sabato 19 settembre 2015

IL CAVALIERE SOLITARIO

(di Claudio Nizzi e Joe Kubert, 2001)

Probabilmente per questa testata in casa Bonelli è vietatissimo ogni sorta di passo falso. Con questa frase chiudevo l'ultimo post dedicato alla collana del Texone e sì, vi confermo di essere infine giunto al delirio autocitazionista. Appurato ciò, l'affermazione in apertura di post in ogni caso non risulta meno veritiera. Il nome coinvolto in questa ennesima prova titanica dal grande Sergio Bonelli è di quelli realmente influenti e importanti, un nome tale da consentire anche alcune deviazioni strutturali di racconto rispetto alla via maestra tracciata e percorsa finora da tantissimi altri grandi artisti. Nella fattispecie stiamo parlando di Joe Kubert, padre dei disegnatori Adam e Andy e fondatore della celebre Joe Kubert School of Cartoon and Graphic Art.

Per Joe Kubert, eroe dei comics d'oltreoceano, la casa editrice e l'infallibile Claudio Nizzi di conseguenza, pensano a una vicenda strutturata in maniera particolare ed esportabile sul mercato statunitense in vista di un'operazione commerciale dal probabile successo, garantito, oltre che dalla qualità della proposta, dal nome di Kubert stesso. Il cavaliere solitario è infatti una singola storia lunga ma ben divisibile in episodi singoli da 45 pagine ognuno, ben individuabili leggendo l'albo, una formula molto più vicina alle abitudini del lettore medio americano che però riesce a non snaturare la natura del Texone in quanto la narrazione di Nizzi non risente di particolari stacchi tra un episodio e l'altro, rimanendo sempre perfettamente omogenea. Insomma, tutta l'operazione è stata gestita con la dovuta arguzia e la giusta accortezza.


Altra deviazione dal tracciato. Come raramente accade Tex è solo, niente Kit Carson, niente pargolo, niente Tiger Jack. Solo Tex. Scelta insolita che però anche in questo caso strizza l'occhio alla tradizione tutta americana dell'eroe solitario che si erge contro tutti a difesa dei deboli e in riparazione di un torto subito. In questo caso leggi anche alla voce vendetta, tremenda vendetta. Non a caso il titolo del quindicesimo Texone è Il cavaliere solitario, un albo che tra l'altro picchia duro e non lesina colpi bassi e che ci mostra un Tex duro, per una volta in cerca di vendetta più che di giustizia.

E per una volta è bello e quasi straniante rivedere in alcune espressioni di Tex, in alcuni primi piani, il volto di Xavier, lo sguardo di Frank Castle, il viso lentigginoso di una Rose, il profilo di un Gambit o la figura sensuale di Rogue che così spesso abbiamo intravisto tra le pagine colorate dei comics grazie ai segnali di stile che papà Joe ha trasmesso ai figli Andy ed Adam.

Il tratto di Kubert si sposa benissimo allo stile classico del western, ma è un classico moderno, dinamico e avvincente che profuma di storia del fumetto, una storia dove Tex può diventare Tarzan, trasfigurare in un violento antieroe o impersonificare l'essenza dell'eroe più nobile. Alla quindicesima uscita il Texone non era domo, per nulla, è possibile spostare l'asticella ancora più in alto?


4 commenti:

  1. Il fumetto è bello, come anche la storia. L'unica nota negativa, ma qui entra il gusto personale, non mi è piaciuto come Kubert ha tratteggiato il volto di Tex. Per il resto, come sempre, una standing ovation per Tex Willer.

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    1. A me è piaciuto proprio per questa particolarità, ma io sono anche un Marvel fan più o meno da sempre, forse è comprensibile... :)

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  2. Sì probabilmente è per quello, va comunque a gusti. Ora ti dico una bestemmia... una bestemmia grande, pensa che ho mal tollerato anche il Tex fatto da Magnus, sottolineo che per me Magnus è un mito, ma nello specifico di Tex... è più forte di me... ha la faccia dell'originale, al massimo con qualche variazione non troppo caratterizzata da stili personali. Ora puoi insultarmi per quello che ho detto...

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    1. Guarda, io ne dico una ancora più grossa: a me Alan Ford non piace, vedi tu... però il Texone di Magnus mi è piaciuto tantissimo, dietro c'è un lavorone pazzesco, tavole da mirare e rimirare, certo c'è un Tex inusuale ma a me queste sperimentazioni affidate a grandi artisti non dispiacciono affatto.

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