sabato 12 novembre 2022

OLTRE L'INVISIBILE

(Time and again di Clifford D. Simak, 1951)

Clifford D. Simak è stato uno dei promotori della narrativa di fantascienza degli anni 50; la sua esperienza come scrittore di genere inizia già nei primi anni 30 (le prime pubblicazioni su rivista sono del 1931), ma è proprio nei 50 che l'immaginario collettivo incontra in ampia misura, negli Stati Uniti ma non solo, il fantastico e la fantascienza; Simak è lì dagli albori del periodo d'oro del genere, scrive ormai da tempo e lo fa anche per vivere in veste di giornalista per diverse testate del Midwest, è proprio con questo Oltre l'invisibile che Simak riesce a ottenere un'ampia fama nel ruolo di scrittore di romanzi, il libro esce nel 1951 con il titolo Time and again. Potremmo ora aprire una breve digressione sulla scelta del titolo italiano in tutta onestà poco significativo dei contenuti dell'opera; Oltre l'invisibile vuol dir tutto e non vuol dir niente, dà giusto un vago senso di remoto, di lontananza che può far gioco per un romanzo di fantascienza dove le distanze siderali non mancano ma in realtà coglie poco dello spirito dello scritto, molto più indovinato e affascinante quel Time and again che riflette al meglio il ruolo del tempo (dei viaggi nel tempo) protagonisti in questo romanzo. Sono molti gli spunti presenti in questo romanzo, un insieme di elementi che a fine lettura lascia l'impressione di non essere mai stato messo a fuoco a dovere, pur offrendo nel complesso una lettura piacevole e veloce.

Siamo in un futuro remoto, l'umanità ha colonizzato mondi e galassie e ancora continua la sua esplorazione nello spazio. Una sola stella, tra quelle conosciute, risulta ancora impenetrabile alla razza umana che non è in grado di oltrepassare quello che sembra essere una sorta di schermo protettivo a difesa di 61 Cygni, astro verso il quale l'ultimo esploratore ad essere inviato dai terrestri è stato Asher Sutton, anche lui schiantatosi contro le protezioni di Cygni e mai tornato sulla Terra. Quando vent'anni più tardi, a sorpresa, Sutton ritorna, sul nostro pianeta inizia a esserci un po' di scompiglio, numerosi sorgono gli interrogativi: cosa ha fatto Sutton su Cygni per tutti questi anni? Come ha fatto a superare le protezioni della stella? E soprattutto, come ha fatto Sutton a rientrare sulla Terra a bordo di una navicella che a detta degli scienziati non avrebbe potuto in alcun modo affrontare il viaggio da 61 Cygni al pianeta azzurro? Ma sulla Terra, in un tempo dove i viaggi nel tempo sono possibili, non tutti vedono di buon occhio il ritorno di Sutton, anche perché sembra che sarà proprio lui a scrivere un libro fondamentale che potrebbe modificare gli equilibri di potere tra umani e androidi, esseri senzienti creati dagli umani stessi a loro immagine e somiglianza, distinti solo da un codice a barre e dalla mancanza di possibilità di procreare. Ma per Asher Sutton il rapporto tra umani e androidi non potrà più essere visto nello stesso modo, anche perché su 61 Cygni Sutton ha trovato "il destino", non il suo destino bensì la vera e propria personificazione di quello che per i terrestri era finora solo un concetto astratto.

È proprio il concetto di "destino" come esseri senzienti, definiti da Simak come "astrazioni simbiontiche", a essere molto affascinante, una guida concreta che porta il protagonista a divenire un essere diverso da quello che era prima, ancor più consapevole di come le cose dovrebbero girare nell'universo e di quanto sia infelice la scelta della sopraffazione e dell'unicità portata avanti da molti di quei terrestri che Sutton si troverà ad affrontare nel momento del ritorno a casa. Ma sono molti gli spunti inseriti nel romanzo che però faticano a trovare pieno compimento, sarebbe stato utile un romanzo con una foliazione maggiore per mettere bene a fuoco tutti gli elementi presenti in Oltre l'invisibile. Considerato tra i maggiori esponenti della fantascienza umanista, Simak lavora molto sulla contrapposizione tra uomo e androide, una razza quest'ultima che ha ormai acquisito consapevolezza ma che viene vista dall'uomo ancora come mera proprietà, non mancano le riflessioni sull'accettazione e sull'inclusività concatenate a quello che è l'aspetto rurale dei romanzi dell'autore, qui Sutton, in un viaggio nel passato, ritrova momenti di pace in una fattoria isolata, nella fatica dei campi e nella vita semplice di campagna. Ci sono poi i viaggi nel tempo e i possibili paradossi sulla scrittura dello stesso libro che Sutton scriverà/ha già scritto. Nel complesso impianto molto valido, spunti di gran fascino e lettura piacevole, manca però una costruzione forte, a volte l'impressione è che tutto diventi un poco evanescente, si rimane così a fine libro con quella punta di amaro in bocca, per come un ottimo romanzo sia in fondo sfumato, perso pian piano tra le pagine...

2 commenti:

  1. Mi ricordo volentieri Simak, perché è uno scrittore empatico, dotato di un profondo senso della solidarietà umana (anche verso i non-umani).
    Questo mi sa che non l'ho letto, ma ricordo con affetto La casa dalle finestre nere, il primo Simak che ho letto (mi ricordo che lo avevo scambiato per un horror, con quel titolo italiano), La grotta dei cervi danzanti e ovviamente Anni senza fine.

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    1. Quel senso di solidarietà lo trovi anche qui, ovviamente osteggiato dagli antagonisti del protagonista. Io invece ho letto solo questo, con questa nuova collana Urania 70 mi sto facendo un po' di cultura nel genere.

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