venerdì 23 febbraio 2024

I PREDATORI

(di Pietro Castellitto, 2020)

È un bell'esordio quello di Pietro Castellitto, film che ha diviso la platea tra chi ci ha visto un'opera prima fresca e vivace seppur nelle sue fondamenta non originalissima e chi l'ha bollata come un'accozzaglia di sequenze slegate o come un film ingiustamente premiato, anche a causa di un linguaggio poco comprensibile, problema che, pur non vantando origini romane, io non ho riscontrato. Forse un poco di verità trova spazio al di là di entrambi i lati della barricata, il fatto poi che il film divida e abbia fatto discutere è di per sé già un motivo d'interesse e sintomo di una volontà di discostarsi dalla media della nostra commedia, cosa che non può che esser vista con un certo favore. Il film in effetti non poggia su basi nuove, al centro c'è il contrasto tra una famiglia della borghesia benestante romana e una proletaria e fascistella con qualche aggancio criminale. Come in diversi hanno avuto modo di ricordare, l'accostamento più facile da fare per questo I predatori è quello con il più celebre Ferie d'Agosto di Paolo Virzì datato 1996, qui le due famiglie erano rappresentate da Silvio Orlando ed Ennio Fantastichini, tra l'altro con qualche punto in comune tra i due film (l'armeria). Ciò in cui I predatori si discosta dal suo predecessore sta nel fatto che i contatti tra i componenti dei due nuclei familiari, i Pavone (i borghesi) e i Vismara (i coatti), si riducono a pochi brevi (seppur importanti) momenti, il confronto non è mai diretto tra protagonisti ma sta più nella penna di Castellitto e nell'occhio e nella sensibilità dello spettatore, scelta che differenzia questa narrazione da altre e punto a favore della causa del Nostro simpatico figlio d'arte (Pietro è figlio di Sergio). Un'altra verità indubbia è che il film denoti una struttura (volutamente) slegata, fatta di tranches, momenti, suggestioni che vanno a costruire in maniera libera personaggi e comportamenti più che una storia, che comunque pur se strampalata c'è e non è poi difficile da seguire.

Federico Pavone (Pietro Castellitto) è cresciuto in una famiglia ricca della buona borghesia romana: il padre Pierpaolo (Massimo Popolizio) è uno stimato medico, la madre Ludovica è una regista affermata non troppo tenera con i suoi collaboratori. Claudio Vismara (Giorgio Montanini) è invece il proprietario di un'armeria, tipo un po' ignorante e sempre alle prese con i soldi e le spese in continuo aumento, è sposato e ha un figlio giovane già appassionato di armi. Quando l'anziana madre di Claudio, la signora Ines (Marzia Ubaldi) viene investita dopo essere stata truffata da un losco giovane (Vinicio Marchioni), sarà proprio Pierpaolo a salvarla; il lambirsi di queste esistenze porterà a una serie di eventi che coinvolgeranno le frustrazioni di Federico nei confronti del suo professore universitario (Nando Paone) che lo ha escluso dal progetto di riesumare il corpo di Friedrich Nice (!), la coppia di amici dei Pavone composta dal primario Bruno (Dario Cassini) e da sua moglie Gaia (Anita Caprioli) e il malavitoso Flavio Vismara (Antonio Geraldi), zio di Claudio.

Non si capisce bene se Castellitto con I predatori volesse ergersi a voce anti borghese, anti fascista, anti "radical chic" o anti commedia "troppo italiana" per dirla con La Rochelle, oppure se al giovane di tutto ciò non gliene fotta una beneamata minchia e nelle sue intenzioni prospettasse solo quella di creare una commedia diversa, libera, capace di scompigliare un poco le carte pur senza iniziare una rivoluzione, l'idea di divertirsi e divertire (e ci riesce parecchio bene) usando i toni del grottesco e a tratti dell'esagerazione mettendo in campo fin da questo esordio una capacità di dirigere, macchina e attori, tutto sommato da non sottovalutare e da tenere d'occhio per il prossimo futuro. Da queste parti si tende ad abbracciare la seconda ipotesi, più genuina, simpatica e anche più accogliente, adatta a un corpo attoriale comico, quello appunto di Pietro, capace di imbroccare al primo colpo momenti e tempi comici, situazione e quadro generale che, seppur slabbrato nei contorni e (solo) apparentemente senza direzione, alla fine funziona, intrattiene e ci fa ridere parecchio. Magari un po' fuori fuoco (che poi è pure il suo bello), I predatori mi sembra una bella opera prima che finalmente non puzza di muffa già dal principio, poi se proprio si deve ritoccare qualcosa c'è tutto il tempo per farlo, magari se ne riparlerà in merito al successivo Enea.

2 commenti:

  1. Partito benissimo.
    Poi, una volta finito, ti chiedi solo: «E quindi...?»

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    Risposte
    1. Sicuramente perfettibile, però mi ci sono divertito parecchio, è un esordio, nel panorama nostrano secondo me può andar bene così per ora.

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