martedì 14 luglio 2020

PHILIP K. DICK'S ELECTRIC DREAMS

Negli ultimi anni l'immaginario fantascientifico (non solo quello tratto da Philip K. Dick) è stato saccheggiato a mani basse dalla serialità televisiva che ci ha offerto decine di prodotti a tema declinati in diverse salse con risultati che hanno toccato vette di eccellenza che non saranno dimenticate (si, sto pensando alle prime stagioni di Black Mirror). In particolare dagli scritti di Dick sono nate la serie The man in the high castle (da La svastica sul Sole) e le meno fortunate Minority Report, prodotta dopo il successo dell'omonimo film diretto da Steven Spielberg e Total Recall 2070, serie canadese poco nota e arrivata addirittura prima della rinascita della nuova serialità degli anni 2000. Electric dreams è uno dei più recenti prodotti a ispirarsi alle opere dello scrittore di Chicago, attinge per questa prima stagione alla vastissima produzione dei racconti brevi che Dick scrisse per varie riviste di genere nel corso della sua carriera, la serie è antologica, presenta quindi una decina di adattamenti da altrettanti racconti tutti slegati tra loro e uniti semplicemente dalle idee di uno dei pilastri della fantascienza mondiale, idee qui riviste e riadattate alla nostra società e a quello che potrebbe essere il nostro futuro. La serie pesca da racconti scritti tra il '53 e il '55 all'interno di una produzione che copre un arco temporale dai primi anni Cinquanta fino ai primi anni Ottanta del secolo scorso.


Pur rimanendo una serie tutto sommato piacevole da guardare a Electric dreams mancano i guizzi che le permetterebbero di emergere e lasciare il segno, schiacciata tra tanta concorrenza la serie si perde per mancanza di originalità e brillantezza. Non c'è un singolo episodio tra i dieci presentati che proponga un'idea realmente nuova o che riesca ad assestare un colpo basso allo spettatore, i futuri proposti dal serial, seppur modernizzati rispetto alla versione anni 50 dei concetti espressi da Dick, non inquietano, non sono il pugno allo stomaco che lo spettatore si aspetta dopo aver visto opere come Black Mirror, nel rendere più moderne le idee dello scrittore gli autori della serie non hanno avuto la stessa genialità di Dick che era un vero visionario, un precursore, un inventore di concetti; qui tutto è già visto ed è narrato in maniera emotivamente troppo poco coinvolgente. Probabilmente l'errore è stato proprio il portare tutto a quello che può essere un futuro possibile per la società odierna perdendo così la meraviglia del retrofuturismo, della sensazione che si prova oggi leggendo le opere di Dick, proiettate nel domani a partire da una società statunitense nel pieno della sua epoca d'oro, quella degli anni 50, e che creano quel cortocircuito tra passato e futuro così affascinante per chi oggi legge l'opera di Dick, questo aspetto nella serie si perde quasi completamente, un vero peccato.


Dai racconti di Dick qui si prende spunto, in alcuni episodi si ricama e si aggiunge per arrivare a riempire la durata di un'ora circa (tanto durano gli episodi), vedi The impossible planet ad esempio, arricchito di risvolti sentimentali assenti nel racconto originale, in altri casi si stravolge completamente il racconto mantenendone giusto uno spunto di partenza, nell'episodio Safe and sound si fatica addirittura a riconoscere il racconto da cui l'episodio è tratto, tanto che pur avendolo letto il collegamento tra questo e la controparte televisiva risulta difficile a farsi. Cambiano le tematiche e l'approccio alla materia. Detto questo la serie rimane comunque godibile, presenta spesso attori di alto livello che offrono ottime interpretazioni, tra i più celebri citiamo Steve Buscemi, Greg Kinnear, Juno Temple, Richard Madden, Brian Cranston, Jack Reynor, Timothy Spall, Anna Paquin, Maura Lynn Tierney e altri ancora; quando la serie accantona il futurismo a tutti i costi escono fuori episodi decisamente piacevoli seppur risaputi, come La cosa padre o The commuter. Philip K. Dick's electric dreams va guardata senza aspettarsi di essere da essa sconvolti, non mancano spunti di riflessione, con Dick non sarebbe possibile, ma non è questa la serie a cui rivolgersi se si vuole rimanere spiazzati. Si è sfruttato un nome di sicuro richiamo per un prodotto che si rivela molto più convenzionale del caos geniale che stava dentro la testa di Dick.

4 commenti:

  1. Segnato da tempo ma ancora non ho avuto l'occasione ;)

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  2. Vista, ma ho già dimenticato molti degli episodi.
    Tutto sommato comunque a me non dispiacque.
    Impossible Planet e l'ultimo episodio, che mi ha ricordato molto 'invasione degli ultracorpi, sono quelli che mi sono piaciuti di più e che ricordo meglio.

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    Risposte
    1. Quello di cui parli è proprio La cosa padre, molto carino, la serie anche a me non è dispiaciuta, intendiamoci, è solo che non lascia il segno e che non è proprio all'altezza del genio di Dick, poi la si guarda volentieri.

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