giovedì 16 gennaio 2020

INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHIO DI CRISTALLO

(Indiana Jones and the kingdom of the crystal skull di Steven Spielberg, 2008)

Ammetto di non aver mai avuto un feeling particolare con la saga di Indiana Jones né tanto meno con il lato più spettacolare di Spielberg, tra le cose che più mi hanno colpito del regista ci sono infatti Schindler's List, Munich, i primi venti minuti di Salvate il soldato Ryan e via di questo passo. È fuor di dubbio che Spielberg sappia il fatto suo e che il Cinema debba moltissimo a questo autore, nella fattispecie non posso nascondere che con i primi tre film della saga di Indy qualche cedimento io l'abbia accusato (cosa che è accaduta anche sul finale di questo quarto capitolo). Curioso a pochi giorni dalla visione de L'ascesa di Skywalker ritrovare ancora una volta il buon Harrison Ford, ormai invecchiato, vestire i panni di uno dei suoi personaggi più iconici, in fin dei conti (anche se questo film è già di dieci anni fa) si può dire che il ragazzo ancora "tiene botta".

Fatto questo preambolo solo per chiarire che il film non l'ho guardato con gli occhi del fan adorante, si può facilmente affermare come Il regno del teschio di cristallo soddisfi tutte le caratteristiche per essere considerato un pezzo riuscito nella mitologia del professor Jones. Spielberg lavora con un mix di avventura, azione e umorismo che richiede da parte dello spettatore un livello di sospensione d'incredulità forse mai esatto in precedenza, in diversi momenti l'indole del film è quasi cartoonesca, caratteristica questa rafforzata dalla presenza della Dottoressa Irina Spalko interpretata da Cate Blanchett, una sorta di ricercatrice pazza sovietica ma con look da nazi e un piglio del tutto caricaturale, personaggio che sembra uscito da un fumettaccio pulp dei tempi andati. La continuità è garantita invece da Karen Allen nei panni di Marion Ravenwood, già partner di Ford ne I predatori dell'arca perduta, sicuramente un gradito ritorno per tutti i fan di Indiana Jones. Interessante il salto temporale in avanti, dall'ultimo film sono passati quasi vent'anni, gli attori sono invecchiati, la narrazione si sposta quindi negli anni 50. Proprio la ricostruzione d'ambiente dei 50, il college dove Jones insegna, il paese che c'è attorno, i costumi, le auto d'epoca, conferiscono un tocco di novità alla saga e offrono un piacere in più per gli occhi, così come intriganti sono tutte le ricostruzioni dei vari set che richiamano un modo artigianale di concepire la scena, sul versante scenografico personalmente ho molto apprezzato questo quarto capitolo della saga nel quale traspare un amore puro per un Cinema che sta tendendo a scomparire, stiamo sempre parlando di Spielberg e delle maestranze da lui scelte, in particolare lo scenografo Dyas che ha dimostrato talento anche in altre produzioni (Passengers, Inception). Scontata la riuscita della colonna sonora, il tema portante è bello che pronto, nelle mani di Williams il gioco è fatto.


Per i contenuti si guarda a diverse teorie note e argomentate dall'archeologia misteriosa, argomenti spesso trattati anche da Alfredo Castelli e che ben conoscono i fan di Martin Mystère, personaggio che si potrebbe considerare collega di Indiana Jones per più d'un motivo. Si fa cenno a come gli antichi egizi avessero conoscenze e credenze comuni con i popoli del Sud America (continente non ancora scoperto all'epoca degli Egizi), serpeggia la teoria della presenza extraterrestre a influenzare le antiche civiltà terrestri, ma soprattutto c'è la presenza dei teschi di cristallo, reperti realmente esistenti (non proprio come quelli del film) sulla cui origine persistono diversi dubbi. Con questi elementi si imbastisce una trama che schiera in campo i sovietici, eruditi fuori di senno (John Hurt), un potenziale successore per il nostro protagonista (Shia LaBeouf, ma Spielberg sul finale sembra dirci che di Indy ce ne potrà essere sempre e solo uno), teorie fantarcheologiche, l'Area 51, bombe nucleari e ovviamente uno staffile e un cappello.


Cinema dello spettacolo duro e puro, chi ha amato Indy negli Ottanta avrà amato anche questo film che non sposta di una virgola il discorso intrapreso da Spielberg decenni orsono, un prodotto onesto che seppur non mi abbia entusiasmato sembra avere più cuore e calore di tanti Ready player one più moderni.

8 commenti:

  1. E no, io amo Spielberg, ma questo film...praticamente non esiste...

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  2. Penso che il tuo distacco nei confronti della saga ti abbia portato a questo giudizio sereno e obiettivo: ai fan di Indiana Jones pare che non sia andato molto giù, come conferma il commento prima del mio :D
    A me non è dispiaciuto affatto, pur con qualche sciocchezzuola che si poteva evitare, come la scena di Indiana Jones in moto inseguito in biblioteca che suggerisce un libro di testo a uno studente (o una roba così, spero di non aver inventato del tutto questa scena :D).

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    1. Si si, la scena c'è, diciamo che situazioni ben oltre l'inverosimile ce ne sono diverse, il tono generale è parecchio goliardico, ma appunto non essendo un estimatore nel complesso il film mi è sembrato più che dignitoso nel segmento in cui si inserisce.

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  3. "chi ha amato Indy negli Ottanta avrà amato anche questo"

    Direi proprio di no, anzi è proprio il contrario.
    Per me è stato una delusione. Non lo demonizzo come hanno fatto molti, ma su diversi aspetti mi ha lasciato perplesso. Dalla presenza aliena, che non mi è piaciuta, a trovate grottesche (le formiche che catturano persone, e formano una mano, anche no!), a robe telefonate (l'ovvio duello di spade), a robe senza un perché (Indiana Jones che usa il suo vero nome). Peccato per questi svarioni, altrimenti sarebbe stato più apprezzabile, l'idea di un quarto capitolo con i sovietici l'avevo trovata intrigante.

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    1. Come scrivevo nel post questo ha un approccio più cartoonesco, ma non avendo mai amato particolarmente la saga questa deriva non mi ha infastidito più di tanto, ne ho apprezzato diversi altri aspetti che valorizzano un Cinema spettacolare ma ancora artigianale che tutto sommato vale ancora la pena di promuovere, a contrasto dello strapotere del digitale. Ho capito che da molti fan questo nuovo capitolo non è stato apprezzato anche se col tempo pare che qualcuno l'abbia in parte assorbito.

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  4. Non mi è piaciuto, l'ho trovato concettualmente vuoto rispetto a tutti gli altri, tanto che l'ho dimenticato dopo poco tempo.

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    1. beh, io non sono fan, ora è anche passato un poco dall'ultima visione dei primi tre film, ma quelli erano davvero così pieni concettualmente?

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