sabato 15 ottobre 2016

CAFÉ SOCIETY

(di Woody Allen, 2016)

Nessuno sa fare Woody Allen meglio di Woody Allen. Questa potrebbe essere la principale nota stonata di pellicole come Café society, film in cui il regista newyorkese sceglie di prestare la sua opera unicamente dietro la telecamera e non dinnanzi a essa. Scelta inevitabile se l'intenzione programmatica è quella di continuare a raccontare un certo tipo di storie (e i più cattivelli direbbero di storia, al singolare) che necessitano di protagonisti giovani, in particolar modo se il regista in questione si avvicina a contare ben ottantuno primavere. In un cinema autoreferenziale e autoriferito come è ormai quello di Allen è quasi scontato trovare un personaggio costruito sulle caratteristiche ad Allen più care e vicine: le origini ebraiche, l'insicurezza che si manifesta nell'inconfondibile dialettica fatta di nevrosi, scatti e battute sagaci, e ancora il rapporto dello stesso con le donne e il suo legame con una delle muse più alleniane di sempre: la cara vecchia New York. In questo personaggio, ormai affidato alle nuove leve del cinema e in questo caso particolare a Jesse Eisenberg, lo spettatore continua a vedere il fantasma di un giovane Woody Allen sovrapporsi ai titanici sforzi che l'attore di turno compie per ricoprire un ruolo che, magari anche inconsciamente, il regista continua a scrivere per se stesso. E purtroppo non c'è nessuno che sappia fare Woody Allen meglio di Woody Allen.

Fatta questa premessa e stabilito che nell'attuale e futuro percorso del regista probabilmente non troveremo più grandi scarti né grosse sorprese, non ci resta che guardare senza preconcetti a Café Society. Assecondando un'altra delle sue passioni, quella per il Cinema, Allen ambienta il suo ultimo lavoro sul finire dei '30 a Hollywood, patria delle grandi case di produzione cinematografica. Il giovane Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg), proveniente da una famiglia ebrea, non volendo lavorare nel negozio del padre, lascia New York alla volta di Hollywood dove spera di trovare un qualche tipo d'impiego presso lo studio di suo zio, il famoso produttore cinematografico Phil Stern (Steve Carell). Lo zio, al quale l'arrivo del nipote risulta totalmente indifferente se non fastidioso, piazza il ragazzo a fare un po' di questo e un po' di quello senza affidargli un vero e proprio incarico e, per farlo ambientare nella nuova città, gli affianca la sua segretaria Vonnie (Kristen Stewart). Il feeling tra i due giovani crescerà poco a poco fino a dar vita a situazioni complicate, intrecci d'amori, triangoli e quadrangoli e quant'altro ancora.


Café society è un film profondamente alleniano, con le sue storie d'amore raccontate in tono lieve e divertente, infarcito di quelle scene surreali alle quali il giovane Allen avrebbe dato quel quid in più grazie alla resa magistrale che sullo schermo è stato sempre capace di donare ai suoi dialoghi (comunque anche Eisenberg non se la cava poi male), bellissima in quest'ottica la sequenza con la prostituta Candy (Anna Kamp). A supporto della vicenda una nutrita schiera di coprotagonisti, dai componenti della famiglia di Bobby fino ad arrivare al sottobosco che ruota intorno al mondo dorato di Hollywood. Si fanno apprezzare, oltre a quella del protagonista, le interpretazioni di Kristen Stewart, di Corey Stoll nella parte del fratello malavitoso di Bobby e quella della bellissima Blake Lively.

Se come dicevamo non è forse più lecito aspettarsi grosse sorprese dal cinema di Allen, Café society porta almeno qualche novità estetica al suo cinema, essendo questo il primo film in assoluto che il regista gira in digitale e lo fa avvalendosi alla fotografia dell'arte del nostro Antonio Storaro (tre volte oscar, per Apocalypse now, Reds e L'ultimo imperatore). L'impianto scenico e visivo è sfavillante, fin troppo perfetto, ottima cornice all'interno della quale si muovono i protagonisti.

Si può godere di un film come Café society, si può gustarselo e rimanerne soddisfatti a patto di amare la commedia romantica e di costringere la propria mente a non fare paragoni e a non riportare alla luce ricordi ormai lontani.

10 commenti:

  1. Sono un suo fan da sempre, e non mi perdo mai un suo film. Vero, fa sempre lo stesso film (è tipico del genio, fare e rifare sempre lo stesso film, girare sempre intorno), e direi per fortuna ... mi è piaicuto, ci sono delle battutte che entraranno nella storia.

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    1. Davvero penso l'unica condizione per godersi i nuovi Allen è non fare paragoni con il passato, anche a me Café Society è piaciuto, e alcune battute sono davvero azzeccate.

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  2. Visto l'altra sera e piaciuto. A me sembra che anche in tempi recenti Woody Allen abbia fatto delle cose notevolissime e anche originali per il suo standard, pur con delle ciofeche come la macchietta su Roma, e tutto sommato accanto ai capolavori storici ha anche fatto filmetti come Commedia Sexy di Mezza estate che non rimpiango per nulla!

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    1. Anche io mi sono goduto il film, penso che a fare davvero la differenza (lasciando da parte i capolavori di Allen) sia proprio la presenza scenica di Woody Allen attore che ai vecchi film dava quel tocco in più, sono convinto che con lui sullo schermo ogni suo film dove lui è assente avrebbe guadagnato uno o due punti che avrebbero cambiato le carte in tavola.

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  3. Io credo che la tua bellissima premessa dica tutto... e considera che Allen l'ho riscoperto da poco tempo. C'è stato un periodo in cui non riuscivo ad apprezzare nulla di suo :P
    Per il momento non posso aggiungere nulla su questo ultimo suo lavoro, ma lo vedrò!

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    1. Ad Allen arrivai anche io con un po' di ritardo e fu una folgorazione! Però la gioia di poter recuperare poi un sacco di roba... vuoi mettere?

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  4. Non ho visto ancora il film e non posso esprimere opinioni in merito a questa pellicola cinematografica, ma la tua recensione suscita curiosità su questo film anche per chi non conosce lo stile del regista (e non è il mio caso).
    Marina

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    1. Ciao Marina, grazie e benvenuta :) Allora fammi sapere dopo aver visto il film che cosa ne pensi.

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  5. Dici bene. Nessuno sa fare Woody Allen meglio di Woody Allen. E questo può essere visto come un difetto, ma qui mi è parso come uno dei pregi della pellicola.
    Altro pregio, e dici ancora bene, è la cura estetica, con la fotografia di Storaro che è qualcosa di favoloso.

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    1. Infatti il film è riuscito, resta il fatto che nessuno sa fare Woody Allen meglio di Woody Allen :)

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