lunedì 11 aprile 2016

LA VENDETTA DI RA

(di Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini)

Per questo secondo appuntamento con i vecchi albi di Martin Mystère, più che sulla storia in sé, vorrei spendere due parole su alcuni degli elementi chiave che hanno contribuito a decretare poi il successo dell'albo del buon vecchio zio Marty. Ricordiamo intanto che si era al principio degli anni '80 e che ogni singolo albo costava 700 delle vecchie lire. Del look del personaggio e della cifra artistica della serie, a partire dalle copertine, abbiamo già accennato la volta scorsa a proposito del lavoro di Alessandrini. Da dove partire dunque? A rischio di ripetersi un pochettino prendiamola pure larga ribadendo l'approccio cultural misterioso alle storie, capaci di garantire e amalgamare al meglio il piacere della conoscenza (fruibile come mero intrattenimento ma anche come spunto per approfondimenti vari) al thrilling del mistero. I misteri trattati nei vari albi acquistano grande fascino soprattutto in virtù del fatto di essere basati su teorie realmente ipotizzate da studiosi e archeologi e su dilemmi sui quali ancora oggi spesso non è stata fatta piena chiarezza. Se a tutto questo aggiungiamo l'interpretazione fantastica e avvincente data da Castelli ai diversi argomenti trattati il gioco è bello che fatto.

Nell'albo in questione ad esempio Martin e Java sono alle prese con la teoria che vuole gli abitanti dell'antico Egitto capaci di viaggiare oltre oceano procurando di conseguenza contatti e influenze culturali tra la loro civiltà e quelle Maya del Centro America. Un primo elemento si identifica quindi con una matrice divulgativa e portatrice di conoscenza. Infatti, oltre ad approfondire le teorie attorno alle quali ruotano le storie, non è inusuale grazie alla lettura di Martin Mystère ampliare il proprio sapere nelle materie più disparate: storia, geografia, curiosità, antiche civiltà, etc...

La scenata di Diana
Ma non di sola cultura vive l'uomo, ecco quindi la giusta dose di azione e intrighi che si confà al fumetto popolare italiano (e non solo). Secondo elemento interessante, proprio in quest'ottica, sono gli avversari che dopo solo un paio di numeri si propongono come agguerriti e insidiosi. Abbiamo già detto degli uomini in nero, in questo numero appare per la prima volta, prima celato e poi in tutto il suo splendore, l'arcinemico Sergej Orloff, un tipaccio di cui ancora poco si conosce se non la certezza di turbolenti trascorsi col nostro Mystère. Già da questo numero la presenza di Orloff, seppur velata per l'intero albo, risulta già incombente e minacciosa.

Diversi sono invece i tormentoni che andranno a caratterizzare la serie spesso sobbarcandosi il compito di sdrammatizzare, divertire e fungere da interludio. Vediamone qualcuno. Spesso il protagonista, a causa della sua professione di scrittore misterioso (poi di divulgatore televisivo), verrà tacciato di cialtroneria dai più scettici, questo non impedirà al buon Martin di essere ambito tra le esponenti del gentil sesso (tanto le giovani quanto le vecchie). Da qui la ricorrente gelosia della bellissima fidanzata Diana, tanto collerica quanto incline alle pubbliche scenate.

Non sono secondari gli elementi scenici come la bella casa nell'elegante sede di Washington Mews al numero 3 (New York) e la Ferrari guidata dal protagonista. Spostandoci nel campo del fantastico si può accennare alle due pistole, altro elemento in comune tra loro, possedute da Mystère e da Orloff di fattura indubbiamente aliena.

Altro tema fondamentale è il viaggio, l'esplorazione e la conoscenza di luoghi lontani ed esotici. In soli due numeri abbiamo già visitato New York, la Grecia, fatto un salto in Messico e in Guatemala (con tanto di incontro con un attempato Jerry Drake) per poi approdare in Belize.

Insomma, gli elementi per imbastire storie valide e divertenti sono molti, Castelli e Alessandrini hanno saputo sfruttarli al meglio per diverso tempo, ma soprattutto Martin Mystère rappresenta il fascino della conoscenza, un fascino praticamente inesauribile.


4 commenti:

  1. Oggi quelle primissime storie sembrano un po' raffazzonate (ma neanche troppo), ma all'epoca erano oro che colava.
    Quella del numero 2 comunque rimane una delle copertine più iconiche dell'intera serie (ma se non ricordo male, la storia finisce a metà dell'albo successivo).

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    1. Esatto, la storia continua nel numero tre, posso confermarti che questa seconda storia non è poi così raffazzonata, forse anche meglio del numero d'esordio.

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