domenica 16 maggio 2021

THE GREEN, GREEN GRASS OF HOME

(Tsai na ho-pang ching-tsao-ching di Hou Hsiao-hsien, 1982)

Come già si è detto qualche tempo fa in occasione del post su Cute girl, esordio alla regia di Hou Hsiao-hsien, il 1982, anno di uscita di questo terzo lavoro del regista, è anche l'anno che con il film collettivo In our time vede la nascita ufficiale della New Wave taiwanese e di conseguenza una decisa evoluzione nei contenuti per quel che concerne il cinema dell'isola finora obbligatoriamente privo di riferimenti politici e sociali e votato in maniera forzata al disimpegno e ai toni leggeri. Hou Hsiao-hsien, che sarà tra i maggiori esponenti della corrente, con questa sua opera non ha ancora cambiato completamente registro anche se si evince già una certa maturazione rispetto al suo film d'esordio. The green, green grass of home è ancora un film mascherato da commedia sentimentale con declinazione musicale, il rimando è sempre ai nostri musicarelli dei 60 per fare un paragone, ma se per Cute girl il parallelo era molto calzante qui lo è solo in senso lato in quanto l'impianto della commedia romantica è surclassato da una vena nostalgica che accompagna il film sia per quella che è l'età dell'infanzia (anche se a volte non così spensierata) sia per la vita semplice dei piccoli centri di campagna lontani dal caos di città come Taipei. Non mancano i primi accenni di un'impegno sociale veicolati tramite messaggi semplici e legati alla quotidianità degli abitanti di paese, un cinema minimo che è stato proprio per questo accostato ai temi del neorealismo italiano prima e più avanti alla Nouvelle Vague francese dalla quale l'ondata di rinnovamento culturale di Taiwan mutua il nome. In The green, green grass of home, già titolo nostalgico di per sé, c'è una maggiore coralità delle vicende, la lievissima storia d'amore tra i due protagonisti è spesso accantonata per seguire le vicende dei ragazzini del paese e delle loro famiglie, prende inoltre piede una vena ecologica che non si limita solo alle inquadrature sui paesaggi delle campagne, sul verde dei campi e sull'azzurro dei ruscelli ma intavola discorsi di impegno collettivo per preservare il patrimonio naturalistico dei propri luoghi di appartenenza.

Torna dall'esordio Cute girl il cantante hongkonghese Kenny Bee che qui interpreta Ta-nien, un insegnante di scuola elementare che giunge in un piccolo paese di campagna per sostituire sua sorella, anche lei insegnante trasferitasi altrove. Qui viene ospitato dalla famiglia di Chen Su-Yun, la giovane di cui si innamorerà, che lo sistemerà in una camera sopra il teatro del paese. In poco tempo il nuovo arrivato si affezionerà ai ragazzi della sua classe, alcuni provenienti da famiglie con qualche problema come quella del piccolo e ostinato Wen-chin, e si ambienterà tra la gente del villaggio tanto da divenire promotore di iniziative per proteggere il territorio circostante e i fiumi che scorrono vicino al villaggio stesso, intanto la storia romantica con la graziosa Chen Su-Yun viene scossa dall'arrivo da Taipei di una ex fiamma di Ta-nien.

Con The green, green grass of home è possibile recuperare sentimenti magari ingenui ma genuini che le rappresentazioni dettate dalla società moderna, più cinica e problematica, hanno ormai messo da parte, lo sguardo di Hou Hsiao-hsien ha una purezza lieve che rende questa commedia leggera, ancora non così pregna di contenuti ficcanti, comunque piacevole e rasserenante. Come si diceva non mancano alcuni momenti canori e di fondo è presente la storia romantica ma sono queste caratteristiche lasciate più che altro come legante per esplorare quella vena nostalgica che come ha dichiarato anche il regista in alcune interviste ha un tocco di autobiografia per quel che concerne i ricordi d'infanzia dello stesso Hou Hsiao-hsien, pensiamo al movimento circolare della sequenza dei bambini che rincorrono il treno, un gesto gioioso che apre e chiude il film e che assume una densità maggiore sul finale, dopo che lo spettatore ha avuto la possibilità di entrare un poco nel loro mondo, che poi è un po' quello che il regista riconduce ai ricordi del passato. Il film è fatto di piccoli gesti, piccoli episodi che si rincorrono, divertente l'approccio dei vari bambini all'espletamento dell'esame delle feci da fare per la scuola, tra episodi scatologici e qualche piccola gag dal sapore prettamente orientale la macchina da presa si concentra sul paesaggio, sui ritmi del villaggio e su un mondo che è (era?) più a misura d'uomo e capace di regalare ai protagonisti, anche quelli schiacciati da qualche difficoltà, quella serenità che oggi è fortuna di pochi in un mondo che non appartiene più alla solidarietà e alle moltitudini.

2 commenti:

  1. Non conosco questo regista, tuttavia mi appresterò (spero presto) a vedere il suo ultimo film, però ripercorrere la sua carriera potrei anche dopo, comunque grazie d'avermelo fatto conoscere, l'anno scorso fu Yôji Yamada, ed a proposito mi hai ricordato che dovrei ancora recuperare altri suoi film. Insomma la lista è piena ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La lista è SEMPRE piena :) I primi di Hsiao-hsien sono meno affascinanti di quelli che aveva proposto Fuori orario per Yamada, però i primissimi sono antecedenti alla New Wave di Taiwan, con The assassin credo che andrai a vedere qualcosa di ben più corposo, a breve credo che lo guarderò anche io, come dici tu però la lista è piena e quindi...

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...