domenica 31 gennaio 2021

L'OMBRA DELLA PAURA

(Under the shadow di Babak Anvari, 2016)

Il Cinema iraniano torna spesso alla storia recente del Paese, anche in questo film di Babak Anvari, un horror dal sapore molto classico, la narrazione non si può scindere dal contesto sociopolitico. Siamo negli anni 80 in Iran, la nazione vive la sua radicalizzazione religiosa dopo un periodo di moderata apertura, è in corso una guerra con l'Iraq destinata a durare anni e che già si può considerare l'anticamera della guerra del Golfo, prima del coinvolgimento diretto degli U.S.A. e dell'invasione del Kuwait. In questo scenario che inizia a destare grosse preoccupazioni per tutti gli abitanti di Teheran, Shideh (Narges Rashidi) cerca di riprendere il suo corso di studi all'Università abbandonato qualche anno prima, in modo da poter finalmente diventare medico ed esercitare la professione. Purtroppo il regime in Iran è mutato negli ultimi anni e la sua domanda viene ripetutamente respinta, sono malvisti i suoi slanci rivoluzionari di qualche anno prima e la pretesa per una donna d'essere indipendente e dedicarsi alla professione di medico. Dopo l'ennesimo rifiuto, questa volta definitivo, Shideh torna a casa carica di rabbia e frustrazione, stato d'animo che inciderà negativamente nei rapporti con il marito Iraj (Bobby Naderi), lui medico abilitato, e in parte con la figlia Dorsa (Avin Manshadi).

Quando la guerra irrompe a Teheran e la situazione si complica, Iraj viene precettato dallo Stato per andare a servire come medico al fronte, prima della sua partenza l'uomo cerca di convincere la moglie ad andar via dalla città con la bambina e rifugiarsi in casa dei suoceri in campagna, ma Shideh che vede anche in questa richiesta una mancanza di fiducia e una minaccia alla sua indipendenza, con eccessivo orgoglio e senza valutare troppo bene i rischi (legati alla guerra ma non solo) decide di rimanere a casa sua nell'intento di dimostrare di potersi prendere cura di Dorsa anche da sola; la bambina intanto compensa la mancanza del padre, ormai partito verso la prima linea, con un attaccamento fortissimo alla sua bambola Kimia. Giorno dopo giorno Dorsa diviene sempre più inquieta, non riesce a dormire, ha paura a stare sola, in più uno strano bambino gli racconta che cosa sono i Djinn. Quando un missile colpisce il palazzo dove vivono Shideh e Dorsa questo sembra non portare con esso solo l'orrore profondo della guerra...

È un bell'horror L'ombra della paura, punta molto sul versante psicologico, non adopera effettacci, rientra in un canone molto classico basato sulla progressiva costruzione della tensione che sfoga ripetutamente grazie all'utilizzo del jumpscare, girato presumibilmente con un budget ridotto, Babak Anvari e la sua cerchia di collaboratori sono bravissimi a usare mezzi poveri per creare effetti inquietanti, un intonaco crepato, un lenzuolo a fantasia, finestre, scantinati, le maestranze riescono a massimizzare il poco che hanno creando una tensione costante che rende il film molto godibile. Chiara la metafora politica, in fondo Shideh è prigioniera a casa sua, minacciata da forze soverchianti, a riprendere per tutto il film il tema della prima sequenza, i diritti negati, soprattutto alle donne, da un regime contro il quale è impossibile combattere, resta l'ipotesi della fuga, anche questa altamente rischiosa. Sono diverse le scene che richiamano alla condizione dell'Iran di quegli anni, Anvari tiene in equilibrio sia il lato supernaturale, del quale lo spettatore attende il manifestarsi a più riprese, sia la vicenda storico politica.

Film indubbiamente intelligente, ben giostrato con i mezzi a disposizione: un'urgenza, alcune idee, mestiere, passione e il risultato che ne viene fuori è di tutto rispetto, bei volti nel cast per una cinematografia che sarebbe tutta da approfondire. 

2 commenti:

  1. Veramente molto inquietante e interessante al tempo stesso. Anche il successivo Wounds, pur non essendogli all'altezza, merita comunque una visione.

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    1. Non mancherò, ho visto poco cinema iraniano ma le proposte mi sembrano più che interessanti.

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