(di Igort, 2019)
L'idea di trasportare la storia di Peppino Lo Cicero dalle pagine di 5 è il numero perfetto al cinema frullava nella testa di Igort già parecchio tempo fa, all'epoca della riedizione del volume in quella splendida iniziativa che fu Graphic Novel, una serie in dieci tomi che portava in edicola opere di grande spessore, dal Maus di Spiegelman a Blankets di Craig Thompson, da Palestina di Joe Sacco all'adattamento di Città di vetro di Auster da parte di Mazzuchelli e Karasik, l'autore ed editore con la sua Coconino Press accennava, siamo nel 2006, alla possibilità del passaggio dal disegno alla recitazione, con Toni Servillo già impresso in mente per il ruolo principale. Il progetto si concretizza parecchi anni più tardi divenendo un'interessante trasposizione che porta nel suo corpo alcune sensibilità appartenenti alle due diverse arti: la settima e la nona.Si passa dalla bicromia molto espressiva del fumetto, interamente colorato con toni e sfumature d'azzurro, a una tavolozza di colori più ricca, ma il film, pur offrendo un'esperienza diversa anche se molto adesa alla trama originaria, mantiene molto viva la sua origine cartacea, per alcuni versi, fatti i doverosi ed enormi distinguo, 5 è il numero perfetto mi ha ricordato l'operazione effettuata da Miller e Rodriguez su Sin City nell'approccio di trasposizione fedele di alcune tavole, vedere ad esempio le immagini che scandiscono l'incipit dei cinque capitoli in cui sono suddivise sia la graphic novel che il film. Siamo a Napoli negli anni 60, ma quella dipinta da Igort è una Napoli poco vista, piovosa, cupa, niente sole che vedremo solo nel finale in Parador, niente mare, ma i palazzi del Rione Sanità, i tetti del quartiere, i vicoli, gli interni, e ancora pioggia, pioggia che cade come lacrime napulitane in una delle scenografie più riconoscibili del film, anche la casa dei Lo Cicero viene spostata in zona più urbana rispetto alla più decentrata location del fumetto. Peppino Lo Cicero (Toni Servillo) è un vecchio guappo ormai in pensione, un killer che ha fatto il suo tempo e che ha tramandato il mestiere a suo figlio Nino (Lorenzo Lancellotti). Durante un lavoro per il suo boss, Nino viene ucciso da Mr Ics (Vincenzo Nemolato), anche lui alle chiare dipendenze di qualcuno. Saputa la notizia Peppino inizierà a fare il diavolo a quattro nel quartiere e a sovvertire l'ordine della camorra, insieme a lui il vecchio compagno di una vita, Totò (Carlo Buccirosso), ormai dedito alla coltivazione delle begonie, e un ritorno di fiamma, la bella Rita (Valeria Golino) che ha aspettato Peppino per oltre vent'anni. Le pallottole inizieranno a fioccare, Peppino vuole il killer del figlio, Rita vuole Peppino, Totò vuole (forse) tornare alle sue begonie, le trame del gioco non sono tutte visibili. Infine il Parador.
Rispetto alla sua controparte cartacea il film perde un poco di fluidità, si intuisce un pizzico di frammentarietà data dalla ricerca dell'estetismo, del virtuosismo formale peraltro molto riuscito e accattivante, la bella fotografia, i tagli ricercati sulle ombre, le inquadrature splendide sulla Napoli notturna sembrano di tanto intanto un fermo immagine sulla vicenda che pare trattenere il respiro per un momento per poi ripartire, piccolo scotto da pagare per una resa visiva davvero riuscita da parte di Igort che si rivela al suo esordio regista molto interessante. Si guadagna invece sulla voce off, il timbro caldo e pacato di Servillo a illustrare situazioni e sensazioni si ascolta con grandissimo piacere, è avvolgente e dona quel pizzico di calore in più che forse in qualche tavola del fumetto non si percepisce, perso tra i toni freddi dell'azzurro, mancano le sequenze oniriche mentre molti dei dialoghi sono presi pari pari dal cartaceo, compresa la spiegazione sul perché il 5 sia numero perfetto. A conti fatti un film particolare, distante sia dal noir di scuola classica che dal crime postmoderno ma anche dalla narrazione del sottobosco criminale che usualmente viene associata a Napoli, e già questo potrebbe essere un buon inizio. Perfettibile, ma opere prime come queste sicuramente non si buttano via. Belli i titoli in stile Saul Bass.
Non mi è piaciuto, Toni Servillo poi è in caduta discendente..
RispondiEliminaA me non è dispiaciuto, molto particolare, avendo in mente anche il fumetto comprendi meglio anche alcune scelte di stile, poi sono d'accordo sul fatto che è un film che non lasciava spazio per vedere il miglior Servillo, però a me è piaciuto nel complesso.
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