Oscar sono poche, la Pixar è ancora diversi passi avanti, in futuro chissà...
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