martedì 3 febbraio 2015

MY NAME IS JOE

(di Ken Loach, 1998)

Ken Loach è uno di quegli autori di cui mi sarebbe sempre piaciuto seguire la carriera ma il cui lavoro, per un motivo o per l'altro, è sempre rimasto marginale nelle mie visioni. Il regista inglese si è sempre occupato di tematiche sociali e proletarie raccontando nei suoi film il mondo del lavoro, quello dell'assenza di lavoro, lo sfruttamento, il diniego dei diritti e il disagio, temi purtroppo sempre più attuali anche nel nostro paese.

Un uomo con il cuore dalla parte giusta, un uomo che lo ha dimostrato nel concreto anche di recente in occasione di un rifiuto a un invito da parte del Torino Film Festival, al centro della bagarre era coinvolta un'azienda che conosco personalmente e per la quale in passato lavorai (non sto quindi solo dando fiato alla bocca). Per la sua decisione di declinare l'invito al Festival, nonostante il Festival non fosse direttamente responsabile di nulla all'interno dell'intricata faccenda, l'uomo ha la mia stima incondizionata.

Anche nella storia di Joe Kavanagh (Peter Mullan), un uomo di Glasgow che ha perso il lavoro, le tematiche sociali accompagnano tutta la vicenda. Joe è un ex alcolizzato disoccupato, un uomo fondamentalmente buono che si prende cura di un buon numero di ragazzi più giovani di lui cercando di tenerli ancorati alla retta via grazie a una squadra di calcio di dilettanti. Ad aiutarlo l'amico di sempre Shanks (Gary Lewis), occupato in una società di sicurezza. Tra i ragazzi c'è il problematico Liam (David McKay) che ce la sta mettendo tutta per lasciarsi alle spalle la tossicodipendenza e per crescere il piccolo Scott nonostante le numerose crisi della compagna Sabine (Anne-Marie Kennedy).

A seguire la poco felice situazione familiare di Liam c'è l'assistente sociale Sarah Downie (Louise Goodall) la quale avrà presto modo di conoscere l'energico Joe. Quando le cose sembrano mettersi un poco meglio per tutti ecco che l'ambiente della povertà, del disagio e del degrado viene fuori con tutta la sua crudeltà e ancora una volta per questi perdenti diventa chiaro come sopravvivere ed essere felici sia una cosa maledettamente difficile.


Insomma, mi dispiace tanto ma noi comuni mortali non viviamo nel tuo mondo pulito, sai non tutti possono andare dalla polizia, non tutti ottengono prestiti in banca, non tutti possono partire e andare affanculo da un'altra parte, non tutti possono scegliere, io non ho avuto scelta purtroppo.

Un film su una persona che ha tutte le carte in regola ma che si ritrova incastrato in una vita dove tutto sembra remare contro, dove non sempre la forza, la propria, serve a cavarsi d'impiccio. Loach, con una scelta molto intelligente, non mette un punto secco alla vicenda, lascia invece la possibilità a ogni spettatore di decidere se c'è ancora speranza, se c'è ancora spazio per lottare e rialzarsi. Alla buona riuscita del film contribuisce in maniera forte l'ottima prova del convincente Peter Mullan, attore intenso e sapientemente supportato da una serie di volti giusti, primo tra tutti quello di Gary Lewis (il papà di Billy Elliot tanto per capirci).

Il cinema di Loach è lontano dai canoni Hollywoodiani, è un cinema europeo e ancor più britannico, forse universale nei temi ma molto casalingo nel modo di fare. Un tipo di cinema da sostenere e che per questo mi sento di consigliare.


17 commenti:

  1. Tralaltro My Name is Joe è uno dei suoi film più belli degli ultimi venti anni, insieme a Terra e Libertà :)

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    1. Purtroppo avendo visto pochissimo di Loach non ho sufficienti elementi per valutare questo film all'interno della filmografia del regista.

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  2. Capolavoro fra i capolavori di Loach. Da vedere, rivedere, rivedere...

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  3. Decisamente uno dei suoi film migliori, neo-neorealismo sempre in bilico tra dramma e commedia. Strepitoso Peter Mullan!
    Sempre in ambito "proletariato britannico", dallo stesso autore, molto belli i seguenti
    Riff Raff (1991)
    Piovono pietre (Raining Stones) (1993)
    Ladybird Ladybird (Ladybird Ladybird) (1994)
    Paul, Mick e gli altri (The Navigators) (2001)
    Sweet Sixteen (2002)

    In particolare Ladybird Ladybird è uno struggente pugno nello stomaco, imperdibile... .

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    1. Grazie mille per le segnalazioni, spero di recuperare in fretta qualche altro suo film, al momento all'attivo ho un corto e In questo mondo libero.

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  4. Io ho in programma la visione de la Parte degli Angeli, e non solo perchè mi piace lo scotch whiskey... . Quando vuoi organizziamo una visione sul mio televisorino! ;-)

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    1. Io sto sempre aspettando che il mio 28 pollici catodico si decida a lasciarci, ma credo non lo farà mai, è un Sony robustissimo :)

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  5. Non ha mai sbagliato un colpo, per sfortuna questo mi manca... ho recuperato in tv La parte degli angeli, magico, l'ho adorato, anche se non bevo whisky.

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    1. Allora recupera anche questo, dai commenti degli altri sembra una delle opere migliori di Loach, personalmente ti confermo che è un gran bel film.

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  6. Io sono ancora in lacrime per quel capolavoro assoluto che è Terra e Libertà. Ho comunque amato tanto anche il più leggero (e molto sottovalutato proprio per questo motivo) Il Mio Amico Eric...

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    1. E' sempre un piacere ritrovarti da queste parti, dovresti passare più spesso :)

      Terra e libertà è in lista, prossimamente (chissà quando) arriverà insieme a Il mio amico Eric.

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    2. Vero, Il mio amico Eric è una visione gradevolissima, ma il Loach che preferisco è quello un pò più "duro" e realistico, anche nella parti più da commedia, di altre sue pellicole.

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    3. Scrivo raramente commenti ma il blog lo leggo sempre... :-)

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    4. Lo so, lo so, vorrà dire che da oggi scriverai anche più spesso :)

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  7. Ho amato La parte degli angeli, e come dici tu, vorrei davvero recuperare l'intera filmografia di questo straordinario regista. =)

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