martedì 30 agosto 2011

RANGO

(di Gore Verbinski, 2011)

Bellissimo. Me lo sono goduto veramente un sacco. Forse ho iniziato questo post con una dose esagerata di entusiasmo in virtù del fatto che questo Rango, oltre ad essere uno dei film d'animazione che più mi ha divertito ultimamente, l'ho trovato per diversi aspetti parecchio originale. Non tanto per la storia o per il ruolo dell'eroe all'interno di essa, quanto per una serie di situazioni e di dettagli poco esplorati all'interno di altre produzioni del genere. Quello che salta immediatamente all'occhio e che caratterizza l'intera pellicola e l'inusuale (per un film d'animazione) ambientazione Western. Rango non è niente più che un camaleonte domestico che cade da un'auto in viaggio lungo una strada che attraversa il deserto. Sperduto, dopo l'incontro dai sapori vagamente mistici con l'armadillo Carcassa, grazie all'aiuto della lucertola Borlotta raggiunge una tipica cittadina del west: Polvere. Si sa, il west è un mondo difficile, un ambiente da duri. Per evitare d'essere infastidito Rango alza il tiro, s'inventa su due piedi imprese eroiche e diventa l'eroe degli abitanti del villaggio. L'eroe e la speranza di questa gente afflitta dalla cronica mancanza d'acqua. Qui c'è la grande originalità della pellicola sul piano visivo. La gran parte dei co-protagonisti fa schifo. Sono topi, avvoltoi, rospi, lucertole. E non topi carucci o simpatici avvoltoi. Sono brutti, sporchi e qualcuno anche cattivo. Di contro battute riuscite e situazioni divertenti garantiscono una bella godibilità del film anche ai bambini che non coglieranno tutti i significati (ormai è la prassi) ma si divertiranno parecchio (ho fatto la prova con la mia di bimba).
   
Altro grande lavoro è stato fatto sulla luce, sulle inquadrature, sulle atmosfere. Il tutto richiama in maniera riuscita gli stereotipi del western, quello più vicino agli spaghetti, a Leone e al grande Clint (e non vi dico altro). Non voglio scomodare Peckinpah che non è il caso ma siamo vicini al tramonto del west, a un passo dall'arrivo dell'era industriale e moderna. C'è anche la visione del West come deserto e come luogo dove trovare se stessi, il luogo dove riuscire ad andare dall'altra parte (della strada in questo caso) e raggiungere la rivelazione da parte dello spirito del West sul proprio posto nel mondo. Perché nessuno può abbandonare la propria storia. Non manca neanche il gioco alla citazione, non solo a quella western e non vado oltre per non rovinarvi il divertimento, ormai quasi una prassi per qualsiasi film d'animazione. La trama, narrata da gufi che gufano, segue il solito percorso dell'eroe protagonista di questo tipo di film però con ottimi momenti e qualche interessante variazione. Il livello tecnico è altissimo, la definizione dei personaggi impeccabile e il coinvolgimento alto. Complimenti a Verbinski e a tutta la cricca per l'ottimo lavoro svolto.
   

4 commenti:

  1. Sai che ti dico? Oggi compro il dvd e stasera me lo vedo in lingua originale. RANGO è interpretato da un attore che adoro: Johnny Depp. Su Youtube ci sono diversi video del making of. Non si tratta di un film doppiato. Verbinski ha radunato tutti gli attori in un teatro di posa e li ha fatti recitare con abiti western e oggetti di scena. E' fantastico! :-) Qui c'è un video.

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  2. Vista la spesa sono contento ti sia piaciuto.

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  3. Mah.
    La tecnica è eccezionale, lo spessore e la caratterizzazione dei personaggi è buona, ma.
    La trama si basa forse su troppi cliché, poi la metafisica del western risulta a tratti pesante e noiosa, facendo calare letteralmente la voglia di spararsi nelle lunghe sequenze del deserto. Azzeccato l'accostamento animali-personaggi (sembra di trovarsi in una fattoria di orwelliana memoria), ma il confine reale-impossibile appare troppo confuso e mancano i confini tra le due sfere. E' un racconto realistico? E' un delirio ambientato in una dimensione in cui gli animali del deserto possono costruirsi città a modello del vecchio west, le piante possono camminare e i serpenti a sonagli possono sparare dalla coda? Di fronte alla scena del sogno e ad altre assurdità (l'armadillo tagliato in due che magicamente si rigenera...) opterei per la seconda. In pratica siamo in una versione "sporca" e "contorta" di Fievel, in cui però non pareva assurda la doppia esistenza tra topi e umani, mentre qui raggiunge momenti di elevato non-sense. Alcune sequenze comiche sono simpatiche, divertenti, ma servono solo ad aggiungere altra follia in un film che sembra essere frutto di una citazione del genere da parte di Tarantino, dove la comicità stride parecchio con lo splatter. E di splatter ce ne sta parecchio, dal già citato armadillo Carcassa al piccione con la freccia nell'occhio, al vecchio talpone cieco che più che una talpa sembra essere un vecchio uomo dal naso molle. Insomma, un film instabile, alla ricerca di un senso... che forse trova alla fine, ma solo per sbaglio. L'elemento più interessante sono i gufi che gufano, i quali creano situazioni di interattività con la storia la cui presenza risulta forse l'elemento comico più riuscito, sebbene già visto in precedenza (non so, mi viene in mente Tutti pazzi per Mary, ma credo che non sia stato il solo).
    Il ritornello è un piacevole omaggio alla musica dello spaghetti western, con citazioni morriconiane che lo rendono un motivetto orecchiabile e gradevole. Così come il resto della colonna sonora, per nulla inappropriata, ma sempre in perfetta linea con lo svolgersi del film.
    Diciamo pure che Rango non è un film facile, perlomeno facilmente inquadrabile. Sembra un omaggio da parte degli autori al genere western, con citazioni di tutti i tipi, ma rischia di essere come il suo protagonista: talmente privo di carattere da doversi inventare il proprio nome e la propria storia.

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