lunedì 13 luglio 2020

TOKYO FAMILY

(Tōkyō kazоku di  Yoji Yamada, 2013)

Di Yoji Yamada e del suo rapporto con il Cinema di Yasujirō Ozu abbiamo parlato brevemente qualche giorno fa in occasione della visione di Kyoto Story, progetto del 2010 portato a termine da Yamada con la collaborazione di Tsutomu Abe e di alcuni studenti universitari. Se con Kyoto Story l'omaggio era legato a un periodo felice della cinematografia nipponica, con Tokyo family in maniera più diretta si celebra il Cinema del maestro Ozu di cui Yamada in gioventù fu assistente, il film è infatti il remake di Viaggio a Tokyo di Ozu, considerato non solo uno dei migliori esiti della Settima Arte giapponese ma in assoluto uno dei film "da vedere" del Cinema tutto. Il taglio è intimista, se nell'originale i protagonisti uscivano dagli orrori della guerra mondiale e della bomba atomica qui la vicenda è ambientata dopo l'incidente nucleare di Fukushima; la tragedia non è al centro del film, la narrazione si concentra sui rapporti dei vari membri della famiglia Hirayama, tratteggiandone alcuni passaggi di crescita, di maturazione, riflettendo parallelamente sulla società moderna giapponese, sui suoi ritmi, sul contrasto tra questa e uno stile di vita sorpassato, ormai appannaggio di pochi anziani, più lento e rispettoso dell'essere umano. Dallo spaccato di una famiglia si arriva a temi universali propri non solo del Paese del Sol Levante.


Il signor Shukichi Hirayama (Isao Hashizume) e sua moglie Tomiko (Kazuko Yoshiyuki) lasciano la loro isola alla volta di Tokyo per andare a trovare i tre figli che nella capitale hanno costruito la loro strada. Il primogenito, Koichi (Masahiko Nishimura), è uno stimato medico che gestisce il suo ambulatorio, è sposato e ha dato due nipotini maschi ai suoi genitori, Shigeko (Tomoko Nakajima) è la figlia di mezzo, per ammissione della stessa madre è cresciuta un po' viziata dalla benevolenza del padre, gestisce un salone di parrucchiere insieme al marito Kozo (Shôzô Hayashiya), uomo dal temperamento frivolo. Il figlio minore è Shoji (Satoshi Tsumabuki) all'apparenza più superficiale e ancora incerto su che strada prendere per il futuro, proprio per la sua indole indecisa è malvisto dal padre con il quale non ha mai avuto un grande rapporto mentre invece adora incondizionatamente la madre. La scusa per intraprendere questo viaggio è quella di portare le condoglianze alla moglie vedova di un vecchio amico del signor Hirayama, i due anziani ne approfitteranno per passare qualche giorno ospiti dei due figli più grandi, i quali però non dimostreranno di avere troppo tempo da passare insieme ai genitori. Quando gli accadimenti della vita metteranno di fronte la famiglia a una dura prova sarà proprio Shoji a dimostrare maggiore sensibilità e a riservare ai suoi genitori qualche piccola sorpresa, cosa che riuscirà a far breccia anche nel cuore del burbero e anziano signor Hirayama.


Lo sguardo di Yamada è sereno, rispettoso dei personaggi, persone comuni con i loro pregi e i loro difetti, la coppia di anziani protagonisti, con i loro piccoli acciacchi e le loro idee precostituite (soprattutto nel caso del padre) avranno modo di rivedere le loro posizioni, sorprendersi inaspettatamente alla loro età, constatare, anche in maniera un poco amara, che i figli sono presi ormai da altro e che in questo Giappone moderno la vita deve correre, i clienti non aspettano, i ritmi non sono prevedibili, il guadagno influenza le scelte e spesso prevale sui sentimenti. La regia è diligente, si prende i suoi tempi (146 min.), li gestisce al meglio senza mai far affiorare un attimo di noia. Ci si appassiona alle vicende semplici di questa famiglia, per noi occidentali c'è in più l'occasione di immergersi in un mondo e in una cultura lontane dalla nostra. Nell'arco dei pochi giorni in cui si svolge la vicenda c'è un bel lavoro di mutazione su almeno tre o quattro personaggi fondamentali tra i quali la ragazza di Shoji, Noriko (Yu Aoi), della quale i genitori del ragazzo non sono a conoscenza, che regalano momenti di forte presa e commozione. Ottimo anche il ritorno al mondo rurale, per arrivare al quale si deve superare il mare, quasi una metafora della lontananza di due stili di vita ormai quasi inconciliabili.

Un altro ottimo film di Yamada la cui produzione si può esplorare su Raiplay gratuitamente a patto di sforzarsi nell'approccio ai film in lingua originale con sottotitoli in quanto la gran parte dell'opera del regista non gode di una distribuzione nel nostro paese. Lo sforzo comunque verrà ricompensato.

2 commenti:

  1. Ho visto Kyoto Story, ne parlerò a fine mese, film delizioso ;)
    Comunque scopro il regista Yamada, ma per adesso non approfondisco, questo film ed altri dello stesso forse più in là.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bene, sono contento che Kyoto Story ti sia piaciuto, alla fine lo scopo del blog è soprattutto quello di fornire qualche (spero) buon consiglio, aspetto allora il tuo post. Molto bello anche Tokyo family, devi ritagliarti un po' più di tempo ma ne vale la pena.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...