venerdì 17 settembre 2021

11 MINUTI

(11 minut di Jerzy Skolimowski, 2015)

Jerzy Skolimowski nel 2015, anno di uscita del film, aveva 77 anni, intatta la voglia di fare cinema e sperimentare, con il digitale, con concetti un pochino criptici, con la struttura e con la dilatazione del tempo, in un film di 81 minuti Skolimowski ce ne mostra 11, protagoniste più persone, brevissimi momenti di vita ripresi in un gioco a incastri che nel giro di questi undici minuti porteranno al loro climax diversi destini, al cambiamento o forse, in maniera più semplice, a un vuoto, una mancanza, un difetto, proprio come una piccola macchia nera a disturbare lo sfondo e l'insieme. Ciò che conta è il momento, la coincidenza, il caos, in un film dove non esiste una trama portante ma brevi passaggi di trame minori, quotidiane, alcune banali come quella di un gruppo di suore che acquistano degli hot dog, quella di un uomo anziano che dipinge un panorama, altre più peculiari, una giovane e bella attrice molestata, un ragazzo impegnato in un'effrazione, un marito geloso pronto al colpo di testa e via così. Il piglio del regista non è certo ottimista, nelle nostre vite il caso, il fato, chiamatelo come volete, può improvvisamente giocare la sua carta, impossibile da prevedere, subitaneo come una macchia apparsa nel cielo, quasi come fosse un ufo manifestatosi all'improvviso, senza indizio alcuno, ingestibile.

Quattro suore si fermano a un chiosco per hot dog, il venditore è alla vigilia del matrimonio di suo figlio. Un corriere che consegna droga intrattiene una relazione con la moglie di un cliente, un'equipe medica tenta di portare in ospedale una partoriente intralciata da un uomo violento. Un ragazzo intento a scassinare un negozio trova una sorpresa, un anziano dipinge un quadro. Un'attrice fa un provino per un film erotico, suo marito è geloso, una coppia di amanti non vuole frequentare un conoscente che lavora nel porno. Una ragazza ha combinato un gaio e rivuole il suo cane. Frammenti di esistenze destinati quantomeno a lambirsi nelle strade di una Varsavia dal sapore internazionale, sullo sfondo una macchia nera, un qualcosa di non chiarificato che troverà parziale spiegazione solo sul finale di questo breve film.

Scene inquadrate da dispositivi mobili, telecamere di sicurezza e poi un saggio di regia e sceneggiatura che allarga e comprime costantemente gli eventi, dal personale al collettivo, dagli 81 agli 11 minuti come se il tempo fosse visto attraverso una lente di scomposizione cubista, Skolimowski ci lascia intravedere la falla, il buco nero del caos per tornare a rifugiarsi nella superficialità di eventi banali, tutto corre, tutto va di fretta, tutto si riduce a una lettura veloce come si conviene all'epoca dei social dove l'approfondimento è bandito, il contenuto dev'essere veloce per poter così poi passare ad altro, a un'altra tranche, a un altro pezzo di vita, tutto deve correre come di corsa vanno alcuni dei protagonisti del film, alcuni eventi irrompono stranianti, altri sono enigmatici, la fine non si può che ipotizzarla con occhio pessimista. Opera assolutamente moderna di un regista oggi già ottantatreenne.

2 commenti:

  1. In molti lo hanno definito un esercizio di stile... probabilmente lo è, ma di che livello! Un vero gioiellino.

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    1. Sono d'accordo, poi mica da un ventenne, da uno che contava quasi ottanta primavere. Chapeau!

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